La Lettura, 25 novembre 2023
Targhe e altre inttolazoni di Torino
La targa dedicata a Emilio Salgari è in corso Casale 205, sulla via che costeggia la collina e nel palazzo in cui, fino a poche settimane fa, ha vissuto Ernesto Ferrero, che ci ha lasciati lo scorso 31 ottobre. Due Torino letterarie differenti si sono incontrate, in qualche modo, grazie a un luogo. Perché la città lega la sua storia recente agli scrittori, alle case editrici, ai poeti, ma continua a sfoggiare il proprio proverbiale understatement, la tendenza a «prenderla bassa», come diceva Nico Orengo. Una tendenza che, a onor del vero, si può declinare in tanti modi.
Le targhe dedicate agli scrittori e alle scrittrici (più i primi che le seconde) infatti ci sono, ma negli ultimi anni Torino ha preferito intitolare scuole e vie piuttosto che proseguire con placche e steli. La ragione sta soprattutto nei costi, perché con il cambiamento del regolamento comunale ora le targhe vengono pagate da chi le richiede e questo fa sì, spiegano dagli uffici di Palazzo Civico pur senza fare cifre, che spesso i proponenti si dileguino una volta scoperto l’ammontare dell’obolo. Forse Fruttero & Lucentini (Carlo e Franco) avrebbero avuto di che scrivere in proposito, per raccontare un altro aspetto di torinesità, sia dal punto di vista del Municipio sia da quello degli appassionati richiedenti. Alla celebre coppia di scrittori è intitolato un giardino in piazza Arbarello, nel pieno centro della città.
Ripercorrendo vie e piazze alla ricerca di nomi e targhe, come ha scritto Alba Andreini nella sua celebre e utile guida Una Mole di parole (Priuli & Verlucca, 2019), «Torino mostra se stessa in technicolor, non vestita della sola tonalità grigia che l’ha a lungo contraddistinta». La pandemia ha rallentato tutto, così solo lo scorso anno Torino ha ripreso un ritmo di intitolazioni paragonabile al passato, apponendo ad esempio una placca in ricordo del diplomatico e poeta romeno Vasile Alecsandri (1821-1890) in via Po 17, nei pressi di quella già dedicata da tempo a Erasmo da Rotterdam. Il teologo, probabilmente, si laureò a Torino, ma all’epoca la sede dell’Ateneo si trovava nell’attuale via San Francesco d’Assisi, più vicina al luogo in cui oggi si trova il Municipio. L’ultima piazza dedicata a uno scrittore prima del Covid è datata 2019 ed è per Franco Antonicelli, intellettuale, politico e antifascista, su cui si affacciano il Polo del ’900 e il Museo della Resistenza. Una targa lo ricorda qui, ma non in via Giannone 9, dove ha vissuto, o in via Viotti, dove ha fondato la casa editrice Francesco De Silva. Nel 2014, invece, è arrivata un’aiuola dedicata a Natalia Ginzburg, che tuttavia ha già una targa in via Morgari 15, dove ha vissuto. Anche il marito Leone Ginzburg ha un giardino dedicato, con relativa targa, in corso Moncalieri, lungo il Po. Nessun riconoscimento, però, per i luoghi in cui ha vissuto, fra via Pastrengo, via San Secondo e via Rosta. Per Mario Lattes si registrano i giardini in piazza Maria Teresa.
A due letterate come Maria Luisa Spaziani e Sibilla Aleramo sono state intitolate delle scuole, mentre per Giovanni Arpino c’è una via che incrocia le vie Mario Soldati e Beppe Fenoglio. Vincenzo Gioberti, al contrario, ha un monumento in piazza Carignano, una delle piazze auliche più importanti di Torino. La città, tuttavia, vanta un reticolo di omaggi già di per sé interessante e vario. Non solo, ad esempio, c’è una targa in corso San Martino 1, a due passi dalla stazione ferroviaria di Porta Susa, per Edmondo De Amicis, che in quel palazzo scrisse Cuore, ma esiste una targa anche per uno dei personaggi più noti di quel libro: Eugenia Barruero, colei che ispirò la «maestrina dalla penna rossa». L’insegnante di Ugo, figlio di Edmondo De Amicis, abitava in largo Montebello 38.
Si può tornare indietro, in un salto temporale lunghissimo, al 1578, quando il poeta Torquato Tasso arrivò a Torino per vedere la Sindone. Per lui ci sono due targhe, una in via Egidi 6, dove ha soggiornato, e un’altra all’interno della centralissima chiesa di San Lorenzo, in cui andava a pregare. E dallo scorso anno c’è anche una targa nel quartiere Lucento, dove la Sindone fece una sosta prima di proseguire verso Torino (all’epoca Lucento era fuori città). A Torino, per un periodo, ha vissuto anche Friedrich Nietzsche, ricordato da una vistosa e dettagliata targa in via Carlo Alberto 6, a pochi metri dalla Biblioteca Nazionale Universitaria e dal Circolo dei lettori.
Anche altri scrittori, oltre a Tasso, possono vantare più di una targa, come Niccolò Tommaseo, ricordato in via Garibaldi 22 e in via Giulia di Barolo 9, dove ha vissuto, poi Guido Gozzano, in via Bertolotti 2 e in via Luigi Cibrario 65, la prima e l’ultima casa in cui ha dimorato, oppure Nino Costa, in via Bove 14 dove ha vissuto e in corso Cairoli all’angolo con corso Vittorio Emanuele II, dove è presente una stele in sua memoria. C’è anche Silvio Pellico, ricordato in via Barbaroux 20, dove scrisse Le mie prigioni, e al suo ultimo domicilio torinese, in via delle Orfane 7.
Percorrendo Torino con l’occhio alle intitolazioni si incontrano fatti curiosi come l’omaggio a Mario Soldati apposto ai Murazzi del Po, per ricordare non tanto la sua attività culturale ma il gesto eroico che, all’età di 15 anni, gli consentì di salvare la vita a un ragazzo caduto nel fiume. E dire che la casa in cui ha vissuto in via Giolitti non è segnalata in nessun modo. Non è segnalata neanche l’abitazione di Primo Levi in corso Re Umberto 75, dove terminò tragicamente la sua vita, ma lo scrittore e chimico è ricordato in corso Massimo D’Azeglio 48, nei pressi della facoltà di chimica, dove ha studiato.
Se si trovano sacrosante intitolazioni come la casa di Cesare Pavese in via Lamarmora 35 o quella per Augusto Monti in via Napione 5, dove fu arrestato, ne mancano altre egualmente importanti. È il caso di Italo Calvino, che ha abitato in via Santa Giulia all’angolo con via Napione, nel quartiere Vanchiglia dove ha vissuto anche l’artista Carol Rama, in un appartamento di Giulio Einaudi. Niente placche né per Einaudi né per Calvino, ma quest’ultimo ha in suo nome una bella biblioteca in lungo Dora Agrigento. Quanto al «principe» Einaudi, mancherebbe un’indicazione in via dell’Arcivescovado 7, dove fondò la casa editrice proprio novant’anni fa assieme a un gruppo di intellettuali fra cui Massimo Mila. Neanche lui, dove ha vissuto in via Pastrengo 25, è ricordato, come Carlo Levi (via Bezzecca 11), Edoardo Sanguineti (corso Matteotti 29) o Amalia Guglielminetti (via Colli 20). Manca anche Ada Gobetti in via XX Settembre 60, dove ha vissuto con Piero Gobetti che, invece, ha una targa vergata da Franco Antonicelli in via Fabro 6, sede del Centro Studi Piero Gobetti.
Proprio da qui, peraltro, arriverà la richiesta per chiedere una targa in via Sacchi 66 per un altro grandissimo nome del Novecento: Norberto Bobbio. In attesa, del resto, ci sono altri nomi importanti. Al parco del Valentino, un anno fa, l’Anpi Torino ha chiesto una targa per Beppe Fenoglio nel centenario della nascita – anniversario ormai passato – da apporre nei pressi di un ciliegio piantato per l’occasione. Non ci sono notizie neanche per la targa dedicata ad Antonio Gramsci in lungo Dora Firenze 57, prima casa in assoluto in cui l’intellettuale sardo abitò a Torino. Una richiesta fatta dalla Circoscrizione 7 di Torino dopo un articolo del «Corriere» in cui il professor Angelo D’Orsi, a seguito di una ricerca, parlò proprio di quell’abitazione.
In compenso Gramsci può vantare altre due targhe: una in piazza Carlo Emanuele II 15, «piazza Carlina» per i torinesi, dove ha vissuto e dove oggi sorge un hotel di lusso; l’altra è in via dell’Arcivescovado 6, dove ha co-fondato «L’Ordine Nuovo». Puntando lo sguardo fuori città, a Venaria, per il bicentenario dalla nascita, è stato ricordato Michele Lessona: per adesso non ci saranno intitolazioni, ma sarà restaurata la lapide già dedicata a suo padre Carlo, direttore della storica scuola di veterinaria. Torino, però, può continuare a costruire percorsi letterari, a dare uno sguardo che include il presente ci ha pensato la giornalista Alessandra Chiappori con Torino di carta (Il Palindromo, 2019) dove nella «mappa letteraria» compaiono anche scrittrici e scrittori di oggi, i loro personaggi, le loro storie.