Corriere della Sera, 20 novembre 2023
Scarpe, libri con versi d’amore, occhiali da sole. I resti del rave lavati e riordinati per i familiari
SDOT YAM Qualcosa sta per succedere. Il diario dalla copertina verde, il titolo in ebraico, sta appoggiato nel caos riordinato di quel che è successo. I resti del giorno neppure cominciato, travolto all’alba dalla mattanza dei terroristi, sono stati raccolti nel salone di questo kibbutz sulla costa a nord di Tel Aviv, il Mediterraneo è in tempesta, qui dentro c’è la calma di chi prova a rimettere insieme i ricordi frantumati dal dolore: gli scampati al festival rave assaltato dai paramilitari di Hamas sono seguiti da terapeuti e stanno in questa comunità da più di un mese. Il mondo fuori, ieri anche il vento, infuria troppo forte.
I due organizzatori dell’evento spiegano di aver radunato tutti gli oggetti personali e i vestiti recuperati nel deserto vicino alla Striscia di Gaza dall’unità 433, dopo che gli investigatori li hanno analizzati. Omri e Nimrod, aiutati dai volontari, li hanno mandati in tintoria, a stirare, li hanno piegati e divisi per categoria. Sono a disposizione dei famigliari di chi è stato ammazzato, resteranno a disposizione dei sopravvissuti che ancora non hanno la forza di indossarli e forse non la troveranno mai. La polizia ha rivisto in peggio la conta dei giovani uccisi vicino a Re’im, sono almeno 360 su 4500 partecipanti.
Le vetrate del palazzo bianco al centro del kibbutz riflettono gli appendiabiti e i banconi pieni di felpe, sembra di essere in un mercatino vintage, tutto profuma di pulito, eppure è evidente che è stato usato, vissuto, scelto apposta per quei due giorni di musica tecno, di immersione nell’armonia collettiva e naturale. Lo raccontano i libri ritrovati nella polvere: Lo yoga Sutra di Patanjali, le preghiere con versi d’amore, le istruzioni per le sedute di meditazione. La ricerca di sensazioni più forti: un collare con manette, pelle nera e velluto rosso.
Le testimonianze
Ciabatte e borracce schiacciate raccontano la fuga, i manuali di yoga, le chiavi dell’auto
Giocare alla guerra, che resti finta: un fucile ad acqua. I porta-tabacco per le sigarette che a rollarle costano meno. Tanti poncho per la notte fredda del Negev. Centinaia di occhiali da sole, quelli da vista caduti quando se ne avrebbe più bisogno per vedere dove nascondersi o le lenti infrante perché è già troppo tardi.
Le coroncine con le orecchie bianche da coniglio, da diavolo o con le ali di un angelo. I costumi da bagno anche se attorno era tutto erba ingiallita dall’estate e sullo sfondo i campi coltivati. I ricordi dei viaggi: la felpa con le montagne della Valle d’Aosta, la sottoveste di seta cinese, la maglietta da calcio della Fiorentina.
Le scarpe e le ciabatte, deformate e infangate, testimoniano le ore di terrore, in fuga da chi ha squarciato la barriera di confine per questa caccia nella boscaglia. Il sandalo perso per una cinghia spezzata, si continua a correre zoppicando. A decine le chiavi delle auto che non sono riusciti a raggiungere. Le borracce schiacciate nella calca del panico. Una cappa rossa da supereroe che non è bastata a salvare tutti.