il Fatto Quotidiano, 20 novembre 2023
Chi era Augusto Monti
L’incontro avvenne in una via di Torino, era il 1933. Luigi Einaudi, economista, docente universitario e futuro primo presidente della Repubblica, s’imbatté in Augusto Monti, scrittore (I Sanssôssì, Vietato pentirsi), allora docente di italiano e latino al liceo classico Massimo D’Azeglio e pertanto insegnante anche di suo figlio Giulio. Einaudi gli disse: “Sa una cosa, professore? Il mio Giulio si è scoperto la bozza del lanciatore di libri e riviste… vuol fare, dice lui, l’editore”.
Passarono pochi mesi. Poi, il 15 novembre di quel 1933, al terzo piano di via Arcivescovado 7, nel medesimo edificio in cui aveva avuto sede L’Ordine Nuovo di Antonio Gramsci, nacque la Giulio Einaudi Editore. Una casa editrice che, novant’anni fa, vide la luce non soltanto grazie a Giulio e all’aiuto di papà Luigi, ma all’apporto dato nel corso del tempo da altri alunni del professor Monti. Erano i ragazzi della famosa “banda” del liceo d’Azeglio, tutti allievi di Monti, loro grande maestro di cultura e di antifascismo: da Leone Ginzburg, vera anima del marchio dello Struzzo, a Cesare Pavese, a Massimo Mila, a Norberto Bobbio.
L’aneddoto sull’incontro tra i due professori è rievocato dallo stesso Augusto Monti (Monastero Bormida, 1881- Roma, 1966) in I miei conti con la scuola, una “Cronaca scolastica italiana del XX secolo”, ristampata da Araba Fenice, con una prefazione di Giovanni Tesio e una postfazione di Lucia Vigutto. Quest’ultima presenta documenti inediti su Monti, rievocato “dalla finestra della redazione della casa editrice Einaudi che per prima pubblicò questo testo”. Tra le carte dell’archivio storico dello Struzzo, infatti, è conservata la “corrispondenza tra il professore e quelli che lui ancora considerava i suoi ragazzi, ormai però adulti, diventati i redattori di una delle case editrici più importanti del Paese”.
Proprio dai giudizi dei “suoi ragazzi” sulle opere letterarie che Monti propose all’Einaudi, a volte con eccessiva presunzione di sé, soprattutto dalla seconda metà degli anni Cinquanta, si comprende il grande debito che Giulio Einaudi, Mila e gli altri avevano con il vecchio “Profe”. Senza il magistero del quale, probabilmente, lo Struzzo non sarebbe mai nato.
Lo testimonia inequivocabilmente la volontà di Einaudi, di Mila, di Italo Calvino, di dare alle stampe comunque i libri dell’anziano maestro, nonostante i pareri molto negativi dati da einaudiani importanti come Giulio Bollati e Paolo Serini. Il primo, nella riunione del 17 febbraio 1960, riferì a proposito del romanzo Ragazza 1924: “Ho trovato sul tavolo il libro di Monti. (…) Ad ogni modo è un problema perché è un brutto libro, piuttosto penoso”. Il 2 marzo, anche Serini lo bocciò: “Ho letto il suo libro. è veramente brutto”.
Ai giudizi contrari alla pubblicazione, espressi da Bollati e Serini, si contrapposero quelli dello scrittore Bruno Fonzi e di Massimo Mila. Intervenendo in una delle leggendarie riunioni del mercoledì, Fonzi volle rammentare: “Io dico che nel caso di Monti non si può fermarsi al giudizio editoriale. Monti è un po’ legato alla casa editrice”. E Raniero Panzieri, il fondatore dei Quaderni Rossi, che nel ’63 sarebbe stato licenziato dall’Einaudi per avere cercato di far pubblicare l’inchiesta di Goffredo Fofi sull’immigrazione meridionale a Torino, commentò così le parole di Fonzi: “Ha ragione”. Quindi, il 23 marzo 1960, ci pensò Mila a risolvere tutto: “Si può ritoccare, pregarlo di togliere qualcosa, però non è male”. Ragazza 1924 uscì nel 1961.
Anche in seguito, per altri libri montiani, scrive la Vigutto, “Giulio Einaudi rispose sempre in tono accondiscendente e rispettoso nelle sue lettere al professore – come ad un padre anziano, al quale si perdona tutto perché gli si deve tutto – a conferma del fatto che Monti per lui e per la casa editrice era una figura imprescindibile”. Accadde per I miei conti con la scuola, che Bobbio aveva criticato in alcune sue parti. In una lettera, Giulio Einaudi gli scrisse: “Caro Monti, (…) nelle ultime riunioni del consiglio editoriale si è molto parlato, e con molta simpatia, dei tuoi Conti con la scuola”. Il volume venne stampato nel 1965.
Dalle carte dell’archivio dello Struzzo, conclude Lucia Vigutto, emerge “un ritratto duplice, sospeso tra il severo giudizio editoriale e il tenero debito filiale, che restituisce umanità, al di là del mito, alla figura di Monti, con grandezze e sbavature, senza per questo essere meno ‘padrino’”, come aveva osservato Giovanni Tesio in un saggio, “dei suoi allievi”.