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 2023  novembre 15 Mercoledì calendario

Intervista a Gerry Scotti

MILANO «È una vera gara, ogni settimana c’è una squadra che perde e due ragazzi vengono eliminati. È finita l’epoca del buonismo per forza: si prendono i brutti voti a scuola, si perde nella vita, nell’amore (una volta lasci, un’altra vieni lasciato) e nello sport. Noi puoi iscrivere 24 ragazzini ai 100 metri e sperare che arrivino tutti insieme al traguardo, è sbagliato. Penso sia un buon insegnamento per chi vuole entrare nel mondo della musica». Gerry Scotti presenta così Io Canto Generation, il talent che vede 24 ragazzi (dai 10 ai 15 anni) suddivisi in sei squadre (capitanate da sei protagonisti della musica italiana come Iva Zanicchi e Fausto Leali) che si affrontano in una gara a eliminazione. Il via domani in prima serata su Canale 5.
Visto che è finita l’epoca del buonismo, mi dica una cattiveria sui quattro giudici. Michelle Hunziker?
«Ma come faccio? È come mia sorella, diciamo che è troppo svizzera ma lo sa».
Orietta Berti?
«È come se fosse mia mamma o mia zia».
Al Bano?
«Una volta mi ha fatto la festa di compleanno a Cellino San Marco, ha sparato fuochi d’artificio fino a mezzanotte e mezza. Sono venuti i carabinieri a controllare, mancava poco che finivamo in galera».
Claudio Amendola?
«Per gli attori è la rappresentazione romana di quello che io sono per i presentatori. È una persona sempre sensata».
«Amici», «X Factor», «The Voice Kids»... Non ci sono troppi programmi che puntano sulla musica?
«No, non penso che sia un settore saturo o inflazionato; i rischi sono stati accuratamente valutati dai nostri dirigenti. È un titolo che ho fatto per un po’ di anni e non mi chieda perché poi è stato trascurato. La nostra vuole essere una festa per chi ama la musica, un programma che spazia tra tutti i generi, da Tenco a Lazza».
Teo Mammucari se ne è andato da Mediaset dicendo che non propone novità. Anche questo progetto può sembrare un’operazione nostalgia...
«Teo avrà avuto le sue ragioni e non mi permetto di dare giudizi. Dico solo che così come mi stupivo che Io Canto fosse stato trascurato per 10 anni, non mi sono stupito quando me l’hanno riproposto. La mia prima reazione? Era ora».
1983-2003: 40 anni di carriera. Cosa si aspetta?
«All’azienda ho detto: potete scegliere tra un bell’orologio d’oro – sapendo che avrebbero rifiutato (aggiunge ridendo) – o La ruota della fortuna. Per me sarà l’occasione di una bellissima celebrazione in onda durante le feste di Natale».
Il suo quiz, «Caduta libera», soffre, anche per le troppe repliche che lo hanno inflazionato.
«È stato un programma abusato, troppe volte sono state prese e riprese le puntate più belle. È una formula che ho accettato e sposato durante le difficoltà del Covid. Ma so che per il mio investitore anche 2,5 milioni di spettatori sono numeri molto interessanti».
È un soldato di Mediaset?
«Mi sento un normale lavoratore dello spettacolo. Io sono lo specialista che chiamano per risolvere certe situazioni, se c’è un incendio cercano uno che lo sappia spegnere; non mi chiamano quando c’è da dare fuoco. Ma ne sono orgoglioso».
Lei è lo zio Gerry, la Rai ha la zia Mara. Sente affinità?
«Penso che in questo appellativo – oltre a una forte dose di bonarietà e popolanità, che va oltre la popolarità – ci sia una forte connotazione carnale. Siamo tondeggianti, abbondanti, abbraccianti, zii d’Italia perché trattiamo gli spettatori come nostri familiari o amici, abbiamo un approccio sempre sorridente, confidenziale. Sempre per rimanere al femminile trovo una sintonia anche con Antonella Clerici».
Una foto con Amadeus ha fatto pensare che lei possa fare un salto a Sanremo.
«Era una stupidata tra due stupidi, abbiamo fatto più casino di quello che dovevamo fare, ma era solo un gioco».
Non pensa alla pensione?
«Io finché mi diverto cerco di resistere, ci sono panorami piu noiosi».
La tv dà dipendenza?
«Faccio tanta tv ma non sono un fanatico della tv. Non sono un teledipendente, piuttosto sono un malato di sport: guardo ogni cosa, dal calcio alla pelota basca».
Era una star della radio e poi è finito in tv...
«Ero convinto che la radio sarebbe stata la mia vita, ci ha creduto Claudio Cecchetto che con DeeJay Television mi ha forzato, io non ero tanto convinto. In radio ero nel mio brodo, protetto, tra i miei amici; la tv era un’altra cosa, all’inizio ho sofferto».
Poi è arrivato il quiz.
«Quando me lo ha proposto Fatma Ruffini (produttrice Mediaset) mi sono stranito, ero stupito e mezzo offeso: devi fare il preserale, mi disse. Pensavo: ma come? Sono reduce dalla finale del Festivalbar... Oh, aveva ragione lei e ora il preserale è diventata la mia confort zone».