la Repubblica, 26 novembre 2023
Svolta nell’inchiesta sull’attacco alla Sinagoga
ROMA – Le bombe, i colpi di mitra, le grida di dolore e di paura. Poi le sirene delle ambulanze, della polizia e dei carabinieri che spezzano il silenzio di un sabato mattina nel cuore di Roma. In terra giace il corpo senza vita di un bambino, Gaj Taché, due anni, attorno altri corpi straziati di 40 persone, le auto crivellate dai proiettili, i muri scheggiati dalle granate. Solo il piccolo morirà in quel maledetto 9 ottobre 1982. È questa una data scolpita nella memoria della Comunità ebraica romana, ferita al cuore, nel Tempio Maggiore, la Sinagoga, da un commando di cinque terroristi del gruppo palestinese “Abu Nidal”. Una tragedia che si pensava restasse inghiottita nell’oblio. Ma ecco che adesso, a distanza di 41 anni, la procura di Roma e la Digos stanno riuscendo a venirne a capo. Quattro persone sono state individuate e iscritte nel registro degli indagati per strage. Si tratta di Walid Abdulrahman Abou Zayed, Gamal Tawfik Arabe El Arabi, Mahmoud Khader Abed Adra e Nizar Tawfiq Mussa Hamada. L’unico responsabile individuato negli anni Ottanta, dopo l’attacco, Osama Abdel Al Zomar, era scappato dall’Italia ed era riuscito a far perdere le tracce in Libia.Il blitz contro la Sinagoga venne preparato nei dettagli. Quel sabato si celebrava lo shabbat, il bar mitzvah e lo Shemini Atzeret, a chiusura della festa di Sukkot. Nel Tempio erano presenti 300 persone, fra cui almeno una cinquantina di minorenni. Ma non è tutto, ed è questa l’altra novità dell’inchiesta romana coordinata da una magistrata esperta come Lucia Lotti. Il commando “Abu Nidal” – dal nome del loro capo che era in concorrenza con la linea pocointransigente dell’Olp nei confronti di Israele – non era la prima volta che aveva colpito in Europa obiettivi ebraici. Pochi mesi prima dell’attentato a Roma, il 9 agosto 1982, aveva sferrato un attacco a Parigi, al ristorante Jo Goldenberg con un tributo di sangue perfino superiore rispetto a quello versato in riva al Tevere: 6 persone uccise e 21 ferite.Ed è proprio dalla capitale francese che bisogna partire per raccontare l’importante evoluzione dell’indagine italiana. I magistrati parigini, che in primavera in un maxi-summit si sono incontrati con i colleghi romani, hanno in mano una carta preziosa. Un collaboratore di giustizia che ha raccontato come entrambi gli attentatati siano stati compiuti da uno stesso gruppo. I nomi che ricorrono nei due blitz sono quelli di Mahmoud Khader Abed Adra, 68 anni (alias Hicham Harb) rifugiato a Ramallah; Nizar Tawfiq Mussa Hamada, 61 anni (alias Abou Nizar) rifugiato in Giordania e, infine, Walid Abdulrahman Abou Zayed 65 anni (alias Osman), dal dicembre del 2020 in carcere a Parigi dopo che la Norvegia ne ha autorizzato l’estradizione.Per quanto riguarda gli altri due, come riporta la stampa francese, Amman si rifiuta di consegnare l’uomo e l’Autorità palestinese si ritieneincapace di eseguire il mandato per la mancanza dello status di Stato riconosciuto. Ma Parigi dal 2015, da quando ha spiccato i mandati di arresto, non molla la presa e ha condiviso le preziose informazioni anche con Roma. Una collaborazione che sta dando diversi risultati, come quelli sulla balistica, visto che si è scoperto che le munizioni impiegate nei due attacchi appartenevano a uno stesso lotto di produzione di una fabbrica polacca. Questo dato conferma l’ipotesi di uno stesso gruppo di uomini che avevano a disposizioni armi pressoché simili.Infine, c’è un altro nome su cui gli investigatori italiani si concentrano, ed è quello di Gamal Tawfik Arabe El Arabi, 66 anni (alias Al Awad). L’uomo non avrebbe fatto parte del commando che colpì Parigi ma, molto probabilmente, partecipò all’attacco alla Sinagoga. Il suo non è un profilo inedito per i nostri pm, già nei primi anni Ottanta erano diversi i sospetti nei suoi confronti. Al Awad a metà ottobre del 1982, pochi giorni dopo l’attentato a Roma lasciò l’Italia, in nave da Bari, in compagnia di Al Zomar, l’unico condannato per la strage del Tempio. Oltre a questo, Al Awad era un killer di Abu Nidal. Infatti, il 10 aprile 1983 ad Albuferia, in Portogallo, assassinò Issam Sartawi, un membro dell’Olp vicino ad Arafat e considerato moderato. Dopo gli anni di carcere a Lisbona, anche di Al Awad si sono perse le tracce.Adesso si spera che una pressione diplomatica, esercitata da Francia e Italia, possa scrivere la parola fine ad una stagione di sangue che ha macchiato l’Europa nei primi anni Ottanta.