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 2023  novembre 17 Venerdì calendario

I film di Wilder come strumento di diffusione della cultura


Quando il consumismo sconfisse il comunismo. Rai Movie continua a trasmettere film di Billy Wilder (nella speranza che dedichi una sera alla settimana ai capolavori in bianco e nero). Mercoledì ha trasmesso «Uno, due, tre!» (One, Two, Three), un film del 1961, tratto da una commedia teatrale di Ferenc Molnár e interpretato da James Cagney.
Il direttore della filiale della Coca-Cola a Berlino Ovest vorrebbe vendere la bibita anche nei Paesi comunisti, ma deve occuparsi della diciassettenne figlia del suo boss che a Berlino Est sposa in segreto un giovane comunista. Prima cerca di sbarazzarsi del giovanotto, ma poi riesce a dirozzarlo e a convertirlo. La Guerra Fredda sullo sfondo, con una certa salubre libertà di satira post-maccartista, i consueti love affairs wilderiani popolati di donne tipizzate (segretarie avvenenti, mogli con i piedi ben piantati a terra, rampolle svampite), inseguimenti rocamboleschi e risultati ben al di là di un semplice product placement (è un vero Coca-Cola movie).
Per molto tempo il cinema di Hollywood e alcuni prodotti di largo consumo hanno contribuito a rafforzare la nozione di soft power: il film di Wilder ne è testimonianza lampante. Il potenziale d’attrazione di una nazione, infatti, non è rappresentato esclusivamente dalla sua forza economica e militare, ma si alimenta attraverso la diffusione della propria cultura e dei valori storici fondativi di riferimento.
Anche le grandi serie televisive hanno fatto parte di quella strategia comunicativa che consente a una nazione di imprimere un’immagine d’influenza e persuasione da spendere a proprio vantaggio nello scenario internazionale della globalizzazione. Più difficile esercitare questo potere soffice nell’era di Internet. Il web permette a tutti di creare e gestire reti sociali transnazionali, fare politica e informazione. Gli spazi di potere si allargano, gli attori protagonisti sono sempre più sfuggenti e la rete non facilita un vero e proprio controllo dell’informazione, ne favorisce solo la diffusione, spesso con notevoli effetti distorsivi o con il deliberato intento di causare danni. Se poi X (l’ex Twitter) finisce nelle mani di Elon Musk...