Corriere della Sera, 26 novembre 2023
Itervista ad Alfonso Signorini
«Il primo bacio vero l’ho dato a 23 anni, a una ragazza».
Una cotta sui banchi delle elementari l’avrà pur presa.
«No. Ero un bambino vecchio, i maschi mi prendevano in giro perché non mi piacevano il pallone e le biglie, preferivo giocare a campana».
Detestava pure l’Allegro chirurgo.
«Quando me l’hanno regalato per Natale mi sono fatto un pianto disperato. Fin da piccolo avevo il terrore delle malattie. Ogni sera, nel letto, stringevo forte i pugni. “Ci riesco, almeno stanotte non muoio”. La zia Ester per consolarmi mi comprò una tastiera Bontempi».
L’amore per Maria Callas scoppiò allora.
«Alle medie i miei compagni ascoltavano Ti amo di Umberto Tozzi, io collezionavo gli ellepì della Fabbri sui Grandi della Musica».
Il suo libro «Troppo fiera, troppo fragile. Il romanzo della Callas» vendette 1 milione e 800 mila copie. E lei ci si comprò casa.
«Successo pazzesco, tradotto in 15 lingue».
Ne ha appena firmato una riedizione per Mondadori, che il 12 dicembre presenta alla Scala. Prevede altri affari immobiliari?
«Non credo. Ci sono 100 pagine in più. Volevo omaggiarla nel centenario della nascita, la Divina è un personaggio che fa bene al cuore».
Al ginnasio ebbe la sua rivincita.
«Non prendevo medaglie nello sport, non fumavo sigarette, non avevo il motorino. Ai compiti in classe però li fregavo tutti. Finivo in un’ora. I compagni mi tiravano calci sotto la sedia perché suggerissi. E io davo risposte sbagliate. All’uscita sputavano nei palloncini e poi me li sgonfiavano in faccia».
I primi rudimenti amorosi.
«Ero un nerd sfigatissimo. A 13 anni vidi Gilda con Rita Hayworth. Ed ho provato il primo impulso sessuale. “Oddio, che succede? Muoio”. Non avevo capito bene come funzionava, però sull’amore tra Enea e Didone ci ho fantasticato mesi. E con i film di Carmen Villani».
Diventò professore di liceo.
«Mi laureai a 22 anni e mezzo alla Cattolica. Passati tre mesi già insegnavo al Leone XIII di Milano, istituto snob dei padri gesuiti».
Lo sfondone da 10 di un suo studente.
«Mi parlò di Nino Biperio, alias Nino Bixio».
E torniamo a quel bacio tardivo.
«Presi una scuffia per la zia di un allievo, più grande di me, aveva 31 anni. Eravamo terrorizzati che scoprissero la tresca. Dovevamo sposarci a Sant’Ambrogio. Un giorno, davanti a un passaggio a livello, l’ho baciata. E ho scoperto l’attrazione fisica, quella vera».
Le nozze però furono cancellate.
«Vendeva condizionatori, mi tradì con un rappresentante egiziano. Mandammo indietro i regali, tra cui un corredo della Rinascente».
Ci restò male.
«Non volevo più saperne dell’amore. Dentro di me lo sentivo che i miei veri interessi erano altrove, ma i condizionamenti esterni erano troppo forti. Reprimevo. Quando c’era sciopero dei mezzi, andavo a piedi fino a Bruzzano. Sulla strada c’erano le prostitute. Mamma si raccomandava: “Non fermarti dalle donnacce”. Quel tratto, per paura, lo facevo di corsa».
Un altro incontro fatale.
«Quando avevo ormai deciso di chiudere per sempre quella porta, su un pullman per Moena incontrai Laura, ragazza stupenda, romana, diretta al mio stesso albergo. Fu amore. E con lei ho passato sette anni da dio. Ero innamorato pazzo. Intelligente, mi ha dato parecchio filo da torcere. Ogni weekend venivo a Roma in treno, con la gabbietta del gatto».
Non cercava distrazioni altrove.
«Mai avuto tentazioni. Se vedevo un bell’uomo lo guardavo e basta. Ero affettuoso, facevo i mestieri, la spesa, preparavo la cena».
Però alla fine vi siete lasciati.
«Il nostro rapporto entrò in crisi, io avevo mollato la scuola per fare il giornalista. A Laura quel mondo non piaceva. Ci siamo allontanati. Finché un giorno ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti con grande onestà che era meglio chiuderla lì per non farci del male».
Ci fu di mezzo un altro tradimento.
«Suo, con il maestro di tennis. Ci ho sofferto, ero preso anima e corpo. E forse anche per ripicca – cornificato due volte su due – ho fatto il salto della quaglia, tra mille turbamenti. Avevo trent’anni e passa, non ero mai stato con un uomo, pur convivendo con certi pensieri. Mi sono detto: “Se sono stato un fallimento come fidanzato è perché non ho voluto ascoltare quella voce dentro di me”. Però non sapevo come assecondarla, non ero pratico».
Come risolse il dilemma?
Morì papà e Berlusconi mi disse: avrai in me un altro padre. Avvisai Pavarotti: ho le tue foto con Nicoletta, ma tua moglie? E lui: problemi suoi
«Risposi ad un annuncio su Seconda mano di Robert, modello. Appuntamento in aeroporto. Bellissimo, ma truzzo. Jeans, canotta, cicca, valigia con adesivi. “Certo che Pariggi è sempre Pariggi”. In hotel si buttò sul divano a guardare le partite. “Se famo du spaghi?”. Mi crollò la libidine. Lo mandai alla tour Eiffel. Lasciai i soldi sul comodino e me ne andai».
Cambiò strategia.
«Ho scoperto Cuba, lì andavi a colpo sicuro. Avevo la tessera della Lauda Airways, partivo 2 o 3 volte al mese. Il mio primo uomo fu Ulisse, durò un anno. Voleva venire in Italia, col cavolo che ce lo portai. Era soltanto sesso».
Come ha conosciuto Paolo, suo compagno da oltre 20 anni?
«Su una chat di Tiscali, sezione incontri. Il mio nickname era Perlage, il suo Traveller68. Mi contattò lui. “L’unico perlage che amo è quello del Blanc de Blancs”. Mi incuriosì. Era il 2002, lavoravo con Chiambretti. Scoprimmo di abitare entrambi a Milano. Mi disse: “Ora sono in barca”. E io sfacciato: “Ma è tua?”. Sa, avevo certe aspirazioni. “E che auto hai?”. “Una Aston Martin”. “Ah”. Pensai mi prendesse in giro. “Rientro stasera, se ti va ci vediamo più tardi”, propose. Non potevo, ero ospite al Maurizio Costanzo Show. “Se ti va guardami in tv”».
E la guardò?
«Purtroppo sì. Portavo una giacca rosa, dissi una serie di scemenze. E lui sparì. Mi bloccò pure sul cellulare. Una settimana dopo si rifece vivo. “Scusami, sono stato maleducato, però mi hai un po’ scioccato, troppo esuberante. Eppure vorrei conoscerti”. Ci siamo visti e da allora non ci siamo mai più lasciati».
Tranne l’anno scorso, per qualche mese.
«Ero in un momento negativo ma non avevo il coraggio di parlargliene. In pratica l’ho lasciato con un’intervista al Corriere. Si è arrabbiato molto. Però poi mi ha perdonato e siamo di nuovo insieme, felicemente».
Prima o poi vi sposate?
«Paolo me lo aveva chiesto prima che ci lasciassimo, io ero contrario: “Non capisco perché noi omosessuali dobbiamo prendere il peggio degli etero”. Ora sono più possibilista. Se me lo proponesse lo prenderei seriamente in considerazione».
Ha tradito o viceversa?
«Quando è successo a uno dei due, abbiamo avuto l’onestà intellettuale di ammetterlo, ora ha un’importanza secondaria. L’ho fatto per esigenza fisiologica, non con il cuore o la testa. Certo, se lo fai, devi essere disposto a subirlo».
L’amicizia con Silvio Berlusconi.
«Quando morì mio papà, mi telefonò: “Da oggi avrai in me un altro padre”. Mi è stato vicino nei momenti belli e brutti. “Quello che conta è che quando spegni la luce tu sia sereno”. Ha provato a trascinarmi in politica ma gli inciuci di Palazzo non fanno per me. Di donne parlavamo men che meno. Mi voleva alle cene. “Però invita qualche calciatore del Milan”».
Al «Grande Fratello» si ritrova conteso tra Cesara Buonamici e Beatrice Luzzi.
«Confesso, Beatrice mi fa un certo effetto».
Non è che ricambia idea?
«No, basta, non si torna indietro. Però becco di più con le donne che con gli uomini e lo dico con dispiacere».
Fedez le ha dedicato una canzone.
«Una presa per i fondelli straordinaria. Credeva che mi fossi arrabbiato. Mi chiese: “Ma tu lo faresti il video vestito da supereroe?”. “Mi metto la tutina aderente, ma solo se posso imbottirmi là sotto”. Non sa quanto ho beccato».
Da direttore di «Chi» (ora solo editoriale), quanti matrimoni finiti ha sulla coscienza?
«Pochi, i più erano già senza ritorno. Di sicuro quello di Pavarotti, dopo che pubblicai le foto con Nicoletta Mantovani. Lo avvisai. “E tua moglie Adua che dirà?”. “Problemi suoi”».
L’affare Giambruno.
«Giorgia Meloni sapeva bene chi era Andrea. Ha dovuto scegliere tra sé stessa e quello che rappresenta. Se non fosse stata a Palazzo Chigi forse avrebbe agito diversamente».
Giambruno lo portò lei a Rete4.
«Era mio redattore a Kalispera. Identico a come è oggi. Un bauscia, diciamo qui, un ga nassa, un guascone. In quattro giorni è andato fuori di casa, ha dovuto ripartire da zero. Certo ha fatto delle cavolate, ma se ne rende conto».
Torneranno insieme?
«Adesso no, poi chissà».
Tra Totti e Blasi lei con chi sta?
«A Ilary voglio un bene dell’anima, ma anche Francesco è una gran brava persona. Fatti l’uno per l’altra. Mai avrei immaginato questa fine. Qui una riconciliazione è impossibile».
Belén si risposa?
«Lei è loca, potrebbe farlo. Vive la passione senza protezioni. E spesso ci ha rimesso».