Estratto dell’articolo di Danilo Taino per il “Corriere della Sera”, 23 novembre 2023
PRONTI PER IL PIÙ GRANDE ANNO ELETTORALE DELLA STORIA? NEL 2024, IN UN MOMENTO DI CAMBIAMENTI DRAMMATICI NEGLI EQUILIBRI GLOBALI, ANDRÀ AL VOTO OLTRE LA METÀ DELLA POPOLAZIONE MONDIALE, 4 MILIARDI DI PERSONE – SONO PREVISTE TRA L'ALTRO LE PRESIDENZIALI AMERICANE, LE ELEZIONI IN INDIA E RUSSIA, IL RINNOVO DEL PARLAMENTO EUROPEO – AD APRIRE LE DANZE SARÀ TAIWAN, IL 13 GENNAIO. LA CINA ASPETTA DI CAPIRE SE DOVRÀ USARE IL BASTONE O LA CAROTA CON L'ISOLA CHE CONSIDERA UNA PROVINCIA DA ANNETTERE… -
Ci avviciniamo al più grande anno elettorale della storia. Nel 2024, presidenziali americane, rinnovo del Parlamento europeo, alle urne in India, una quasi-consultazione in Russia, forse una nuova Camera dei Comuni nel Regno Unito e molti altri Paesi al voto. Più di quattro miliardi di persone saranno chiamate a esprimere le loro preferenze, oltre metà della popolazione mondiale.
In un momento di cambiamenti drammatici negli equilibri globali: con le democrazie che devono affrontare guerre e la sfida aperta dei regimi autocratici. In questo clima di disordine spesso armato, il ciclo elettorale inizierà in uno dei punti potenzialmente più caldi del pianeta, Taiwan, il 13 gennaio: consultazioni presidenziali e legislative.
Gli occhi della Cina sono puntati sull’isola, che considera una provincia da annettere. E non solo gli occhi. Se diventerà presidente Lai Ching-te — il candidato del Dpp, il partito al potere da otto anni — Pechino estrarrà il bastone. Lai è considerato dai vertici comunisti della Cina Popolare il numero uno degli indipendentisti, anche se ha assicurato che non dichiarerà l’indipendenza formale dell’isola (tanto lo è nei fatti, dice).
[…]
Xi aumenterà le pressioni militari, la coercizione diplomatica e il boicottaggio economico. Se dovessero vincere le opposizioni, che in questi giorni cercano disperatamente di unirsi, Pechino userà invece la carota. Ha già promesso che farà ponti d’oro al business taiwanese per facilitare l’aggregazione dell’isola al continente. Cercherà insomma di aumentare la dipendenza di Taiwan dalla Cina: integrarne l’economia per poi rendere l’unificazione una formalità. In realtà, nello Stretto di Taiwan le onde resteranno alte chiunque vinca.
In un nuovo sondaggio di Academia Sinica, il 78,4% dei taiwanesi dice che il suo Paese non è una costola della Cina, il 91,4% difende lo status quo nello Stretto e solo il 9,3% pensa che Pechino sia un Paese credibile. Se l’opposizione vincesse, le sarebbe impossibile aprire le porte a Xi Jinping senza suscitare grandi opposizioni popolari. Il super-anno-elettorale scuoterà il mondo. E inizierà da Taiwan.