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 2023  novembre 20 Lunedì calendario

“FILMACCI” - UN LIBRO ELENCA I NOSTRI 100 PEGGIORI FILM ITALIANI DAL 2000 A OGGI. OLTRE A MOLTI CLASSICI DEL TRASH (DA ‘ALEX L’ARIETE’ CON ALBERTO TOMBA-MICHELLE HUNZIKER A ‘BELLI CIAO’ CON PIO E AMEDEO), BRILLA LA PRODUZIONE DI ARGENTO E MUCCINO (“LATIFONDISTI DEL BRUTTO’’), LA COMICITÀ “ABOMINEVOLE” DI PIERACCIONI, DE LUIGI, SIANI – SI SOFFRE COL "FELLINISMO INCONTROLLATO DI VELTRONI", UN FILM A CASO DI LUCIANO LIGABUE, FINO AL ‘PINOCCHIO’ DI BENIGNI – DAGO APRE IL MATTATOIO: “NON VADO PIÙ A VEDERE I FILM CON MARIA GRAZIA CUCINOTTA, PERCHÉ OLTRE AL BIGLIETTO MI TOCCA PAGARE L’ICI, LA TASSA SUGLI IMMOBILI: LEI CI PROVA PURE, A RECITARE, È IL SUO VISO CHE SI RIFIUTA" - -   -

Poche volte l’esergo iniziale, il motto scelto dall’autore per sintetizzare lo spirito della sua opera, è stato così efficace. «Non vado più a vedere i film con Maria Grazia Cucinotta, perché oltre al biglietto mi tocca pagare l’Ici, la tassa sugli immobili: lei ci prova pure, a recitare, è il suo viso che si rifiuta». 

Le parole gentili sono di Roberto D’Agostino, l’opera in questione è Filmacci di Filippo Morelli e Cesare Paris in uscita il 24 novembre per le edizioni Bibliotheka.

Si tratta di un dizionario degli orrori. Gli autori, con encomiabile spirito di sacrificio e di sopportazione estetica hanno selezionato i 100 peggiori film italiani a partire dal 2000 fino ad oggi. Un lavoro che – con ironia ovviamente – vuole "scuotere dall’indolenza emotiva" somministrata da gran parte della nostra critica cinematografica, avverte Boris Sollazzo nella prefazione di un libro che basta sfogliare per restare atterriti, vittime del mal-di-Scorsese o di un altro cineasta a caso. Proviamo a sistematizzare.

Gli imbucati Parecchie posizioni sono occupate da quei film in cui del protagonista nessuno sentiva la mancanza sul grande schermo. Come non partire da Alex l’ariete, regia di Damiano Damiani con Alberto Tomba-la-bomba che salva Michelle Hunziker in un film dal «montaggio bipolare, musiche che sono un tormento e location scelte ’ndo cojo cojo».

Oppure Troppo Belli da un’idea di Maurizio Costanzo con Costantino quello-di-Maria-De-Filippi e Daniele Interrante, quest’ultimo dotato di «un’incapacità recitativa talmente intensa da rovesciare qualsiasi legge cinematografica». O Belli ciao, "quintessenza del cinema da multisala", con Pio e Amedeo diretti dal "James Cameron di Bari", quel Gennaro Nunziante a cui si rimproverano, tra l’altro, "idee striminzite".

(...) Cenno anche per Scarlet Diva della quasi diva Asia, film tra l’altro diffuso di libri che «la regista ci teneva abbestia a farci sapere che ha letto, come quando i ragazzini scoprono Bukowski e lo lasciano sulla scrivania sperando che un ospite lo noti» . Poi i Muccino’s. E se quello di Gabriele è un mondo «strano, in cui le persone comunicano come se hanno appena corso per dieci chilometri e stesso chiedendo l’autoambulanza ad un operatore sordo», il cosmo di Silvio è abitato da personaggi che conducono vite vuote «che tradotto in silviomuccinese significa che partecipare a feste del tutto civili ma magari spostare un tavolo, rovinando tutto il feng shui di un ambiente, e non gliene importa nulla!».

I re della comicità In una selezione che vede chi in sala incassa milioni – Leonardo Pieraccioni, Fabio De Luigi, Alessandro Siani e via sulla strada dei big della comicità pop – i Vanzina e il "mamma mia che ridere le corna, vero?!" la fanno da padroni. E tra i tanti cinepanettoni scandagliati, Filmacci offre anche la possibilità di una nemesi storica. Sì, perché quasi vent’anni fa i Vanzina, forse, hanno superato i limiti imposti dall’ordine naturale con Il ritorno del Monnezza. E quello che voleva essere un omaggio "a un certo tipo di cinema" si trasforma in un prodotto "che dopo cinque minuti è come avvolto da un’assenza". La stessa che avvolge tutti i tentativi di riproporre in chiave attualizzata i classici della comicità degli anni Ottanta.

Basti pensare a un altro "abominio cinematografico", quel secondo capitolo de L’allenatore nel pallone in cui Lino Banfi fa quello che può per salvare un «film mortuario, sciatto, con titoli di testa che sono talmente avvilenti e pauperistici da concorrere al primo posto per essere i più brutti della storia del cinema».

Quelli che non ti aspetti E Filmacci, in nome e per conto della settima arte, non fa sconti a nessuno. Nemmeno ai mostri sacri, nemmeno agli Autori o chi si prodiga tanto per esserlo. E si va dal "fellinismo incontrollato di Veltroni" al "gavettone da 900 chili di provincialismo" somministrato da un film a caso di Luciano Ligabue. 

Anche il premio Oscar Roberto Benigni è presente in lista con il suo Pinocchio, in cui «sembra di partecipare a una convention di furries insieme a Michael Jackson» e dove «avere costantemente davanti questo cinquantenne nei panni di un bambino, che pigola sciocchezze infantilmente sgrammaticate , è una sofferenza».

E che dire di Melissa P. di Luca Guadagnino tratto da Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire? Questo: «Tutto è all’insegna del trasgressivo corretto, del perverso innocuo, dell’oltraggio programmato a tavolino. Insomma, cento sbadigli prima di andare a dormire». Le cento schede di Filmacci, al contrario, non fanno per niente sbadigliare. Anzi: ricordano quanto è necessario, a volte e anche al cinema, essere consapevoli e integerrimi scugnizzi.