Corriere della Sera, 12 novembre 2023
Il declino dei supereroi
Riusciranno i nostri supereroi a superano la crisi? Se lo stanno chiedendo in molti, ai due lati dell’oceano, dopo i pessimi risultati al box office, non solo americano, dell’ultimo capitolo, il trentatreesimo, della saga Marvel. Il film con Brie Larson, Iman Vellani e Teyonah Parris, diretto da Nia Da Costa ha raccolto in Usa 47 milioni di dollari nel weekend d’apertura, ben al di sotto delle pur prudenti previsioni che si aggiravano tra i 60 e i 65 milioni. Il peggior risultato di sempre della franchise iniziata nel 2008 con Iron Man. Non va meglio nel resto del mondo: da noi, com’è noto, è la Delia di Paola Cortellesi, la nostra Barbie, a dominare gli incassi: C’è ancora domani ha superato i 14 milioni di euro e i due milioni di spettatori, mentre The Marvels è secondo con 2.096.116 al Cinetel del 14 novembre. In Cina è stato superato da un thriller poliziesco locale Who’s The Suspect. Per la cronaca il sequel di Captain Marvel è costato 200 milioni di dollari.
Così la Disney, avverte The Hollywood Reporter, cambia strategia. Nel 2024 non ricomincia dai tre film previsti targati Marvel Cinematic Universe (Mcu): sarà distribuito solo Deadpool 3 di Shawn Levy e Ryan Reynolds con Hugh Jackman nella parte di Wolverine che uscirà il 26 luglio. Sarà il primo film della serie Deadpool da quando la Disney ha acquistato 20th Century Fox e il primo vietato ai minori (con il bollino Rated R) distribuito dagli studi Marvel. Il drappello di supereroi passati dai fumetti al grande (e piccolo) schermo guidati dal presidente Kevin Feige – che negli ultimi quindici anni ha dettato legge ai botteghini con 30 miliardi di dollari in biglietti venduti nel mondo – dà segni di stanchezza.
Complice un’overdose produttiva con un eccesso di titoli che si sono rincorsi tra uscite in sala e quelle destinate alla piattaforma Disney + con un intrico di trame e sotto-trame che diventano complesse da seguire nel multiverso persino per i nerd più appassionati. E anche le indicazioni che tradizionalmente arrivano dagli indizi lanciati dalle scene dopo i titoli di coda, nel caso delle supereroine di The Marvels ha aperto nuovi interrogativi, più che sciogliere i dubbi. Sarà una nuova squadra, gli Young Avengers, a essere incaricata della riscossa?
I fan, che in questi anni hanno assicurato sostegno entusiastico ma anche crescenti perplessità, si interrogano. E in molti ripensano a quanto disse in un’intervista Martin Scorsese: «Non vedo i film della Marvel, ci ho provato. Ma non sono cinema». Salvo poi, di fronte alle repliche dei molti registi e, soprattutto, attori coinvolti nella saga, come Samuel L. Jackson (nel cast anche di The Marvels) aver precisato in un’editoriale sul New York Times: «Il fatto che non mi interessino è soltanto una questione di gusto personale. Sono certo che se fossi più giovane, forse avrei persino voluto dirigerne uno. Ma i film su cui mi sono formato sono stati altri». Bergman, Fellini, Fuller. Mentre nei cinecomics, sostiene Scorsese, «non c’è rivelazione, mistero o autentico pericolo emotivo. Le immagini sono realizzate per soddisfare una serie di esigenze e sono progettate come variazioni su un numero finito di temi».
Che, appunto, dà segni di usura, viene fatto notare, di cui Disney e Marvel Studio erano consapevoli già prima dell’uscita del film in cui Brie Larson torna a vestire la tuta da Captain Marvel. Quattro anni fa era andata decisamente meglio, motivo per cui l’attrice ha reagito ai commenti misogini che additavano il declino alle tre supereroine dirette da una donna. Commenti già liquidati via social da Stephen King. «Li trovo sgradevoli. Perché gongolare per un fallimento?»