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 2023  novembre 17 Venerdì calendario

AVER DEFINITO XI JINPING “DITTATORE”, DOPO IL VERTICE A SAN FRANCISCO, E’ L’ENNESIMA GAFFE DI BIDEN MA NON E’ UNA BALLA: IL LIVELLO DI CONCENTRAZIONE DEL POTERE PERSONALE, NONCHÉ IL CULTO DELLA PERSONALITÀ IMPOSTO DA XI, È TORNATO AI TEMPI DI MAO ZEDONG - RAMPINI: “IL REGIME DI PECHINO NON HA UN COMPLESSO D’INFERIORITÀ VERSO LE LIBERALDEMOCRAZIE OCCIDENTALI, ANZI PROFESSA LA CONVINZIONE DI ESSERE MIGLIORE. PERCHÉ OFFENDERSI? PRIMO, LA NOMENCLATURA COMUNISTA RIVENDICA IL TERMINE ‘DEMOCRAZIA’, SOSTIENE DI ESSERE UN GOVERNO NELL’INTERESSE DEL POPOLO. SECONDO, I DIRIGENTI CINESI HANNO IL SOSPETTO CHE L’AMERICA ABBIA UN’AGENDA OCCULTA: L’ASPIRAZIONE A FAVORIRE UN CAMBIO DI REGIME A PECHINO…” -

La gaffe che rischiava di rovinare il vertice di San Francisco è giunta […] quando la conferenza stampa era ormai finita, e il presidente è cascato nella «trappola» di una domanda fuori programma. «Lei pensa ancora che Xi Jinping sia un dittatore?». «Lo è — ha risposto il presidente Usa — Il tipo di dittatore che dirige una nazione comunista». La scivolata, al termine di un summit che aveva rispettato le aspettative […] non ha avuto conseguenze catastrofiche anche perché i media di Stato cinesi hanno fatto quello che gli riesce benissimo: si sono auto-censurati.

Quella battuta per loro non è mai esistita. Solo quando un giornalista straniero ha sfruculiato la portavoce del ministero degli Esteri a Pechino, lei ha definito la frase «molto sbagliata». Xi aveva deciso a priori che questo vertice sarebbe stato un successo (come peraltro lo stesso Biden) e l’incidente è stato ignorato.

«Molto sbagliata»? Inopportuna, di sicuro […] Ma nel merito non si può contestare. La Repubblica Popolare è un sistema che ignora il suffragio universale, il suo presidente viene scelto attraverso meccanismi di nomina e cooptazione tutti interni alla nomenclatura comunista.

[…] Xi […] ha distrutto le consuetudini di una «direzione collegiale», e ha fatto emendare la Costituzione per attribuirsi un terzo mandato, possibile preludio ad un incarico a vita. Il livello di concentrazione del potere personale, nonché il culto della personalità, è tornato dov’era ai tempi di Mao Zedong. Ma […] Vista la cura con cui la Casa Bianca aveva lavorato per un esito rassicurante del summit bilaterale (sia pure su temi limitati), la frase di Biden rientra nel lungo elenco delle gaffe a cui ci ha abituato da quando aveva 50 anni.

È interessante chiedersi perché questo genere di dispute semantiche scatenino la suscettibilità dei comunisti cinesi. Il regime di Pechino, dopotutto, non ha nessun complesso d’inferiorità verso le liberaldemocrazie occidentali, anzi professa la convinzione di essere migliore: più stabile, decisionista. Perché offendersi? Primo, la nomenclatura comunista rivendica il termine «democrazia», sostiene di essere un governo nell’interesse del popolo.

Secondo, i dirigenti cinesi hanno il sospetto che l’America abbia un’agenda occulta: l’aspirazione a favorire un cambio di regime a Pechino. Alcuni tra gli osservatori più raffinati hanno notato uno «slittamento» nel linguaggio di Xi, ben più significativo della gaffe di Biden. La frase secondo cui «la Terra è abbastanza grande per tutt’e due le nostre nazioni» ha fatto il giro del mondo ed è stata considerata distensiva. Però, fino a un’epoca recente, Xi era solito dire è «il Pacifico abbastanza grande per tutt’e due». Le ambizioni cinesi si sono allargate, la contesa è planetaria.