Domenicale, 26 novembre 2023
Biografia di Carlo Carena
Orazio, Odi, libro II: «Omnes eodem cogimur». Sciogliendo il verso potremmo tradurre: «Siamo tutti sospinti verso una stessa meta»; o «medesimo luogo», che dir si voglia. Più volte è capitato a chi scrive di commentare con Carlo Carena passi di Orazio, poeta che lui amava, pur considerandolo – proferiva il giudizio con un sorriso – «delizioso e insulso». Ma l’antico carme bussa alla memoria ora che Carlo, il 22 novembre scorso, se n’è andato. Aveva 98 anni.
Carena è stato uno dei massimi conoscitori di classici del nostro tempo. A lui dobbiamo la traduzione de Le vite parallele di Plutarco (Millenni Einaudi 1958, 3 volumi, poi l’opera fu più volte ristampata), dei Pensieri e delle Provinciali di Pascal (Pléiade di Einaudi); di Agostino, nella stessa serie, si è occupato de Le Confessioni e de La Città di Dio. E ancora ecco il caro Orazio per il Poligrafico dello Stato e di nuovo per i Millenni, la collana più prestigiosa di classici in Italia: per essa Carena tradusse anche Eschilo, Plauto, le epistole di Paolo, l’adorato Erasmo da Rotterdam e altro che non riusciamo a elencare.
Troviamo Carena nella Fondazione Lorenzo Valla con alcune vite di Plutarco ma pure con la biografia di Agostino lasciataci da Possidio; poi è nei classici Utet, dove curò le opere di Virgilio. Correva il 1971. È stato continuamente attivo per la Nue di Einaudi: mise mano a Senofonte, ancora a Plutarco (i Detti memorabili) e a tanti altri libri, sino ad arrivare a Ippocrate nel 2020 e a un altro Erasmo nel 2022. Dovremmo poi elencare i testi per Silvio Berlusconi Editore, tra i quali spiccano Pico della Mirandola, Bacone e ovviamente Erasmo (Il disprezzo del mondo, apparso nel 1999 e ripreso dalle edizioni La Vita Felice nel 2020). Non più di una settimana fa è uscita l’antologia dal titolo La natura nel mondo antico, da Omero a Plinio il Giovane. Edita da Interlinea, la casa che ha stampato molte sue cose, per la quale ha ideato (con Roberto Cicala) la collana “Nativitas”.
Impossibile ricordare tutto il lavoro di questo gigante. Chi scrive ebbe l’onore di dialogare sovente con lui dagli anni 90, quando cominciò la collaborazione al supplemento Domenica, dove aveva la rubrica sui classici. Che aggiungere? Semplicemente la nostalgia per quella cultura meravigliosa e che la visita nella sua casa sul lago d’Orta, dove si parlava anche con la moglie Luciana, era un privilegio.
In questo luogo, anni fa, a Ferragosto, si riuniva un gruppo in cui mai mancavano Roberto Cerati e Dante Isella. Si formava un cenacolo che ora sembra un sogno o qualcosa del genere, dove lo scrivente si è a volte divertito citando Lucrezio, poeta non amato da Carlo (infatti non c’è ne La natura nel mondo antico). Cerati aggiungeva, con arguzia amicale, che glielo aveva reso indigesto Clemente Rebora, suo professore di religione al collegio rosminiano.