Corriere della Sera, 19 novembre 2023
Figli dell’ignoranza wikipedica
«Coltivate l’ignoranza» diceva il cartello che ha provocato la reazione scomposta della Coldiretti nei confronti dei deputati di +Europa. E se fosse vero che coltiviamo l’ignoranza, lo spettro più nefasto di questo nuovo secolo?
È la tesi di Peter Burke: insegna Cultural History all’Università di Cambridge. Ha appena scritto una fenomenologia dell’ignoranza («Ignoranza», Raffaello Cortina) che mette i brividi. Nel corso della storia, ogni età ha creduto di disporre di maggiore conoscenza rispetto alla precedente: gli umanisti rinascimentali riprendevano i classici, gli illuministi cercavano di spazzare via la superstizione con la ragione. Poi è nata l’istruzione pubblica, sono arrivati i mezzi di comunicazione di massa e ora tutto il mondo è interconnesso in una sorta di eterno presente. Com’è possibile che ci siano ancora i negazionisti o chi frena il progresso a colpi di decreti? Che ne è della conoscenza sperimentata nel corso dei secoli?
Una volta, chi non sapeva si rivolgeva a chi ne sapeva più di lui, magari con un po’ di umiltà; adesso, grazie ai social, vige solo la presunzione di sapere. La deriva bulimica del web produce un eccesso di informazione che crea solo pressapochismo, presunzione, intolleranza: siamo tutti di un’ignoranza wikipedica.
Anneghiamo in un mare di «conoscenza negata», e ci rifiutiamo di saperlo.