il Fatto Quotidiano, 19 novembre 2023
Gli auguri a Massimo Fini
“Ti vogliamo bene, anche se ci fai incazzare”
Caro Massimo, sei sempre quel ragazzo coi capelli ricci che io ammiravo da lontano, quando mi trovai a fare la prima inchiesta della vita. Le “aree d’oro”, Salvatore Ligresti, i rapporti tra P.A. e costruttori. Noi di Società civile eravamo inesperti e appassionati, la “Milano da bere”, sorpresa che ci fosse qualcuno che cantasse fuori dal coro, ci attaccava dicendo che eravamo “moralisti” e “sfascisti”. Tra i pochi che trovammo al nostro fianco, tu c’eri: un modello di giornalismo, con la tua penna acuminata e ironica che raccontava le meraviglie del “re del mattone” e non si piegava al potere festoso e fastoso che aveva preso Milano. Negli anni seguenti, mentre molti cambiavano bandiera, tu sei sempre rimasto quel ragazzo ribelle, a cui voglio bene anche quando scrive cose che mi fanno incazzare.
Gianni Barbacetto
“Idee scolpite, dissensi e stima: lunga vita, Max”
Non condivido quasi mai quello che scrive. Penso ai giudizi sulle donne o al gusto provocatorio nel rintracciare l’anticapitalismo solo in organizzazioni terroristiche islamiste. Quando però ho tra le mani i suoi articoli, li leggo con gusto. Come lessi anni fa, la biografia di Fini su Nietzsche, da cui si ricava il suo fluire post-moderno e anti-moderno. Scrivere entrambi sul Fatto dà la misura della libertà di cui godiamo. Perché se hai idee ben scolpite, e quindi forza di pensiero, storia giornalistica, radici, la stima te la guadagni, anche da chi non la pensa come te.
Salvatore Cannavò
“Un fuoriclasse, però bizzarro”
Massimo Fini è un fuoriclasse del giornalismo che non è stato forse capace di sfruttare al meglio il proprio talento, anche perché ha un carattere bizzarro e non si adatta: noi sappiamo, però, che per andare avanti dobbiamo adeguarci; difficilmente la realtà si accoda ai nostri desideri. Fini ha lavorato con me a lungo: non ho fatto che apprezzarlo, l’ho sempre seguito da un giornale all’altro e la qualità della sua scrittura resta molto elevata, con una genialità che ammiro. Caro Massimo, da 80enne a 80enne, non posso che augurarti di andare avanti e di avere sempre quel tuo temperamento, che ti ha fatto fare qualche sbaglio, sì, ma ti ha portato al successo.
Vittorio Feltri
“Ti amiamo, sei il nostro immeritato van Nistelrooij”
Caro Massimo, era da tempo che te lo volevo dire: sei il Ruud van Nistelrooij del giornalismo. E non lo faccio perché adesso che compi 80 primavere ripenso a quante volte hai citato il “grande Ruud” nei tuoi straordinari articoli. Ma perché hai la stessa stoffa dell’attaccante del Manchester United e del Real Madrid e hai avuto la sua stessa epica sfortuna: troppo bravo, troppo tecnico, troppo ostinato e controcorrente per vincere la Champions. Che poi nel tuo caso sarebbe stata la direzione di un grande giornale. Di un quotidiano o di un settimanale, che pagina dopo pagina, avrebbe smascherato le ipocrisie dei potenti, degli inserzionisti pubblicitari e pure del popolino, suscitando così continui contorcimenti di budella sia nei lettori sia nell’editore. Che cosa vuoi che ti dica? Nel Belpaese abbiamo un sacco di pregi, ma pure un difetto: siamo italiani. E in fondo per questo ti amiamo, ma non ti meritiamo. Tanti auguri, amico mio.
Peter Gomez
“Caro rompiscatole, sei sempre il numero 1”
Sei un ribelle, cosa rara tra i giornalisti. Sei un intellettuale, cosa ancora più rara. Sei un uomo che nella vita non ha mai lisciato “il pelo del gatto” per il verso giusto. Sei un bastian contrario, il vento tira a est tu vai a ovest. Sei stato un ragazzo bellissimo, oggi sei meno ragazzo ma hai più fascino. Sei uno che quando incontro mi fa sempre ridere, anche parlando di cose drammatiche, perché sai che la vita è una cosa troppo seria per prenderla sul serio. Sei un pensatore libero, una pecora nera, il cavallo che vince il Palio da solo, l’eccezione che invalida la regola. Tu sei Massimo Fini, il più rompiballe di tutti, anche più di Travaglio. E oggi questo giornale, il tuo giornale, e io, ti auguriamo buon compleanno caro rompiballe. Sei un numero uno. Ti voglio bene.
Cinzia Monteverdi
“Ciao, ragazzaccio beffardo e anarchico”
Caro splendido ottantenne, mi hai chiamato l’altro giorno per preannunciarmi il tuo articolo sul calcio e su come anche noi (compresi i quasi ottantenni) che ce la siamo spassata con gli dèi del dribbling, oggi non riusciamo più a trangugiare quelle minestrine insipide che ci vengono propinate negli stadi (un po’ come accade nel giornalismo). Ti ho trovato in splendida forma e non capisco perché ti ostini a lamentarti dell’età visto che a giudicare dai tuoi scritti (e dalla tua voce) ti mostri ancora come quel ragazzaccio beffardo, anarchico, narciso a cui la natura ha donato un superbonus di talento, mannaggia a te. E poi piantala di dichiararti cieco perché ci vedi ancora meglio di tutti noi. Auguri di cuore.
Antonio Padellaro
“Bastian contrario adorabile e geniale”
Di Massimo Fini mi piacciono molte cose, soprattutto… tutte. Anche gli errori, anche i testacoda. Di lui amo anzitutto il talento: ne ha a quintali, e come tutti gli iper-talentuosi a volte fa fatica a gestirlo. Amo il suo essere mai banale. L’assenza di retorica, la propensione alla provocazione. La cultura, la competenza, il rigore. La follia. La curiosità. Amo la sua capacità di “costringerti” ogni volta a pensare: i suoi articoli andrebbero prescritti in farmacia, per combattere menefreghismo e ignoranza. Massimo è un adorabile e fottuto bastian contrario in servizio permanente. Infine (e soprattutto): di lui amo la prosa. Ha una scrittura sublime, musicale e complessa, nervosa e vulcanica, spietata e ammaliante: meraviglia pura, ad alto tasso di genio urticante.
Andrea Scanzi
“Un passo avanti a tutti, ricordi Giordano Bruno”
L’eretico è colui che non segue l’ortodossia, che dice e scrive ciò che nessuno si aspetta, che è sempre un passo di lato, avanti, indietro rispetto al senso comune. L’eretico è inaspettato, sorprendente e trova nuove letture nella cose della vita. L’eretico se ne frega dei giudizi, delle sentenze: Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accippiam (“Forse tremate più voi a pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla”) grida infatti Giordano Bruno prima del rogo in quella fredda mattina del 17 febbraio 1600. E se il ruolo degli eretici è quello di andare al di là degli accadimenti, tentare sorti rischiose, essere altrove rispetto all’opinione diffusa, Massimo Fini ha speso 80 anni proprio lì, altrove. Buon compleanno, splendido ottantenne. Ti voglio bene.
Luca Sommi
“Continua a rompere, come voleva Montanelli”
Caro Massimo, ci siamo sfiorati la prima volta nella redazione della Voce di Indro Montanelli nel 1994 e conosciuti al telefono nel ’95, quando Daniele Vimercati mi chiese di intervistarti per l’Indipendente su Nerone che avevi appena biografato e su Catilina che stavi biografando. Mai avrei immaginato che sarei diventato un giorno il tuo direttore. E le grane che ciò mi avrebbe procurato, per le proteste di colleghi ma soprattutto colleghe, di lettori ma soprattutto lettrici, per le tue provocazioni controcorrente che fanno sempre qualche vittima tra chi ti etichetta ora a destra, ora a sinistra, ora al centro, non potendo accettare che tu stia nel tuo Altrove. Ogni volta che arriva un tuo pezzo, lo leggo col cuore in gola (“chissà questo dove vuole arrivare”, diceva Totò nello sketch di Pasquale) al pensiero di chi non capirà i tuoi paradossi e se la prenderà con me. Poi capisco perché il vecchio Indro ti voleva al suo posto nella “Stanza” sul Corriere e perché il Corriere si guardò bene dall’affidartela. E ogni patema si scioglie in una risata liberatoria, di quelle che ti fan sentire vivo, perché non c’è cosa più divertente al mondo che rompere i coglioni. Quindi, per favore, continua a romperli per altri 80 anni.
Marco Travaglio
“Viva la libertà di andare in direzione contraria”
Le confessioni di un ottuagenario le hai cominciate a scrivere a neanche 65 anni; a 72 hai detto che non avresti più pubblicato articoli, ma è durata pochissimo per la gioia dei tantissimi che ammirano la tua scorbutica libertà: andare sempre in direzione contraria non è una lezione da poco; a 75 hai dichiarato: “Non vorrei raggiungere gli ottant’anni”. E invece… Ogni volta che scrivi un pezzo succede qualcosa (non sempre di edificante). Sei un grandissimo rompicoglioni, però raramente ho incontrato qualcuno che fosse così autenticamente interessato agli altri. Auguri Massimo, e grazie perché perfino a occhi chiusi ci fai arrabbiare, discutere, pensare, litigare. E ridere.
Silvia Truzzi