la Repubblica, 26 novembre 2023
La vita e la politica
Le magnifiche manifestazioni di Roma, Milano e tante altre città aprono il cuore e rischiarano il paesaggio sociale italiano. Ragazze e ragazzi quanti non se ne vedevano in piazza, tutti assieme, da anni. Ma noi vecchi, nel nome delle nostre vecchie convinzioni, siamo costretti a domandarci con ansia quanto di questa mobilitazione rimarrà, metterà radici, insomma diventerà politica.
La massa delle opinioni, in rete, è ingente e importante. Dunque si presume che molte di queste giovani persone rimarranno in contatto, si ritroveranno nei circuiti veloci e nervosi del dibattito online, daranno vita a nuove discussioni.
Ma dare corpo e struttura a queste parole, a queste sensibilità, evitare che, svanita l’emozione del momento, svanisca anche la forza politica di questo movimento, lasciando a poche avanguardie il campo della lotta, farebbe la differenza con precedenti mobilitazioni, presto esaurite per sfinimento o per oblio.
Ammesso che i partiti non servano più a nulla, se non a fare da collettori nel giorno delle elezioni (comunque: non poi così poco), trovino questi nuovi soggetti politici (tali sono le ragazze che “fanno rumore” e i ragazzi che le fiancheggiano) la maniera di non sciogliere il corteo. Le manifestazioni di ieri contenevano vita, vita a tonnellate. Tra la vita e la politica c’è, ormai da tempo, una cesura drammatica, che fa sicuramente male alla politica ma, se mi è permesso dirlo, fa male anche alla vita. La politica è precisamente l’atto mancante, in questo momento. Se una giornata come quella di ieri trovasse il modo di diventare politica, di fare politica, cambierebbe l’Italia.