Estratto dell'articolo di Paola Pollo per www.corriere.it, 23 novembre 2023
“MIO ZIO, DOPO 40 ANNI DI LAVORO CON LUI, MI DICE ANCORA CHE MI STO ALLENANDO” – SE VOLETE SAPERE COSA VUOL DIRE LAVORARE AL FIANCO DI GIORGIO ARMANI, LEGGETE COSA DICE SILVANA, LA NIPOTE ED “EREDE” DESIGNATA: “ALL’INIZIO IL RAPPORTO È STATO CONFLITTUALE. LUI PRETENDE SEMPRE IL MASSIMO E NON TI DÀ SODDISFAZIONE. È GENEROSO DI INSEGNAMENTI, MA NON NEGLI ATTEGGIAMENTI. NON TI DICE MAI BRAVA, MA LO COMPRENDI DALLO SGUARDO. SUPERVISIONA TUTTO, È SEMPRE LUI A COMANDARE…” -
Silvana Armani, possibile che non abbia mai rilasciato un’intervista in vita sua? «Mai». Colpa dello zio? «Ma no. Nessuno me l’aveva mai chiesta e poi il “signor Armani” (poi scopriremo il perché del “signor”, ndr) è sempre stato molto protettivo con me. Non perché pensasse potessi dire stupidaggine, ma semplicemente ha sempre saputo che sono una persona riservata e un po’ orsa. […] Però eccomi qui, con i miei 68 anni di cui quaranta trascorsi a lavorare con lo zio».
Riavvolgiamo il nastro. «Ho cominciato facendo la modella ma non per lui. Per Walter Albini, per Krizia, per tanta gente. Sfilavo quando ancora andavano le bassine». Ride. «Poi sono arrivate le spilungone, e sono passata a lavorare solo per Armani».
Quanti anni aveva? «Ventitré anni». Ventitré anni... e prima? «Studiavo e mi occupavo dei miei cani. Ho sempre avuto una passione per loro... sì comunque diciamolo, ero un po’ fancazzista. Non eravamo così uniti come famiglia, come lo siamo ora, ma quando cominciai ci legammo sempre di più, e poi c’era Sergio Galeotti che mi tirava sempre dentro. Era molto simpatico e compagnone, al contrario dello zio che era timido e riservato.
Poi la morte di mio padre (il fratello dello stilista, ndr) ci ha avvicinato ulteriormente. E oggi posso dire di essere stata più con mio zio che con mio papà. Da quaranta anni, ogni giorno. Vacanze a parte. Lavoriamo gomito a gomito, se non sono prove di stile, sono riunioni. E sono felice perché ho imparato e sto imparando ancora».
[…] Un’autodidatta, allora? «Assolutamente sì. Nessuno studio. Mi ha insegnato tutto lo zio. Forse è nel nostro Dna. […]». […]
Ci racconta primi anni? «Molto conflittuali certo» sospira. «Lui pretendeva e pretende sempre il massimo e non ti dà mai soddisfazione. Ho imparato a contare sino a dieci prima di parlare: me lo ripeteva sempre, e aveva ragione». Tecnicamente, che maestro è stato? «Generoso di insegnamenti, ma non negli atteggiamenti. Non ti dice mai brava, ma lo comprendi dallo sguardo. Una volta che lo hai capito ti basta. Una sua pacca sulla spalla ti fa saltare di gioia. Il fatto è che ogni giorno con lui, imparo qualcosa, sul lavoro e nella vita. Perché quando finisce il signor Armani comincia lo zio. In ufficio c’è il primo, a casa il secondo. Io adoro entrambi».
E lei cosa ha dato a lui? «Tutta la mia vita, tutta la mia gioventù». Non è poco... «L’ho fatto con amore, tanto amore». Non ha mai pensato «se fossi nata Silvana Rossi forse potevo...»? «Mi ritengo una persona molto, molto fortunata […] forse avrei fatto l’interior designer. Mi piace occuparmi delle case, delle mie case. Anche se come le taglia lo zio non le taglia nessuno».
Armani «taglia» le case? «Non so come faccia, perché non ha mai studiato architettura, ma lui riesce a progettare nel modo ottimale una stanza, una casa, una villa, un palazzo in 20 secondi! Ha un senso della perfezione, delle proporzioni incredibile: è un dono che per magia esprime quando ha fra le mani una matita». E lei non ce l’ha questo dono? «Assolutamente no: ho un team di persone che si occupano di disegnare per me le mie idee sulle collezioni donna, poi il signor Armani supervisiona tutto, ma tutto».
Nell’autobiografia «Per amore» per la prima volta Armani ha fatto sapere che lei e Leo Dall’Orco siete i suoi eredi stilistici. Mettendo a tacere tutti. Una responsabilità enorme. «Non ne parliamo mai. L’altro giorno mi ha detto mentre lavoravamo alla collezione: “Vedi Silvana, questa è una vera palestra allenamento”. E lì tu, dopo 40 anni rimani un attimo così; pensi ma non rispondi, non c’è nulla da aggiungere, solo puoi continuare ad allenarti. Da quando ha preso questa decisione sembra molto più sereno, come liberato. Un po’ come se avesse voluto dire: “Ho deciso sarà così, adesso basta lasciatemi andare avanti”. Però è sempre lui a comandare».
[…]