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 2023  novembre 14 Martedì calendario

Intervista a Greg

Signor Sorciosecco, piacere.
(Immediato) Le è piaciuto?
Ha dubbi?
Non è stato semplice rendere sulla carta quel mondo lì; (pausa) alla fine ho vissuto un transfert: mi sono sentito proprio “Sorciosecco” e ho scritto un’autobiografia.
(“Il mio nome è Sorciosecco”, all’anagrafe è Claudio Gregori, più noto come Greg. Sorciosecco è il personaggio principale del suo primo romanzo: un topastro e le sue avventure formative insieme a un gruppo di tre amici).
Spesso i primi libri hanno un’eco autobiografica.
Alcuni aspetti li ho esasperati, come la musica che ascolta.
Musica a parte, Sorciosecco compie delle rapine.
(Ride, a lungo) Non lo posso dire.
Insistiamo.
Rapine, no; ho compiuto qualche piccolo illecito.
Sorciosecco è veramente il suo soprannome?
L’ho inventato; tutto parte da un regalo di mia moglie: due presine per padelle e una spugnetta da doccia. Le prime a forma di papera, la spugnetta di rana.
Belle.
Le uso ancora.
Bene.
Mi divertivo a inventare dialoghi, mi intrigava il loro aspetto tenerello mischiato a un gergo capitolino da malaffare.
Il passaggio successivo?
Prendere un calzettone, riempirlo di gomma piuma e far nascere il topo.
Qual era il suo soprannome?
“Greg” me lo sono assegnato quando avevo sette anni: da malato di albertosordite sembrava americanoide; poi alle medie per alcuni sono diventato Gibbone: amavo arrampicarmi e avevo sempre le arachidi.
Da vero americano.
Le tenevo in tasca, infatti erano perennemente unte.
Sordi in Un americano a Roma sosteneva che l’aveva fregato la malattia, altrimenti chissà dove sarebbe arrivato. Lei?
Per parecchio tempo mi sono chiesto cosa sarebbe accaduto se da ragazzo avessi trovato il coraggio di andare in America.
Risposta?
Per la passione musicale sarei andato dalle parti del Tennessee, o comunque dove è nato il rock’n’roll; poi da adulto ci sono stato e sono posti bruttarelli.
Rispetto al mondo dello spettacolo, cosa cambia con la scrittura di un libro?
Il problema è che non hai subito una risposta però è un lavoro che ti espone di meno; con un libro puoi anche bluffare, puoi dire in giro che è andato bene, tanto chi lo controlla; mentre con il teatro non si scappa, con la tv pure meno.
Ansia, dove?
C’è il momento in cui t’incagli davanti alla pagina bianca e lì temi di non riuscire a concludere l’opera.
Sorciosecco in cos’altro le assomiglia?
Su alcune riflessioni, sul fatto che dentro il dizionario esistono molti più lemmi con prefisso negativo rispetto a quelli positivi; puoi trovare caos, disastro, incidente, bordello, catastrofe, macello; i corrispondenti positivi sono pochi; oppure esiste il “mal di testa” ma non il “ben di testa”; poi lo porto a esprimere l’antipatia per alcuni oggetti.
Esempio?
Detesto stringhe, lacci o cavi.
Che hanno combinato?
Se li lasci in un cassetto, e poi li riprendi, sono quasi sempre annodati; in Inghilterra c’è un equipe di scienziati che ci sta lavorando per scoprire il motivo.
Meno male…
Detesto pure le stampelle: cadono in continuazione.
Se per la musica si è ispirato al rockabilly, per la letteratura?
Anni fa mi ha conquistato Baudolino di Umberto Eco; di lui ho letto tutto.
Sorciosecco si esprime con un dialetto romano particolare.
Quando ho mandato il libro alla casa editrice, mi sono raccomandato di istruire la correttrice di bozze: non doveva toccarlo…
Alla fine?
Con la correttrice ci siamo amichevolmente scontrati.
Ne scriverà un secondo, un terzo…
Oggi non lo so, non sono per la serialità. Però chissà.