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 2023  novembre 23 Giovedì calendario

Ascesa e cadute del cognato d’Italia


ROMA – Passerà alla storia come il cognato che faceva fermare i treni. «Fra vent’anni – scriveva Longanesi – nessuno saprà capire quel che ci è accaduto. Come tramandare ai posteri la faccia di F. quando è in divisa di gerarca e scende dall’automobile?». Nessuno storico potrà riprodurre mai l’incedere del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida nel Transatlantico, a Montecitorio. Alto. Rigido. Militare. Capello corto. Aria da potente. Non saluta nessuno.
Ma quest’alta considerazione di sé, di cui la fermata ad personamdel Frecciarossa è l’effetto, stridecon la perdita di potere nel reale. Troppe gaffe in un solo anno. Troppi inciampi. Troppi pettegolezzi. Diciamola tutta: Lollo, come lo chiamano nel partito, è una manna per i titolisti. Ha annunciato di voler fermare la sostituzione etnica. Ha dichiarato l’etnia italiana a rischio. Ha spiegato che i poveri mangiano meglio dei ricchi. È finito dentro una storia di gossip. Si è legato mani e piedi a Coldiretti, facendo approvare una legge su una cosa – la carne coltivata – che ancora non esiste. Ha inventato il concetto di sovranità alimentare, con cui ha ribattezzato il suo ministero. Ha spiegato che non va bene che la Costituzione nasca dall’antifascismo. Durante il Covid si disse contrario alla vaccinazione per gli under 40. Perché proprio loro? Boh! Ogni volta si stupisce del clamore che le sue frasi suscitano. Pure ieri. A Ciampino potevano scendere tutti, ha detto. Tutti a Ciampino! Solo perché non voleva arrivare tardi per la puntata diAvanti popolo! Insomma, «io so io e voi...».
Un anno fa era ritenuto l’uomo più importante del governo. Lo chiamavano Beautiful. Il marito della sorella della premier, Arianna Meloni, detta Ary, che aveva chiamato le figlie con nomi evocativi: Vittoria e Rachele. «Parlate con Lollo», ordinava Giorgia. E c’era la fila. La fila è il segno distintivo del potere italiano. Per i dieci anni di FdI, nel dicembre scorso, in piazza del Popolo, i questuanti fecero pubblica anticamera, per stringergli la mano o racimolare un selfie. E Lollo, stretto in un trench stile Bogart, li benediceva con lo sguardo.
Era un amore soffocante. «Non posso entrare in Rai che subito vengo circondato da gente che si dichiara meloniana». Beautiful spostava capi di gabinetto come birilli. Nominava fedelissimi. Imponeva ministri, come Schillaci e Abodi. O governatori, come Rocca nel Lazio. E siccome il capogruppo Foti mostrava di non saper padroneggiare i gruppi parlamentari, Giorgia sospirava: «Ah, se ci fosse Lollo! Lui sa come gestirli!». Dopo il discorso d’insediamento alla Camera confessò di avere pianto. «Mi era successo soltanto per la vittoria al congresso provinciale di Viterbo». Viterbo, annotarono perplessi i cronisti. Ma che importava? Si era in presenza del vero vicepremier. Potente. Potentissimo.
Poi le cose cambiano in fretta. E di inciampo in inciampo il ministro sovranista è calato nella considerazione. Sono cominciate a sorgere strane voci, che lo davano candidato alle Europee: «Giorgia vuole liberarsene». D’improvviso le chiavi delpartito sono state affidate alla sorella. Che ora risponde sui social, polemizza, difende quell’affare di famiglia che è il partito.
E Lollo? Ha 51 anni. In fondo aveva fatto tutto giusto, la gavetta, consigliere comunale a Subiaco, assessore ad Ardea, il ministero più acconcio, infatti gli piace andare in giro a promuovere il carciofo romanesco. Probabilmente alla premier gli ha fatto velo la parentela, il tengo famiglia. Bisognava capire tutto quando Lollobrigida, da capogruppo, disse che il governo intimidiva l’opposizione, citando come esempio il delitto Matteotti. Matteotti! E per spiegarlo scrisse un comunicato in cui usò il maiuscolo per la parola fascismo: Fascismo. Quando poi Meloni lo portò da Draghi, lui volle informarlo di essere laziale. L’ex banchiere strabuzzò gli occhi. «È di Tivoli», disse la cognata.