La Lettura, 25 novembre 2023
Il questionario di Alice Rohrwacher
l primo libro letto da bambina?Non posso ricordarlo. Sicuramente mi hanno molto impressionato le fiabe italiane raccolte da Calvino, che prima mi leggeva mia mamma a volte omettendone i passaggi più cruenti, e che poi ho potuto leggere da sola.Sta lavorando a un film sulle fiabe: quanto sono state importanti nella sua infanzia?Rimasi avvinta da quel racconto in cui il magico era sempre incarnato nel reale, c’era continuità tra il visibile e l’invisibile. Le mele sanguinavano, le pietre nascondevano porte magiche per mondi di cristallo, e i gatti, se solo avessi potuto capirli, la sapevano più lunga di me.Nella casa dov’è cresciuta che libri c’erano?C’erano quattro stanze: la camera dei miei genitori, la camera mia e di mia sorella, la camera degli ospiti e la camera dei libri. La casa non aveva il riscaldamento ( solo il fuoco in cucina) e ricordo alcuni pomeriggi in cui, assorta nella lettura nella camera dei libri, sono quasi intirizzita.Il libro che più ha amato nella vita?Ne ho amati tanti, e ne amo ancora… difficile scegliere. Potrei però citare «L’isola di Arturo» di Elsa Morante. Quando lo lessi aderì perfettamente alla mia anima, come un calzino fatato – c’era un’isola intorno a me, e dovevo solo imparare a guardarla da lontan o.Il più noioso che non è mai riuscito a finire?«Il giuoco delle perle di vetro». Ero troppo piccola quando mi inoltrai nella lettura dell’opera completa di Hermann Hesse, un autore che mio padre citava a memoria… ne divorai molti, quello però non riuscii a finirlo. Forse lo rileggerò.C’è un libro che cita senza averlo letto?Senza averlo letto interamente sì. La «Recherche» di Proust! Ma l’ho letto in parte.Quale eroe di romanzi le piacerebbe essere?Solo da ragazza ho desiderato identificarmi – poi ho sempre cercato un altro sguardo, un altra postura per vivere le mie emozioni. Quindi devo tornare a quando ero piccola per immaginare un libro in cui vorrei abitare… sceglierei Ronja «La figlia del brigante», oppure, sempre per restare sui romanzi di Astrid Lindgren, Pippi Calzelunghe. Anche se credo di essere più simile ad Annika, la sua amica che la ammira… ma resta a terra.Un libro che l’ha fatta piangere?Mi fa piangere ogni volta che lo leggo e rileggo… anche se sono ripetitiva, non posso non citare Elsa Morante, e sicuramente quello su cui ho versato più lacrime è «Menzogna e Sortilegio». Sono succube delle menzogne e dei sortilegi! Perché là dentro c’è la possibilità di vivere in una sola vita tante vite. E di vedere il mondo con gli occhi di uno straniero. L’ho letto la prima volta da ragazzina, e per la prima volta ho sentito che potevo appartenere a tanti altri destini. Una sensazione sconvolgente.Il miglior libro d’amore?«Notti fiorentine» di Cvetaeva.Il migliore libro d’avventura?«L’iguana», Anna Maria Ortese.Il momento della giornata migliore per leggere?Sempre.Quanto tempo dedica alla lettura?Troppo poco per me!La posizione preferita?Semi-distesa.Quanti libri possiede?Non posso contarli, periodicamente li dono alla biblioteca oppure ad altre associazioni. Mi piace avere libri, ma mi piace anche liberarli, farli viaggiare. Sono pochi i libri che non lascerei mai.Come li tiene in ordine?Non abbastanza. Ma vorrei.Dove?Ovunque. In camera, in sala, in cucina, in bagno, in macchina, in borsa…Ha regalato un libro per sedurre?Sì, certo, tante volte. Tra tutti, «L’invenzione dell’amore» di Daniel Felipe, un poema che ho incontrato quando vivevo in Portogallo, e che racconta di un amore rivoluzionario. Un amore che scardina un intero sistema.Come tiene il segno della lettura?Orecchie.Sottolinea?A volte.Ha mai buttato via un libro?No!Impresta?Certo.Li restituisce se li imprestano a lei?Quasi sempre.Che libri tiene sul comodino da notte?Cinque o sei – da un trattato filosofico a un libro per bambini, passando per il romanzo, la poesia, la religione e la biologia.L’ultima lettura?Proprio in questi giorni ho letto «Fitopolis» l’ultimo di Stefano Mancuso – me lo ha regalato lui stesso – bellissimo. Ho immaginato città piene di alberi. Ho desiderato che questa mia immaginazione diventasse futuro.Se dovesse andare su un’isola deserta che libro porterebbe con sé?Dipende da quanto tempo ci devo restare! Sceglierei un libro che si può leggere e rileggere. Un libro come una sorgente sempre nuova. Magari un libro di poesie – e forse se sono naufragata su una spiaggia potrebbe essere «Ossi di Seppia»… il naufragio potrebbe essere una buona occasione per imparare delle poesie a memoria, cosa che amo e non ho mai troppo tempo di fare.Essendo regista, che cosa “vede” quando legge un libro?Vedo dagli occhi dell’autore. E se il libro è bello, attraverso i suoi occhi vedo con gli occhi dell’umanità, in cui spersi da qualche parte ci sono pure i miei.