Il Messaggero, 23 novembre 2023
Biografia di Clara Maffei
Il nostro Risorgimento non è declinato solo al maschile, bensì è caratterizzato dall’azione femminile. In ogni parte del Paese e a tutti i livelli. E un ruolo importante è stato quello di Clara Maffei, contessa bergamasca colta e intelligente, padrona di casa di un celebre salotto. Troppo spesso, oggi, i salotti sono considerati solo luoghi di mondanità e frivolezze. Ma le cose non stanno proprio così: nel passato, soprattutto nel Settecento e nell’Ottocento, i salotti hanno avuto una funzione aggregante, dato voce al dibattito, riunito gli spiriti eletti, lanciato idee nuove. E le donne sono state le esponenti di punta di quel mondo. LA VITALa futura salonnière Elena Chiara, detta Clara, viene al mondo a Bergamo il 13 marzo 1814. Siamo alla fine della gloriosa epopea napoleonica: le grandi potenze si incontrano a Vienna per il Congresso che porterà alla Restaurazione. Il padre di Clara è il conte Giovanni Battista Carrara-Spinelli di Clusone, la madre è la contessa Ottavia Gambara. La bambina passa i primi anni in un clima sereno, ma sua madre a un certo punto fugge con un altro uomo. Clara viene mandata in collegio, il padre va a vivere a Milano. Poi Ottavia muore e la ragazzina si sposta a Milano per completare gli studi. L’AMOREConosce un uomo che ha sedici anni più di lei, elegante e fascinoso, che però è un giocatore d’azzardo, amante dei caffè e dei divertimenti. Appartiene alla piccola nobiltà, scrive bene, traduce opere straniere e diverrà librettista di Giuseppe Verdi. Il suo nome è Andrea Maffei: Clara lo sposa il 10 marzo 1832. La coppia va abitare nell’attuale via Monte di Pietà ma lui non modifica il suo stile scapestrato. Nasce una bambina, Ottavia, che muore a nove mesi, facendo precipitare Clara nella depressione. Allora Andrea, per distrarla, decide di aprire casa ad amici, letterati, artisti. Siamo nel 1835; si inaugura “il salotto Maffei”. LA SVOLTAMolte dame, a Venezia, Torino, Milano, Genova, Firenze, Roma, Napoli, Palermo, aprono le loro case, anche se il fenomeno è tardivo rispetto al nord Europa e in stile minore, perché hanno preso piede le Accademie, molto maschili. A casa Maffei arriveranno, negli anni, Massimo d’Azeglio, Giuseppe Verdi (che sarà molto amico della coppia), Carlo Cattaneo, Francesco Hayez, Alessandro Manzoni (legatissimo a Clara), Arrigo Boito, Giovanni Verga e altri. Balzac si infatua della contessa e scrive: «La prima volta che la vidi mi sentii attratto verso di lei da un fascino irresistibile. Avrei dato dieci anni della mia vita per essere amato da lei». La giovane non è bella, ma è aggraziata, attenta, è un’amica buona e fedele.L’INDIPENDENZANel ’44 i coniugi si spostano a palazzo Belgioioso, dove continuano a ricevere. Il matrimonio tuttavia non tiene e nel ’46 Andrea e Clara si separano per volontà di lei. La contessa ha intanto conosciuto il giornalista Carlo Tenca, che è andato a trovarla nella residenza estiva di Clusone. Fra i due inizia una relazione ma, a quanto pare, non vivranno insieme per decisione di lei. Clara si sposta nell’attuale via Manzoni, poi andrà in via Bigli. L’atmosfera, ovunque, è elettrica, le opere di Verdi sono molto applaudite, grandi sono le aspettative sul nuovo papa Pio IX. Si arriva al ’48. Le Cinque giornate di Milano, le barricate, la fuga di Radetzky suscitano immense speranze: la città è compatta, solidale, unita contro lo straniero. Clara si dedica ai feriti insieme alle altre dame, che li ospitano nei loro palazzi, e continua a tener casa aperta a tutti. Da lei arrivano molte donne illustri, fra cui George Sand. Purtroppo quella pagina gloriosa si conclude tragicamente, torna Radetzky, la repressione è spietata. Clara, che si è molto esposta, emigra in Svizzera, a Locarno, dove va anche Tenca. In Svizzera c’è Mazzini, che Clara conosce. Poi può rientrare a Milano, dove Tenca fonda la testata “il Crepuscolo”. Da Clara arrivano visitatori italiani e stranieri, si parla di nazione e patria, indipendenza e unità, tanto che Visconti Venosta scrive: «casa Maffei voleva dire in Milano una società politica e battagliera». Pur tuttavia la patriottica contessa è delusa da Mazzini e guarda a Cavour e a Vittorio Emanuele. Molti dei frequentatori di casa sua condividono quell’orientamento. LA VITTORIAIl salotto è ormai “il quartier generale” delle guerre d’indipendenza. Nel giugno ’59 arrivano a Milano Napoleone III e Vittorio Emanuele; Clara riceve dall’imperatore francese una foto autografata mentre da lei si canta la Marsigliese. Il 31 dicembre del ’59 dà una festa per il “Capodanno lieto della redenzione italiana”. Siamo al Plebiscito di unione al Piemonte, poi alle elezioni del 60. Carlo Tenca viene eletto deputato, Clara stringe amicizia con Giuseppina Strepponi, compagna di Verdi. «Come è bella la nostra Italia!», esclama felice al momento dell’Unificazione. Muore di meningite nel 1886, pianta da tutti. Con lei, si chiude un’epoca. Aveva detto una volta: «Io volli almeno acquistare la completa indipendenza delle mie azioni e del mio vivere, e potermi dire: Io appartengo a me medesima, e solo io voglio essere giudice del mio operare».