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 2023  novembre 14 Martedì calendario

L'IRAN HA FREGATO GLI STATI UNITI E HA FINANZIATO HAMAS CON LE CRIPTOVALUTE - IN BARBA AGLI 007 AMERICANI, NEGLI ULTIMI DUE ANNI TEHERAN HA ELARGITO ALL'ORGANIZZAZIONE TERRORISTICA PALESTINESE 150 MILIONI DI DOLLARI - NEL 2019, DOPO LA MORTE DEL GENERALE DI HAMAS CHE SI OCCUPAVA DELLA CONTABILITA', E' SUBENTRATO AL SUO POSTO UN UOMO DI AFFARI, ZUHAIR SHAMLAKH, CHE DECISE DI RICEVERE I FINANZIAMENTI IN BITCOIN PER AGGIRARE LE SANZIONI OCCIDENTALI... -

Sono passati per la rete di cambia-valute Hawala e la loro conversione dal contante alle criptovalute i soldi, fiumi di dollari, 100-150 milioni l'anno nell'ultimo biennio, con cui l'Iran ha finanziato Hamas per comprare le armi e stipendiare decine di migliaia di miliziani. Il mix dei tradizionali sportelli che da Gaza alla Siria, dalla Turchia al Libano e all'Iran, con propaggini in Occidente e terminali fisici nelle strade della Striscia, sarebbe stato l'asso nella manica degli Ayatollah e dei capi di Hamas. In barba ai controlli, pur stringenti, degli 007 di Israele e Stati Uniti.

È un'inchiesta del Wall Street Journal a raccontare la guerra sotterranea del ministero della Difesa di Tel Aviv e del Tesoro Usa all'inseguimento del denaro insanguinato. A metà del 2019, un drone mirato uccise in un vicolo di Gaza un comandante di Hamas, Hamid Ahmed Khudari, noto come il Money Man, l'uomo dei soldi, dell'Iran. Il National Bureau of Counter-Terror Financing, l'agenzia di controterrorismo finanziario della Difesa israeliana, è convinto che fosse lui a gestire le rimesse in cui agenti di fiducia facevano la spola attraverso la barriera portando cash e merci nella Striscia, decine di milioni di dollari l'anno per foraggiare l'ala militare di Hamas.

Subentrò un uomo d'affari, Zuhair Shamlakh, che per eludere i controlli avrebbe cambiato strategia passando alle valute digitali. L'Nbctf emise, a partire dal 2021, sette ordini di sequestro di fondi in bitcoin, detenuti da 3 cambia-valute gazawi: due per 41 milioni di dollari secondo una società d'analisi di Tel Aviv, la BitOk, ulteriori 93 milioni sarebbero finiti tramite altri cambiavalute alla Jihad islamica palestinese. La provenienza, iraniana. La conversione alle criptovalute serve a aggirare le sanzioni occidentali.

In cinque degli ordini è citato lo sportello di cambi di Shamlakh, l'Al Mutahadun. Il proprietario di un'altra società coinvolta nella trama iraniana, Dubai Money, sarebbe «una figura chiave nell'infrastruttura economica di Hamas per riciclaggio e trasferimento di capitali», sempre per il ministero della Difesa israeliano. I protagonisti dell'affaire negano o tacciono.

All'inizio i cripto-scambi erano irrilevanti, ma dal 2020 sono diventati il sistema principale di finanziamento sommerso a Gaza, «parte essenziale dell'attività operativa di Hamas». Tom Alexandrovich, capo della Divisione difesa al Direttorato nazionale cyber, spiega che è questo il «modo silenzioso» in cui arriva il denaro da Teheran a Gaza, per la debolezza dei controlli e la difficoltà d'identificare gli attori. [...]