Tuttolibri, 18 novembre 2023
Biografia di Ian Fleming
C’è un modo affascinante di leggere i libri di Ian Fleming: seguire le storie che raccontano in parallelo con le scene finali dell’Impero Britannico. Come si sa, Fleming aveva difeso l’Impero prestando servizio nell’intelligence militare durante la Seconda guerra mondiale; e nello stesso conflitto era caduto un suo fratello, Michael, così come nella Grande Guerra era morto suo padre, Valentine. Quando finisce un impero? Per quello romano abbiamo una data, anzi, due: quella della parte d’Oriente è ovvia (1453, la caduta di Costantinopoli), quella dell’Occidente più aleatoria (476, la deposizione di Romolo Augustolo). Ma l’Impero Britannico? Certo, la sua estinzione sta tra il 1945 e i primi anni Settanta del secolo scorso, ma un anno specifico non mi pare sia mai stato indicato. Da amante del rock dei Sessanta sceglierei il 1969, quando esce l’album Arthur, or The Decline and Fall of the British Empire dei Kinks del grande Ray Davies. Ma da amante del rock dei Sessanta e di Ian Fleming opto per il 1964.
Nel luglio di quell’anno viene distribuito A Hard Day’s Night. Sì, i Beatles erano già delle star: ma quell’LP (il loro terzo) è il primo che contiene solo brani di Lennon & McCartney. Naturalmente, i Beatles, James Bond li detestava, come c’è da credere che li detestasse il suo autore. Che un mese dopo – il 12 agosto, – muore. A 56 anni.Basta questo per dire che in quell’estate del 1964 finisce la vecchia Inghilterra e inizia quella nuova? No, ma… un momento. Nell’ottobre seguente, i laburisti di Harold Wilson vincono le elezioni e nel giro di pochi mesi le ultime grandi colonie africane si staccano dal Regno Unito. E frattanto, a settembre, è uscito nelle sale il terzo film di Bond, Goldfinger, con un successo che proietta la creatura di Fleming nel pantheon delle icone planetarie, equipaggiandola di gadget tecnologici tarati sulle mitologie del pop e dell’era spaziale. Se i Beatles sono l’emblema dell’Inghilterra swingin’ e all’avanguardia, che ha mutato le penne (Carnaby Street oscura Whitehall, le minigonne «tirano» più dei kilt della Black Watch), l’agente 007 è uno homo britannicus senza tempo: è l’Impero anche quando l’Impero è ormai defunto. E lo è ancora, dopo altri sessant’anni.Thrilling Cities nasce alla vigilia di tutto ciò, sul finale della vita di Fleming e della sua Inghilterra. Nasce da una serie di articoli da lui scritti tra il 1959 e il ‘60 per il Sunday Times. Pochi anni dopo Bond sarebbe sbarcato al cinema, ma le sue spy stories erano già famose. E in quelle storie 007 girava il mondo. Così il direttore del giornale Leonard Russell pensò di farlo girare al suo autore. Forse si sarà detto it runs in the family, visto che il fratello di Ian, Peter, era uno scrittore di viaggio. A Fleming l’idea piacque, l’onorario era adeguato, e ne vennero fuori due tours memorabili. Il primo in Estremo Oriente e negli Stati Uniti, il secondo in Europa.Che viaggiatore era Ian Fleming? Certo, molto britannico: ironico, a momenti arrogante, a momenti anche pigro, ma capace di entusiasmarsi davanti alla bellezza (dei luoghi, delle donne, del dialogo con i nuovi incontri – a Napoli, Lucky Luciano lo sorprende e quasi lo conquista). Con un occhio un po’ cinico, un po’ sciovinista: ma, soprattutto con fotografica esattezza, e una scrittura capace di unire la precisione all’essenzialità.Come nei libri bondiani? Sì e no. Perché in Thrilling Cities troviamo un Fleming in parte, e paradossalmente, inatteso: sciolto dai vincoli stilistici dello scrittore popolare di spionaggio, il reporter di classe si concede finezze e abbellimenti inediti. Motivo di ulteriore godimento per il lettore appassionato; che peraltro qui ha modo di ritrovare temi e figure riversati da Fleming nei romanzi: dai traffici di diamanti alla Mafia; dal «minimo conforto» di Quantum of Solace alle geishe di Si vive solo due volte, fino alla tignosa distinzione tra Alp e Berg di Al servizio segreto di Sua Maestà.Soprattutto per questo Thrilling Cities non va letto come una (atipica, forse a volte apocrifa) guida turistica, ma come un’antologia di racconti di viaggio e spunti narrativi. E per questo La Nave di Teseo ha deciso di proporne una versione restaurata nel contenuto, ripartendo dal testo originale che in edizioni successive era stato rivisto a uso di ipotetici turisti bisognosi di aggiornamenti. In breve: Thrilling Cities compare oggi per la prima volta in italiano come lo aveva scritto Ian Fleming. Secondo l’Author’s cut, per il «massimo conforto» dei suoi cultori vecchi e nuovi.