la Repubblica, 26 novembre 2023
Sorpresa a Silicon Valley
Qualcosa di sorprendente sta avvenendo nella Silicon Valley. Il duro scontro sulla sorte di OpenAI si è concluso con il ritorno di Sam Altman al ruolo di ceo ma quanto abbiamo visto ha un’importanza ben maggiore: descrive l’aspra sfida per definire natura e prospettive dell’intelligenza artificiale. È dunque un momento di svolta nella rivoluzione tecnologica che distingue il XXI secolo ed entra nelle nostre vite.
A circa un anno dal debutto di ChatGPT, che ha reso universale l’accesso all’intelligenza artificiale, dentro OpenAI si sono affrontati due approcci opposti al “cosa fare ora”: da una parte coloro che vogliono accelerarne lo sviluppo il più presto possibile, al fine di consentire a questa tecnologia avveniristica di risolvere alcuni dei maggiori problemi dell’umanità, e dall’altra coloro che preferiscono invece concentrarsi sulle preoccupazioni sui temi della “sicurezza” e dunque puntano a frenare l’accelerazione. Il capofila degli “accelerazionisti” è proprio Sam Altman, 38 anni, mentre il leader del fronte opposto è Emmett Shear, 40 anni, co-fondatore di Twitch, che il board di OpenAI avrebbe voluto come successore. La tesi di Shear è che se la velocità dello sviluppo dell’intelligenza artificiale ora è 10, andrebbe ridotta a 1-2. A sostegno di Shear si era schierato Ilya Sutskever, co-fondatore di OpenAI, e dunque quando il board della società ha allontanato Altman a prevalere è stata la tesi della “decelerazione per motivi di sicurezza”. Ma la rivolta di massa di manager e dipendenti di OpenAI – ben 700 su 770, con una mobilitazione dal basso pressoché inedita nella Silicon Valley – ha rovesciato la situazione, portando a reinsediare Altman e facendo prevalere in maniera schiacciante la posizione degli “accelerazionisti”. Al punto tale che lo stesso Sutskever ha cambiato opinione, affrettandosi nel tornare a sostenere Altman.
Per avere un’idea dell’impatto dell’esito di questa sfida bisogna tener presente che Microsoft, che ha investito 13 miliardi di dollari in OpenAI, era pronta ad arruolare Sam Altman e dunque avrebbe fatto propria la sua impostazione, lasciando intendere di non condividere dubbi e perplessità sui temi della “sicurezza”. Il ceo di Microsoft, Satya Nadella, è stato esplicito nella scelta di campo: è il momento di accelerare, non di frenare, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Il ritorno di Sam Altman segna dunque un risultato pesante in merito alla direzione di marcia che sta prevalendo nella Silicon Valley. E l’impatto sul mercato globale può essere consistente perché il confronto sulla velocità di crescita cela un secondo livello di contrapposizione: fra quegli investitori che privilegiano la possibilità di ricavi da capogiro in tempi rapidi perottimizzare il vantaggio sulla concorrenza e quei ricercatori che vedono invece con timore lo sviluppo di tecnologie che possono, teoricamente, eliminare intere tipologie di lavori come anche generare sistemi a tal punto autonomi da essere capaci di sfuggire ad ogni forma di controllo da parte di chiunque.
Ma non è tutto perché nel nuovo board di OpenAI che affianca Sam Altman spicca Larry Summers, ex Segretario al Tesoro di Bill Clinton, ex direttore del Consiglio economico nazionale di Barack Obama e già rettore dell’Università di Harvard. Insomma, uno dei nomi più conosciuti da Wall Street, nonostante le polemiche del recente passato sulle sue offese alle donne. La tesi di Summers è che ChatGPT “ha l’opportunità di creare nuovi campi da gioco” ridefinendo l’idea stessa di forza lavoro perché cambierà il modo in cui i dottori fanno le diagnosi, gli editori lavorano sui libri e gli investitori operano sui mercati. C’è dunque un punto di incontro fra gli “acceleratori” di Sam Altman e uno dei pensatori indipendenti più ascoltati a Wall Street: siamo di fronte ad una nuova frontiera per lo sviluppo umano e non è il momento di cedere alle tentazioni di aver paura, voltandosi all’indietro.
Da qui la possibilità di assistere ora ad un aumento della competizione con OpenAI da parte dei più agguerriti concorrenti sull’intelligenza artificiale. Come Mustafa Suleyman, ceo di Inflection, che si è affrettato a dire “Venite a correre con noi!”, o il “chief AI scientist” di Meta, Yann LeCun, sicuro che sarà il suo team a sorprendere tutti e sbaragliare ogni rivale. Per non parlare di Anthropic e Google, che scaldano i motori nella convinzione che quanto avvenuto dentro OpenAI segni un momento di svolta quasi ideologica per l’intelligenza artificiale: la sfida adesso è su armonizzare accelerazione e sicurezza, senza esitazioni. In attesa del debutto dei nuovi prodotti “incredibili” di Sam Altman, che tutti oramai attendono nella Silicon Valley come una volta avveniva per gli iphone di Steve Jobs.