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 2023  novembre 12 Domenica calendario

Intervista a Barbara Alberti

S essant’anni insieme con Amedeo Pagani. Se lei dovesse racchiudere in una parola questo amore come lo definirebbe?
«Culo».
Barbara Alberti, siamo sul «Corriere della Sera».
«Va bene: una enorme fortuna. Una vita insieme, anche se per una decina di anni, in passato, ci siamo lasciati».
Separati o divorziati?
«Non ricordo».
Ma come?
«Se avessimo divorziato me lo ricorderei, o almeno ricorderei la trafila legale. Chissà».
Ma l’amore resisteva.
«Resistono altre cose più grandi, come il piacere di stare insieme».
Condividete due spazi diversi di questa bella casa, quartiere Trieste, a Roma.
«Ma soprattutto leggiamo ad alta voce, ogni giorno. Abbiamo provato con la Bibbia ma ci siamo fermati perché ci abbiamo trovato cose durissime, troppo anche per noi».
E che cosa state leggendo adesso?
«Una cosa meravigliosa, le “Metamorfosi” di Ovidio. Giove che ne combina di ogni, la gelosia di Giunone, il sesso, la passione, la magia».
Avete due figli, ormai grandi, Samuela e Malcom.
«Sono arrivati tutti e due nei periodi di tempo in cui io prendevo la pillola, vatti a fidare degli anticoncezionali».
Che genitori siete stati?
«Matti. Giravamo il mondo, la prima è venuta sempre con noi, il secondo è rimasto più a casa. Bambinaie e camerieri, ma erano altri tempi».
Che tempi?
«Tempi folli, in cui se ci mettevamo in testa di fare un film (Pagani è un produttore, Alberti ha scritto numerosi soggetti, ndr) eravamo pronti a tutto. Anche a venderci la casa. Ma era un modo diverso di fare le cose, appassionato, senza riserve. Oggi sarebbe assurdo, oggi tutto è marketing e mercato spicciolo».
Guadagnavate tanto?
«Un mese eravamo ricchi, quello dopo ci manteneva il droghiere dell’angolo. Ma quando il cinema pagava, pagava sul serio. Questa casa, per dire, l’abbiamo pagata facendo uno dei film con Bud Spencer e Terence Hill, “Più forte ragazzi”».
Be’, erano successi indiscutibili al botteghino.
«Sì, ma ci diedero i soldi sull’unghia, facendo un calcolo di progressione aritmetica per prevedere gli incassi».
Avevano fiducia in voi.
«Si aveva fiducia nei giovani, mica come oggi che li mandano al diavolo. Il mondo era giovane, la vita era giovane. Age e Scarpelli, Sonego, tutti i grandi sceneggiatori accoglievano i giovani e li aiutavano».
Perché vi siete lasciati con Amedeo, a un certo punto?
«Perché io l’ho tradito».
Con chi?
«E secondo lei io adesso glielo dico?».
Ma lei è mai stata tradita?
«Sì, tanto tempo fa da un mio ex. È andata che una sera lui mi dice che va a giocare a carte a casa di Lina Wertmüller, ma io chiamo Lina e di lui manco l’ombra. L’ho messo gentilmente alla porta».
Lei, Barbara, le corna non le sopporta proprio.
«Mi fanno diventare matta».
Si è mai innamorata di una donna?
«Magari».
È così difficile?
«Il fatto è che l’amore è per i coraggiosi, tutto il resto è coppia».
Non vale, questo è un aforisma tratto dal suo libro «Amores», uscito tempo fa per Harper Collins.
«Ma ci credo davvero».
Chi la conosce bene sa che, da giovane, lei ha perso la testa per un bellissimo gay.
«Sì, ma non dirò altro, nemmeno sotto tortura».
È così complicato, amare?
«Si rischia il fraintendimento. Vuole un esempio? Violetta della Traviata, secondo me, non amava quel carciofo di Alfredo, ma amava Germont, il padre di lui. È per lui che rinuncia a tutto, è per lui che si sacrifica».
Amedeo Pagani ci raggiunge in cucina. È un uomo ironico e sottile, catalizza l’attenzione. Barbara Alberti gli prepara un caffè, con premura. Lui conversa un po’ con noi, poi ci lascia, con elegante discrezione, annunciando che avrebbe accompagnato Barbara in Umbria, dove deve andare per una questione di lavoro. «Vengo per farti compagnia», dice allontanandosi.
Barbara, le è mancato Amedeo nei giorni in cui lei era nella casa del Grande Fratello?
«Diciamo che in quei giorni pensavo solo a godermi l’isolamento dal mondo. In più, poco prima della mia partenza avevamo litigato, così io gli ho scritto una lettera lunghissima, d’altri tempi, e sono sparita, lasciandomi sigillare per settimane. Un lusso quello di non ricevere risposta, che ormai non ci concediamo più, nell’epoca delle spunte blu delle chat».
Ma se lei ha un cellulare di trent’anni fa!
«Sì e guai a chi me lo tocca».
Com’è l’amore nella parte matura della vita?
«Si sta insieme perché si scopre che insieme si sta bene. È presenza fisica, è condivisione di programmi, è cose da fare, è disincanto».
Però c’è un mercato che preme molto per incentivare il sesso dopo gli 80.
«Ridicolo. Ma che senso ha spingere affinché si faccia sesso da vecchi? Lo fanno solo perché hanno capito che noi vecchi abbiamo i mezzi per consumare e allora incentivano l’eros. Lasciateci in pace».
È un appello?
«Prima c’era il confessore che ti chiedeva: “Quante volte lo hai fatto?”. E dovevi dire la penitenza. Oggi c’è il sessuologo che ti chiede: “Quante volte non lo hai fatto?”. E se non sei nella norma, dice che sei malato».
Non siamo liberi, negli anni Settanta lo eravate?
«C’era una allegra promiscuità che non scandalizzava nessuno. Noi, in casa, accoglievamo amici che restavano anche per giorni. Me ne ricordo uno, che mi faceva tanto ridere, arrivava qui con decine di persone e si chiacchierava e rideva da mattina a sera. Il suo nome era Franco Battiato».
Uno dei peggiori pregiudizi sulle donne è che mancano di senso dell’umorismo.
«Uh, se non ne avessimo avuto ci saremmo estinte da secoli».
Con tutto quello che abbiamo dovuto sopportare?
«Sì, però un vantaggio lo abbiamo: a letto non dobbiamo dimostrare nulla, non c’è l’ansia da prestazione».
Presto sarà tra i co-conduttori di «Rebus», su Rai3.
«La televisione, se fatta bene, mi piace e fa per me».
Lei ha partecipato anche a Celebrity MasterChef.
«Sì però lì bisognava saper cucinare e, francamente, è troppo per me. Fatta fuori subito».
Scrive al mattino o alla sera?
«Un tempo non andavo mai a dormire, poi ho scoperto la mattina, che è fantastica. Passeggio col cane, faccio yoga, scrivo, leggo».
Dopo tanti anni, il suo libro scandaloso uscito nel 1979, «Il Vangelo secondo Maria», ha preso la forma di un film. Non «spoileriamo» il finale, ma è molto forte.
«Eh ma il film sarà diverso, edulcorato. In ogni caso il mio vero sogno segreto non si è realizzato: avrei tanto voluto una bella scomunica».