Corriere della Sera, 23 novembre 2023
Intervista a Roberto Vecchioni
Di aule, così come di palchi, il professor Roberto Vecchioni ne ha frequentate molte. Ma quella dove ha tenuto una lectio l’altro giorno era un po’ diversa: la Basilica di San Pietro. Tema dell’incontro: «Dio non fa preferenze». Con lui, il cardinale Ravasi.
Perché é importante riflettere su certi argomenti?
«Oggi c’è una grande crisi tra ideale e reale a favore del reale. E quindi programmiamo un’eternità temporanea, convinti di essere eternamente reali. Ma non è così».
La fede è un dono o una conquista?
«Io con la mente e la fantasia sono arrivato a un bisogno assoluto di ultraterreno. Alla fede ci si arriva attraverso i sentimenti, quella forza incredibile che è l’amore. E non parlo di cellule che si uniscono ad altre cellule. Ma del fatto che pensi a una donna lontana mille chilometri e senti che la ami, in un modo che va oltre le maglie della realtà».
È sempre stato credente?
«Non son mai stato ateo, ma un credente molto debole sì. Ho fatto scuole cattoliche: finisci per andarci contro».
E cosa l’ha fatta crescere nella sua fede?
«I dolori. Il cercare di spiegarmi il perché del male. E quindi lentamente capire che c’è un senso, anche oscuro, ma c’è. Aveva ragione Eschilo: si impara soffrendo. Nulla si impara dalla felicità, è uno stato di quiete. Nel mare agitato scopri come navigare».
Quest’anno ha affrontato il dolore più spaventoso, ha perso suo figlio di 36 anni.
«Il dolore più grande della mia vita. Ma invece di sbalzarmi nell’inferno mi ha proiettato verso la speranza».
Dio non fa preferenze. Ma la Chiesa? Pensiamo ai divorziati, agli omosessuali...
«La Chiesa parte da precetti inossidabili, ma il Papa dà un grande esempio per cambiare le cose. Le aperture han bisogno di tempo. Arriveranno».
Per lei, padre, nulla è cambiato quando sua figlia le ha detto che era omosessuale.
«Ma no, certo. Non so perché la Chiesa non lo abbia ancora fatto ma dico che si capirà, si dovrà capire che bisogna vivere in un mondo in cui gli uomini possono esprimere, liberi, il proprio spirito».
Altrimenti il rischio è creare sempre più distanza, no?
Il mio credo è nato
dall’amore e dall’ascolto
Ma è cresciuto grazie al dolore e alla ricerca di un senso anche nel male
«Molte persone sono allo sbando e si rifugiano in uno scetticismo ironico. Con i social si è creata una complessità di egoismi dove tutti parlano e nessuno ascolta. Io sono pieno di amici. Ci parlo ogni sera: il mondo lo devi riempire di parole, ma di altri».
Anche quelle di sua moglie.
«Ho una fortuna immensa: da 43 anni sto con una donna meravigliosa; siamo una cosa sola. Posso aver avuto tutti i dolori del mondo, ma posso anche dire che da 43 anni ho al mio fianco una persona con cui – nel bene e nel male, nei litigi, nel capirsi e non capirsi – abbiamo costruito una sintassi dell’esistenza comune».
È una dichiarazione d’amore bellissima.
«È quello che provo. Nemmeno riesco a comprarmi dei calzini se non c’è lei. Se non c’è lei, non c’è una ragione».
Un po’ come per la fede, ha capito nel tempo che era amore o ne è stato travolto?
«L’ho vista e sono crollato. Ho pensato: la mia vita parte da qui. Non so dove arriverà, ma parte da qui. Era bellissima, la più bella donna mai vista. Lo è ancora, ma la bellezza è la sua qualità peggiore».
Se potesse fare una domanda a Dio, cosa chiederebbe?
«Solo: perché?».
Andiamo nel prosaico: è vero che ha una memoria portentosa?
«Penso di non averne quindi mi esercito. Ripeto a mente le cose tante volte e “seziono” i nomi antichi complicatissimi associandoli a oggetti».
Lei fa preferenze? C’è qualcuno che, a priori, non ama?
«Umanamente siamo tutti uguali, poi c’è chi mi sta sui... a prescindere. Non andrei mai sullo yacht di un miliardario, ad esempio».
Magari è uno simpatico...
«Sono pochi i miliardari simpatici. Ma non frequenterei nemmeno uno che beve troppo... per il resto mi va di parlare con tutti e di tutto».
Dai divor-ziati agli omosessua-li, il Papa dà un grande esempio per cambiare le cose. Per le aperture serve tempo, ma arriveranno
Il segreto è praticare l’amore e l’ascolto, quindi?
«Così sono arrivato a 80 anni e me ne sento 40. Mi sento giovane, in divenire».