il Fatto Quotidiano, 20 novembre 2023
Abbiamo i tifosi più imbecilli d’Italia
Scrivevo sette giorni fa dello scandalo del tifoso della Juventus ripreso dalle telecamere, durante Fiorentina-Juventus, intento a irridere le vittime dell’alluvione di Firenze mimando i gesti del nuotare, dell’affondare e del morire: tifoso di cui nessuno ha ritenuto di occuparsi, per denunciarlo e sanzionarlo, nonostante le immagini. Che i delinquenti continuino a imperversare nei nostri stadi e che il razzismo – oltre alla stupidità – dilaghi non solo sugli spalti ma anche in campo (l’ultima denuncia è di Duncan della Fiorentina: “C’è razzismo in campo tra i giocatori: purtroppo non indossiamo i microfoni e quindi è difficile testimoniarlo”), facendo della Serie A italiana l’Alabama del calcio europeo, al ministro dello sport Abodi e al presidente federale Gravina interessa meno di zero. Se è vero che siamo l’unico Paese al mondo ad avere avuto un presidente federale, Tavecchio, squalificato per sei mesi per razzismo (!), che problema sarà mai chiudere gli occhi davanti a un imbecille che festeggia la morte di persone annegate in un’alluvione? Se poi questo imbecille è juventino, far finta di niente è d’obbligo. Lui non ha colpe: è semplicemente cresciuto alla scuola della società per cui tifa.
Forse non lo ricordate, ma il 23 febbraio 2014 nel corso del derby Juventus-Torino finito 1-0 accadde che la curva della Juventus espose per tutta la partita due striscioni inneggianti alla tragedia di Superga: il primo diceva “Quando volo penso al Toro” e il secondo, sopra il disegno di un aereo che si abbatte contro il fianco di una montagna, recitava: “Solo uno schianto”. A introdurre questa schifezza allo stadio erano stati – lo svelò un’indagine appositamente aperta – Alessandro D’Angelo, Security Manager della Juventus, e Raffaele Bucci, un collaboratore del club poi morto in circostanze misteriose cadendo dallo stesso ponte da cui era precipitato Edoardo Agnelli. L’introduzione degli striscioni, nascosti in uno zaino, venne ripresa dalle telecamere di sorveglianza: e a informare del fatto D’Angelo, suo uomo di fiducia, fu proprio il presidente Andrea Agnelli. Nelle carte del procuratore federale di allora, Pecoraro, si legge: “D’Angelo informa Bucci che è stato beccato e gli riferisce che il Presidente l’aveva apostrofato con la frase ‘Ale sei un ciuccio, ti hanno beccato’. Peraltro il presidente Agnelli era perfettamente a conoscenza dell’introduzione di materiale vietato all’interno dello stadio perché di ciò informato dal D’Angelo con il quale risulta intrattenere un rapporto personale di amicizia oltre che rapporti di natura professionale”.
Interrogato in seguito dalla Procura, Agnelli “addebita la responsabilità della introduzione degli zaini al solo D’Angelo sostenendo: “Mi inalberai molto e gli dissi che quel che era accaduto non avrebbe dovuto più verificarsi”. Ma al di là del fatto che la riferita arrabbiatura ė smentita dal tenore delle telefonate intercettate, non v’è chi non veda come il semplice inalberarsi a fronte di tanto improvvida condotta, non costituisce di certo condotta consona di colui che in qualità di Presidente rappresenta la società e riveste una posizione di garanzia”.
E insomma, se il nostro calcio è quello in cui il presidente di un club come la Juventus dà il suo benestare affinchè i tifosi introducano ed espongano allo stadio, il giorno del derby, striscioni inneggianti a Superga, cioè la tragedia in cui persero la vita i campioni del Grande Torino, davvero vogliamo prendercela col povero coglione che ride dei fiorentini morti nell’alluvione?