Corriere della Sera, 19 novembre 2023
Biografia di Sam Altman
NEW YORK Giovedì Sam Altman, il padre di ChatGpt, osannato in tutto il mondo come il pioniere di una nuova tecnologia che affascina e spaventa, soprannominato l’«Oppenheimer della nostra epoca», aveva partecipato agli incontri del vertice Asia-Pacifico (Apec) raccontando le tappe dell’avvicinamento di OpenAI, la sua azienda, all’Agi, l’intelligenza artificiale generale con capacità paragonabili a quelle umane. E nel dibattito sui rischi di sviluppo incontrollato della tecnologia si era definito un centrista tra ottimisti e profeti di sventura.
Venerdì a mezzogiorno Altman, rispondendo a una chiamata, si è collegato in video col capo degli scienziati di OpenAI, Ilya Sutskever. Si è trovato davanti l’intero consiglio d’amministrazione (del quale Sutskever fa parte) salvo il presidente, Greg Brockman. Il board gli ha comunicato il licenziamento. Subito dopo, informato e parzialmente destituito il presidente, il consiglio ha dato la notizia. Microsoft, il partner che ha investito 13 miliardi di dollari in OpenAI, e al quale Altman aveva chiesto altri finanziamenti per accelerare la corsa verso l’AGI, è stato informato un minuto prima della pubblicazione in rete del comunicato.
Se nelle prime ore la notizia era parsa legata alla scoperta di gravi comportamenti personali, man mano emerge il profilo di una congiura legata a divergenze in azienda sui pericoli di uno sviluppo incontrollato di questa tecnologia, sul modo di contrastarlo e sul peso di Microsoft nelle attività. Forse Samuel Harris Altman, il 38enne ebreo americano cresciuto a St Louis, in Missouri, col mito di Steve Jobs e che nel giro di pochi anni, sbarcato in California, era riuscito a diventare non solo imprenditore digitale ma anche coscienza critica della Silicon Valley, più che un Oppenheimer è un Icaro che si è avvicinato troppo al sole: prima dirigendo l’acceleratore di tecnologie Y Combinator, poi cofondando OpenAI, aveva mostrato la volontà di anteporre le questioni sociali ed etiche all’interesse delle imprese digitali per la crescita più veloce e redditizia possibile del business. Per questo aveva inventato e sperimentato l’Ubi, una sorta di reddito di cittadinanza per i lavoratori sostituiti dall’AI.
Anche fondando nel 2015 (insieme a Elon Musk, Peter Thiel e Reid Hoffman) OpenAI, Altman si poneva un obiettivo etico: vista l’evoluzione di Google da società decisa a «rendere il mondo un luogo migliore» a impresa quotata a Wall Street che aveva scambiato il faro etico con quello della massimizzazione del profitto, Sam e gli altri soci avevano creato OpenAI come fondazione senza scopo di lucro per sviluppare un’intelligenza artificiale rispettosa dei valori umani.
Fuga in avanti
Aveva chiesto altri fondi alla Microsoft per un nuovo tipo di intelligenza artificiale
Quando, nel 2019, capì che la struttura filantropica non bastava a garantire l’afflusso dei fondi necessari, Altman convinse i soci ad affiancarle un’impresa con scopo di lucro nella quale Microsoft investì il primo miliardo di dollari. L’intento filantropico rimase nella strana struttura sociale che ha reso possibile, venerdì, il golpe di un cda convocato all’insaputa del suo presidente: la società filantropica comanda quella operativa for profit.
I filantropi (nel board c’erano tre indipendenti garanti degli obiettivi etici, oltre a Brockman, Altman e Surtskever) avevano stabilito che ogni decisione sull’Agi doveva passare da loro e che la collaborazione con Microsoft non poteva riguardare il raggiungimento di questo livello superiore. Dichiarando di vedere all’orizzonte l’Agi e chiedendo a Microsoft i fondi per arrivarci, forse Sam ha consegnato a Sutskever gli argomenti per convincere il board a licenziarlo. Tanto più che girano voci di investimenti di Altman in fondi di venture capital che puntano all’Agi.
Altman ha perso le ali ma, forse, non la capacità di volare: dopo la sua uscita, Brockman e almeno altri tre computer scientist di punta hanno rassegnato le dimissioni. Non è la prima scissione nell’azienda (Anthropic è stata creata da fuoriusciti di OpenAI). E l’ex capo di Google, Eric Schmidt, ora grande investitore nell’AI più avanzata, è pronto a nuove avventure con lui: «Altman è un eroe, continuerà a fare cose straordinarie per me e per l’intera umanità».