il Fatto Quotidiano, 22 novembre 2023
Sono di destra perché mangio la bistecca
Secondo la lettrice Lidia Tarenzi (Il Fatto del 18.11), io sarei di destra perché mi rifiuto di mangiare carne sintetica. La lettrice evoca una serie di vantaggi green ed economici: risparmio di acqua, risparmio di energia, risparmio di antibiotici, risparmio di ormoni di cui fanno largo uso gli allevamenti intensivi.
Eh già. La responsabilità è sempre della mucca che ha la colpa di scoreggiare come mucca comanda. La lettrice non sembra rendersi conto che tutti ‘i vantaggi’ di cui si fa paladina, che servono a colmare degli ‘svantaggi’ perduti, non esisterebbero se non si fosse imposto il modello “paranoico” dell’Occidente, che ha ormai permeato di sé il mondo intero, anche la Cina, dove un tempo, accontentandosi di una dieta di riso, i cinesi sono arrivati a essere quasi un miliardo e mezzo.
Finché abbiamo vissuto un’esistenza normale, diciamo prima dell’era industriale, non c’era inquinamento per cui non ci si doveva preoccupare delle scoregge delle mucche, anche perché gli allevamenti intensivi non esistevano. Li ha creati la modernità contribuendo con ciò a distruggere l’Africa nera (si legga in proposito La mia Africa di Karen Blixen).
L’acqua c’era per tutti tranne che nei deserti, che hanno pur loro una ragion d’essere, e gli autoctoni, poniamo per esempio i Tuareg, nomadi, non sentivano il bisogno di cementificarli, anche perché ingegnandosi sapevano trarre dal deserto quel tanto di acqua che era loro sufficiente, si vedano in proposito le opere del geografo e viaggiatore Eugenio Turri (ma leggete, perdio, leggete, cari lettori!).
Eppoi è molto manicheo credere che tutto ciò che fa la destra è ‘malo’ e tutto ciò che fa la sinistra è ‘bono’. Tra l’altro destra/sinistra sono due facce della stessa medaglia, sono entrambe illuministe, ottimiste, progressiste, economiciste, entrambe hanno messo al centro del sistema l’Economia e la sua sorella gemella la Tecnologia, da cui è nato quel nano abnorme e deforme che è la Pubblicità, diventato nel frattempo un gigante di fronte al quale noi lillipuziani non possiamo niente.
Le destre e le sinistre attuali, almeno quelle omologate come tali, non sono in grado di intercettare le esigenze più profonde dell’uomo contemporaneo, che per quanto ciò possa sembrar strano, non sono economiche ma esistenziali.
La comunità? Sparita. La fratellanza? Scomparsa. Il pudore? Inesistente. La dignitas latina, che fra le tante altre cose significa onestà, lealtà, protezione dei deboli (i valori che incarnava Catilina) spazzata via. Sono i valori che ho definito “pre-politici, pre-ideologici, pre-religiosi”, cioè i valori tradizionali che resistono ancora in aree sempre più periferiche dell’Impero. È in nome di questi valori che io, ma non solo io, preferisco mangiare una bistecca non sintetica, arrostita lo ammetto (ma anche sulla scoperta del fuoco i Greci avevano qualche perplessità, si veda il mito di Prometeo a cui un’aquila artiglia perennemente il fegato – ma si veda anche, per par condicio, il bellissimo libro di Roy Lewis, La scimmia più intelligente del Pleistocene, una sorta di anti-Fini) come facevano i nostri nonni, i loro nonni e i nonni dei nonni.