il Fatto Quotidiano, 16 novembre 2023
Intervista a Ken Loach
Ken Loach, oggi in Italia esce il suo nuovo film, The Old Oak, e domani c’è sciopero: il ministro Salvini l’ha dimezzato.
Un popolo ha il diritto di scioperare. Se il governo interviene, è necessario che tutti i sindacati sostengano lo sciopero. I sindacalisti passano così tanto tempo coi padroni che a volte rischiano di dimenticarsi degli operai.
I politici inglesi?
Sono razzisti, parlano di invasione del Regno Unito attraverso la Manica. Il ministro Suella Braverman è stata appena licenziata per i suoi vergognosi commenti razzisti e il sostituto, James Cleverly, qual è la prima cosa che ha fatto? Non ha parlato di povertà, senzatetto o disastro climatico, ma di fermare le barche che attraversano il Canale.
E il Labour Party?
Oggi non riusciresti a infilare nemmeno una cartina di sigaretta tra Labour e Tory… I laburisti si oppongono ai respingimenti in Rwanda, ma continuano a considerare prioritaria la fine dell’immigrazione clandestina. Sì, abbiamo un serio problema di rappresentanza politica.
Occorre muoversi dal basso?
All’inizio, ma non si può restare lì: la militanza dal basso è come vapore, per poter andare avanti va collegata al motore, altrimenti si dissolve nell’aria. Ci dev’essere uno strumento politico per approntare i cambiamenti necessari. Altrimenti possiamo vincere una battaglia, ma rischiamo di doverla ricombattere l’anno dopo. La questione è l’unità politica, e qui la sinistra ha spesso fallito.
Perché ha fallito?
Siamo bravissimi a trovare le differenze, a discutere sulle minuzie, a unirci sui principi e a dividerci sulla tattica. In Gran Bretagna c’è chi ritiene di dover stare con i laburisti, sebbene tradiscano sempre; altri che “no, dobbiamo avere un nuovo partito della classe operaia, è la nostra bandiera”; altre sei persone che dicono la loro dalla porta accanto, un altro là dietro che sostiene…
Soluzioni?
Quel che fa davvero arrabbiare è la palese necessità politica di unità: quanto ne abbiamo bisogno! Siamo arrivati all’ultima mano del gioco: il pianeta non ci sarà più se non facciamo qualcosa. Rosa Luxemburg cent’anni fa postulò “socialismo o barbarie”, oggi dobbiamo deciderci tra socialismo o estinzione.
Della situazione a Gaza che pensa?
Penso che il Segretario generale dell’Onu, António Guterres, abbia fatto un discorso molto saggio in cui ha condannato l’aberrazione dell’attacco del 7 ottobre e la presa degli ostaggi. Quindi ha bollato come crimine di guerra l’attacco contro i civili a Gaza da parte di Israele. Ha detto che l’attacco di Hamas non è successo nel vuoto, c’è un contesto e sappiamo che è l’occupazione militare illegale per oltre mezzo secolo delle terre palestinesi da parte di Israele. Ci sono i coloni. E c’è il blocco di Gaza, gli israeliani controllano export e import di ogni cosa.
E i palestinesi?
I palestinesi hanno il diritto di resistere. Il diritto legale di resistere quando la loro terra viene rubata. La gente è scesa in piazza in massa a Londra, e altrove nel mondo, per chiedere un cessate il fuoco immediato da entrambe le parti. Ma alla fine non ci sarà: il diritto internazionale è violato.
La pace?
Finché i palestinesi non saranno liberi? No justice, no peace. È importante sostenere l’Onu, è la nostra unica speranza. Se non abbiamo un’autorità mondiale da rispettare, siamo perduti. Dobbiamo essere al fianco dell’Onu.
Il ruolo degli Stati Uniti?
Non possiamo lasciar fare agli Usa. Perché sappiamo da che parte stanno. Ripeto, dovrebbero intervenire le Nazioni Unite.
Torniamo a quel vapore: Loach, oggi cosa può catalizzarlo?
Il movimento per supportare la Palestina nel Regno Unito è enorme: oltre mezzo milione di manifestanti, il 74% della popolazione – per i sondaggi – è favorevole al cessate il fuoco che i due partiti principali si guardano bene dal chiedere. C’è un profondo senso di ribellione, non so quanto durerà, ma la speranza…
La speranza?
La speranza è politica. Non significa incrociare le dita o scrivere a Babbo Natale una letterina per la pace, bensì confidare nel cambiamento, che è possibile solo nella percezione della propria forza, nella fiducia e nella pianificazione della strada da seguire. Se vige la disperazione accade il contrario, e si è preda della propaganda di destra.