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 2023  novembre 15 Mercoledì calendario

Periscopio

Esiste una storia oggettiva, basata su fatti e raccolta di dati, e c’è una Storia che può essere utilizzata arbitrariamente: la storia politica, della quale chiunque può fare ciò che vuole. (…) Succede in quei paesi che hanno legislazioni specifiche in fatto di memoria storica. In Russia non si può legalmente parlare del patto tedesco-sovietico del 1939, dell’intesa con Hitler per dividersi la Polonia: farne accenno è un reato. In Polonia parlare della complicità del popolo polacco nello sterminio degli ebrei è proibito dalla legge. In Cina non esistono i fatti di Piazza Tienanmen del 1989, e così via. Jonathan Littell (Giulio D’Antona, La Stampa).

Nel processo al passato, le memorie contemporanee sono i testimoni, la storia è il giudice, e la sentenza è quasi sempre un’iniquità, sia per la falsità delle deposizioni, sia per la loro assenza o per l’ignoranza del tribunale. Per fortuna rimane aperto l’appello dei nuovi secoli. Louis-Auguste Blanqui, conspirateur di professione, cit. in Daniel Bensaïd, Una lenta impazienza, Alegre 2012.

La storia ricorda una sola rivoluzione veramente radicale: il diluvio universale. Henrik Ibsen.
Se sostieni che è difficile rintracciare nella legge Zan qualche nuovo diritto per gli omosessuali subito parte una carica di ingiurie come se tu volessi benedire la persecuzione. Se pensi che il problema dei migranti sia di difficile soluzione sembra quasi che tu voglia ributtare i migranti in mare. Ma se pensi che la caccia all’ebreo del 7 ottobre sia un crimine che non ha eguali allora vuol dire che indossi l’elmetto e non te ne importa niente dei civili uccisi nella guerra a Gaza. Pierluigi Battista, HuffPost.
[Putin? Che c’entra Putin?] Intere marce pacifiste mostrano di non sapere neppure che esiste o che abbia un qualsiasi ruolo in tutta questa enorme e tragica vicenda ucraina. La storia dell’aggressore e dell’aggredito è stata accantonata da un pezzo con un po’ di fastidio (sì, e allora?) oppure rimossa del tutto perché non serve a celebrare la pace. Furio Colombo, Repubblica.

Hamas ha perso il controllo di Gaza. Ansa.
Basta uccidere bimbi. [Bimbi]. Titolo fantasy dell’Unità.
Oltre 4000 docenti e ricercatori universitari hanno firmato l’appello partito dall’Alma Mater di Bologna con cui si chiede di sospendere ogni collaborazione con le università israeliane. 4000 docenti e ricercatori su un totale di 57mila sono il 7 per cento: né moltissimi né trascurabili. Pierluigi Musarò, fra i primi firmatari dell’appello, ha rilasciato alcune interviste nelle quali sottolinea con vigore il carattere «pacifico» e «non violento» dell’iniziativa. [Questo significa che si] poteva anche prendere in considerazione un’iniziativa bellicosa e violenta? L’alternativa all’appello era bombardare gli atenei di Gerusalemme e Tel Aviv? E l’avere optato per l’appello anziché per il bombardamento tratteggia la tenuta morale dei firmatari? (…) Aggiungo che le lezioni oggi in Israele sono sospese: gli studenti universitari sono tutti al fronte. Che distanza drammatica fra la tragedia e la retorica. Mattia Feltri, La Stampa.

La scelta di ricorrere a Julio Velasco – un non italiano, un esterno – per fare uscire dalla crisi le azzurre del volley pone un interrogativo: è ancora giusto, nella Nazione rifondata, affidare la guida d’una Nazionale a un allenatore non eletto dal popolo, che può essere sostituito con un ribaltone? Non è ora di cambiare le regole? Basta con i commissari tecnici: uno sport democratico deve prevedere l’elezione diretta del Mister. Sebastiano Messina, Repubblica.
Terrorizzata dal calo dei consensi, e ormai irrilevante in Europa dopo la disfatta dei suoi alleati spagnoli e polacchi, Fiammetta Nera ha gettato nel water l’idea di trasformare Fd’I in un partito moderato di destra. Recuperato il mattarello, ha scippato a Salvini la questione migranti, suo storico cavallo di battaglia. Dagospia.

[Matteo Salvini] ha irriso lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil per venerdì prossimo, alimentando la tensione sociale in un momento sicuramente non favorevole al governo Meloni. È semplicemente scarso [di QI] oppure lo fa apposta? Linkiesta.
Imbarazzante? Inopportuno? Noioso? Difficile definire l’apparizione di Beppe Grillo a Che tempo che fa. (…) Siamo ancora qui a fare i conti con le macerie prodotte dai suoi «vaffa», come comico è ormai un po’ in confusione e Fabio Fazio finge di non potergli fare le domande che si era preparato. [Con questo] goffo tentativo di ridare cittadinanza mediale a un signore che con gli sberleffi, la furia giustizialista e l’imbroglio politico mascherato da millenarismo pop (…) ha recato al paese danni enormi Fazio ha fatto un favore non da poco all’attuale governo mostrando di che pasta è fatta l’opposizione. Aldo Grasso, corriere.it.

Beppe? Ho riso. Giuseppe Conte.
Abbiamo scelto Conte perché quando parlava si capiva poco. Era perfetto per la politica. Beppe Grillo, Che tempo che fa.
Quindi gli italiani, gratis, guardano Beppe Grillo. Gratis ascoltano le battute vecchie (quella sul datore di stipendio ero alle elementari la prima volta che gliel’ho sentita fare) e l’italiano traballante («io vorrei che ti dasse la possibilità» è un congiuntivo che neanche Luciano Salce sceneggiando Fantozzi). [Contemplano,] in generale la disperazione, che è in effetti uno spettacolo sempre molto telegenico. Guia Soncini, Linkiesta.
«Grillo show: la tragedia d’un uomo dimenticato». «Si è dovuto recitare il suo necrologio da solo». Ellekappa, Repubblica.
E non di meno te la do io l’America. Dal web.
Buona parte dei 900 poliziotti di Portland, Oregon, ha manifestato esasperazione dopo essere stata sottoposta a un corso obbligatorio d’inclusività intitolato «Come interagire con i membri della comunità LGBTQIA2S+/Queer». (…) A introdurre il corso c’era Laura Rosenstein, del dipartimento di polizia, che si è presentata scandendo i propri pronomi (she/her/hers) e descrivendosi come «donna cisgender, che significa che la mia identità di genere è conforme con il sesso che mi è stato assegnato alla nascita e con le norme di genere della cultura dominante qui negli Stati Uniti». Marco Bardazzi, Rapsodia americana, BUR Rizzoli 2023.
Nessuno sta bene in società come gli stupidi. Roberto Gervaso.