Corriere della Sera, 26 novembre 2023
Zuncheddu, libero dopo 32 anni
Condannato nel 1991. Liberato – ma non ancora in via definitiva – nel 2023. Trentadue anni dopo, il massacro di Sinnai (Cagliari) è in cerca dei veri colpevoli. Mentre Beniamino Zuncheddu, l’uomo che per decenni è stato indicato come il solo responsabile dell’omicidio di tre pastori, torna a casa in attesa della decisione sulla revisione del processo. Con qualche speranza in più, visto che la momentanea libertà ritrovata dipende dall’importante ammissione di un errore giudiziario, ovvero l’interferenza, emersa anni dopo in questa fase, del dirigente di polizia Mario Uda nei confronti del supertestimone dell’epoca, il sopravvissuto al massacro Luigi Pinna, che sarebbe stato influenzato e manipolato.
Uda mostrò a Pinna una foto del giovane Zuncheddu indicandolo come responsabile del triplice omicidio, pilotando, di fatto, l’esito dell’inchiesta. Ed ecco il passaggio con cui i giudici mettono, ora, un punto all’intera vicenda: «L’ipotesi difensiva del “travaso” di informazioni da Uda a Pinna...è diventata realtà processualmente accertata sia con riguardo al fatto storico dell’avere Uda segretamente mostrato a Pinna la fotografia di Zuncheddu sia riguardo all’aspetto dell’avere indotto Pinna a sostenere che quello era lo sparatore da lui visto».
In realtà le cose erano andate diversamente. La notte del massacro in un ovile del cagliaritano il buio non consentiva di individuare alcunché. Inoltre, gli uomini che erano intervenuti a far fuoco contro Gesuino Fadda di 57 anni, suo figlio Giuseppe di 25 e il loro collaboratore Ignazio Pusceddu, 57 anni anche lui, indossavano una calza di nylon. Pinna, inizialmente, non riuscì a offrire spunti utili. Fino a quando l’ambizioso Uda lo convinse a puntare il dito contro il servo pastore Zuncheddu, un uomo con la seconda media esperto solo di allevamento.
È un processo tutto puntato contro Beniamino Zuncheddu. Uda si gode la soddisfazione (sotto il profilo di carriera) di aver chiuso il caso. Pinna quella di aver collaborato. Gli anni scorrono. Nel 2017 il nuovo difensore di Zuncheddu, il tenace Mauro Trogu, porta avanti indagini difensive a seguito delle quali la Procura di Cagliari effettua nuove intercettazioni. Pinna rivela per la prima volta a sua moglie le pressioni alle quali è stato sottoposto da Uda.
La frase decisiva
Un sopravvissuto
lo accusò. Anni dopo ha svelato: «Me lo suggerì un poliziotto»
Si profilano nuove possibili spiegazioni su quei tre omicidi a Sinnai. Una di queste porta a una guerra per la spartizione del riscatto del rapimento coevo di Giovanni Murgia. Tutto ancora da accertare. Ma intanto Beniamino può tentare la carta della revisione processuale. La Procura generale di Cagliari si muove e sposa la tesi dell’innocenza di Zuncheddu. Con i suoi tempi la Corte d’Appello di Roma fissa una serie di udienze per riascoltare i testimoni dei fatti. E in una di queste Pinna conferma: «Mi venne mostrata la foto di Zuncheddu quale colpevole».
Lui, detenuto modello, ieri stava mangiando alla mensa del carcere quando un agente gli ha messo fretta: «Lascia tutto e fai i bagagli: te ne vai». Beniamino sul momento gli ha risposto: «Non scherzare con i miei sentimenti» poi emozionato ha lasciato la cella dicendosi solo «Felice. Scosso. E ancora felice. Non ci credo ancora». A casa lo aspetta Augusta, sua sorella, testarda: «Mi sento svuotata ma è tutto bellissimo» mormora. La discussione davanti ai giudici della Corte d’Appello è fissata per il 19 dicembre. L’avvocato combatterà ancora.