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 2023  novembre 18 Sabato calendario

Scompare il chiosco dei würstel

L’anima di una città è fatta anche da piccole cose, non solo da storici palazzi, teatri e musei, ma si fa poco per preservarle. I bouquinistes del Lungo Senna a Parigi sono minacciati, la sindaca vuole traslocare i banchetti dei libri antichi durante le Olimpiadi, secondo lei per preservare il decoro della capitale, ma molti spariranno per sempre. Come sono quasi spariti i banchi dei librai per strada a Milano. A Roma, solo gli anziani ricordano i chioschi della gratta checca, ghiaccio tritato con succo d’amarena sul Lungotevere, e le friggitorie di baccalà. A Londra tutti amavano il fish and chips, merluzzo fritto e patatine, avvolte in cartoccio poco igienico di carta da giornale. Oggi è una specialità costosa da ristorante. A Palermo sono più conservatori, ma le friggitorie di panelle, frittelle di farina di ceci, resistono a stento.

A Berlino, è sparito lo storico chiosco del currywürst, la salsiccia con salsa piccante e patatine fritte, all’angolo tra la Kantstrasse e la Stuttgarterplatz. Qui nel dopoguerra nacque il currywürst, un connubio gastronomico tra vinti e vincitori, tra la salsiccia tedesca e il ketchup americano. Per la cronaca, fu la signora Herta Heuwer a crearlo il 4 settembre del 1949, al suo chiosco in cui offriva anche polpette.

Il ketchup non le piaceva, troppo dolce, e al Würstel aggiunse una salsa personale più piccante con l’aggiunta di curry. Fece fortuna, e presto aprì un ristorante dove arrivò a far lavorare una ventina di cameriere. Nel gennaio del 1959 brevettò la salsa, battezzata Chillup, e rifiutò con ostinazione di cederla alla grande industria alimentare. Una lapide ricorda il luogo dove nacque il currywürst. A Berlino fu aperto nel 2009 un Currywürst Museum, vasto 1550 metri quadrati, ma è stato chiuso nel 2018.
Nel 1993, Uwe Timm, scrittore noto anche in Italia, pubblicò il romanzo “Die Entdeckung der Currywürst”, la scoperta della salsiccia piccante. Secondo lui, nacque ad Amburgo, l’avrebbe creata Lena Brücker, padrona di un chiosco vicino al municipio, dove lui andava a comprarsi una salsiccia da ragazzo. Ma Frau Lena non è mai esistita.

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Il currywürst va accompagnato con patatine fritte, cosparse di maionese o di ketchup. Una porzione costa tra i cinque e gli otto euro, all’Adlon, l’albergo a cinque stelle alla Porta di Brandeburgo, arriva a 23 euro. Uno storico locale, non un chiosco, si trova dal 1965 sulla Kürfürstendamm al numero 195. Si vanta di servire la salsa più piccante della città, la salsiccia si gusta non con la birra ma con il Sekt, lo spumante tedesco. Nella Oliverplatz si trovava da decenni un chiosco per i würstel, giudicato uno dei migliori. Nella piazza, i verdi hanno voluto eliminare i parcheggi, e al posto del chiosco è sorto un padiglione che ospita un caro ristorante esotico.
I berlinesi consumano 70 milioni di currywürst all’anno, venti a testa contando anche i neonati e i musulmani. Forse i tedeschi ne divorano 900 milioni ma il calcolo è ovviamente impossibile. Il currywürst fino al 2020 è rimasto al primo posto nelle mense aziendali, finché è stato spodestato da spaghettibolognese, da scrivere così tutto attaccato. Gli emiliani sarebbero disgustati dalla variante teutonica. I consigli dei verdi preoccupati dalla salute nazionale, non hanno cambiato di molto l’amore per la salsiccia. In ogni mensa scolastica o aziendale vengono offerte pietanze vegetariane, e qualche piatto vegano, e in 42 mense aziendali. in 78 universitarie è possibile ordinare un currywürst vegetariano, soya al posto della carne di maiale. La salsa piccante rende meno traumatica la variante.
La Volkswagen ha in menu un Vw- currywürst, lungo una ventina di centimetri. Sotto la pressione dei verdi, preoccupati per il livello di colestorolo, la Volkswagen lo aveva cancellato di recente dalle mense. L?ex Cancelliere, Gerhard Schröder, si sdegnò: io, ai miei tempi, non lo avrei permesso. La VW è l’unica grande azienda a partecipazione pubblica, e i rappresentanti della Bassa Sassonia, partecipano al consiglio di amministrazione. Peccato per il chiosco di Frau Herta, ovviamente diverso dall’originale. Berlino non ha rispetto per la storia, né per le piccole storie.