La Stampa, 17 novembre 2023
Da scienziato non condanno Gustavo Rol in futuro studieremo i suoi prodigi
Due sere fa all’uscita del cinema dove era appena stato proiettato il docu-film di Anselma Dell’Olio Enigma Rol ho riconosciuto due miei ex-colleghi del Dipartimento di Fisica dell’Università La Sapienza che uscivano scuotendo la testa. Per uno scienziato quel film è “scandaloso” perché i risultati stupefacenti degli “esperimenti” condotti in vita dal gran signore torinese, Gustavo Adolfo Rol (1903-1994) stravolge gran parte dei paradigmi epistemologici e metodologici su cui la Fisica é stata costruita dall’età di Newton a oggi. Non è qui il caso di citare questi esperimenti: sono centinaia, di natura diversissima.
Tra i musicisti anche Riccardo Muti che nel film afferma di portare sempre con sé una carta da gioco affidatagli da Rol. E gli scienziati fisici, quelli cui principalmente Rol si rivolgeva? Pochi e di grande valore. Si narra che Albert Einstein battesse le mani felice quando Rol fece arrivare alcuni petali di rosa tra le corde del violino del grande fisico, dopo una sua riuscita esecuzione musicale. Un altro è stato Enrico Fermi cui è attribuito, a proposito di Rol, un significativo commento: «È un vero peccato che la scienza non sia in grado di analizzare lo spirito».
Un importante scienziato che anche ha a lungo interagito con Rol è stato Carlo Castagnoli, docente di Fisica sperimentale all’Università di Torino. In una lettera Castagnoli, gentilmente inviatami dal cugino di Gustavo, Franco Rol, afferma di aver esaminato con cura le condizioni entro cui venivano condotti gli “esperimenti”. A conclusione di una estesa indagine, Castagnoli insiste sulla estrema “pulizia sperimentale”, e quindi sulla assenza di ogni sotterfugio o frode.
Io sono uno scienziato che ha sperimentato ed insegnato per molti decenni Elettronica quantistica e Informazione quantistica in vari istituti. Grazie a queste competenze scientifiche sento la responsabilità di avanzare qualche sommario commento sui risultati ottenuti da Rol. Questo perché lui ha esplicitamente più volte affermato: «I miei modesti esperimenti fanno parte della scienza». Aggiungo una premessa: non ho mai partecipato ad un suo “esperimento”, ma dei suoi “prodigi” ho sentito parlare per molti anni per un legame famigliare: mio cognato Piero Elter, docente di Geologia all’Università di Pisa apparteneva alla famiglia Elter che abitava a Torino nello stesso palazzo di Rol, che quindi era “di casa”. La pittrice Barbara Tutino Elter che appare nel film di Dell’Olio è nipote di Piero.
Per molti anni, attorno all’anno ’80 io e mia moglie frequentammo come amici il grande scienziato della relatività Tullio Regge e la moglie Rosanna Chester, ambedue docenti all’Istituto di Fisica dell’Università di Torino. Ricordo di averli incontrati a un Congresso a Bangalore in India. Mi dissero di avere appena ricevuto un invito da Rol per una prossima serata di “esperimenti”. Chi ricorda Tullio non dimentica che la brillantezza della sua intelligenza era espressa da un eloquio veloce e frequentemente scherzoso e irridente. In quel caso fu addirittura sarcastico: si predisponeva a “sbugiardare il veggente”. Qualche mese dopo incontrai ancora i due in Spagna e chiesi notizie di quell’incontro. Tullio non volle parlarne. Ma l’amica Rosanna mi disse che sia lei sia Tullio erano rimasti semplicemente sbalorditi. La profonda perplessità di Tullio manifestata dopo l’incontro con Rol mi è stata confermata oggi da Fabio Truc, fisico ex allievo di Regge. Ho saputo che Regge ha poi inviato in sua vece alcuni suoi collaboratori ai successivi incontri con Rol: questi però si stancarono di assistere a fenomeni incomprensibili e alla fine si rifiutarono di continuare.
Ecco quindi Gustavo Rol: un mago ? Un veggente ? Un sensitivo ? Chi può dire? Come commentare tanta prodigiosa quantità di prove, così ampiamente documentate? Avanzo qui una proposta: dimentichiamo la personalità umana di Rol, la sua fortunata “eccezionalità umana”, e cerchiamo di capire il significato della sua esperienza.
In questi ultimi decenni è emersa con grande rilevanza nel campo della fisica il concetto di “entanglement quantistico” che significa “intreccio inestricabile” delle “funzioni d’onda” delle particelle quantistiche. Queste, eventualmente in rapido reciproco movimento, se in uno stato “entangled” sono inevitabilmente tra loro “correlate”. Ossia una misurazione compiuta su una di queste determina il risultato di analoghe misurazioni attuate sulle altre, a qualunque distanza queste si trovino nell’Universo all’atto delle misurazioni. Il fenomeno di “entanglement” si determina mediante le collisioni tra particelle. Poiché nell’Universo, nel corso della sua lunga vita, 13.8 miliardi di anni dopo il Big-Bang iniziale e l’"inflazione” successiva, tutte le particelle hanno tra loro interagito, nell’ Universo “tutto si tiene”. Questo è l’aspetto misterioso della cosiddetta “nonlocalità quantistica”, una proprietà tipica della fisica moderna, che Einstein stesso ha provocato con un suo famoso argomento dialettico. Si potrebbe ipotizzare che, in un lontano futuro molti fenomeni nonlocali di tipo telepatico (comunicazione a distanza, tele-bilocazione, lettura a distanza, Rol che viene fotografato a Torino e simultaneamente e a New York) potrebbero forse essere ricondotti nell’ambito della Fisica. Ma oggi, non vedo alcun modello che renga concreta questa fenomenologia.
Il teletrasporto quantistico è stato finora sperimentato con singoli fotoni, che sono particelle di massa eguale a zero. Forse entro in futuro il processo potrebbe utilizzare particelle pesanti e organizzate in oggetti. Un aspetto interessante investe la normale metodologia scientifica: la necessaria ripetibilità di tutti gli esperimenti e il pieno controllo e accessibilità ai metodi sperimentali utilizzati. Nell’ambito del caso Rol questo criterio è stato sollevato con forza da Regge e da altri scienziati. Esiste una lunga lettera di Arturo Carlo Jemolo che prega Rol di sottomettersi ai controlli, ma lui non accettò, perché la “sorgente” del fenomeno prodotto non era nelle sue mani. La sua risposta è perfino commovente: «Io sono la grondaia», ossia il tubo che raccoglie e trasmette a terra l’acqua piovana e quindi non può influire sulla sorgente che è il cielo, che può essere nuvoloso o sereno.
Nella metafora della grondaia, l’acqua che scorre è di fatto quello che Rol chiama lo “spirito intelligente”, che sopravvive perfino alla morte. Le umane esagerazioni, gli scherzi, l’ironia e tutta la sua vita inducono a riflettere sul significato di una straordinaria avventura che oggi appare come un dono piovuto da una arcana, sconosciuta sorgente. —