Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  novembre 13 Lunedì calendario

I Beatles al numero 1 dopo 54 anni


Persino Taylor Swift e Jung Kook dei Bts hanno dovuto farsi da parte: davanti ai Fab Four, now and then, oggi come allora, non c’è beniamino del pop, degli streaming, della viralità e del web che tenga. Almeno nel Regno Unito, dove i Beatles sono balzati al numero uno della classifica singoli dopo 54 anni.
Un record arrivato per la 18esima volta nel 2023 per merito di «Now and Then» appunto, singolo che ha visto la luce grazie ai prodigi della tecnologia, con il software di Intelligenza Artificiale già usato dal regista Peter Jackson nel loro documentario «Get Back», che ha permesso di isolare e ripulire la voce di John Lennon, separandola dal pianoforte. Quella demo da lui registrata in una cassettina alla fine degli Anni 70 è diventata «l’ultima canzone dei Beatles» e, di conseguenza, salvo altre sorprese distopiche, la loro ultima numero uno: «Now and Then» ha regalato ai Beatles il primato per l’intervallo di tempo più lungo mai intercorso fra un primo posto in classifica e un altro (l’ultima volta era stata nel 1969 con «The Ballad of John and Yoko»), battendo Kate Bush che, grazie ai social, nel 2022 aveva avuto una fiammata nelle chart inglesi con «Running Up The Hill», 44 anni dopo «Wuthering Heights».
Sir Paul McCartney, l’unico Fab Four insieme a Ringo Starr a potersi godere questo successo in parte postumo, si è detto «sbalordito» dall’accaduto e ha aggiunto che si tratta di un momento «molto commovente» per lui (che intanto, a 81 anni, è ripartito in tour dall’Australia e sta per approdare in Messico). Ma in effetti il segreto che ha fatto riesplodere la Beatlemania degli ultimi giorni è un po’ questo, l’emozione di risentire i Beatles. Non importa poi tanto se «Now and Then» sia un capolavoro o meno: su questo i fan (e la critica) si dividono e da una settimana discutono, argomentano, dibattono in maniera più o meno infuocata, con la conoscenza minuziosa di ogni virgola riguardi i quattro di Liverpool che solo i beatlesiani hanno. Ma i 50 milioni di stream globali totalizzati nei primi sette giorni di uscita del brano contengono tutta la nostalgia e l’affetto che il mondo ancora riserva loro, tutta la malinconia di rivederli ancora una volta insieme nel docufilm di 12 minuti che ha accompagnato l’uscita della canzone, raccontandone la genesi.
Anche in Italia, nonostante i numeri siano più timidi, si è sollevata un’ondata d’amore: «Now and Then» è il settimo brano più trasmesso dalle radio e in pochi giorni ha mandato sold out la prima tiratura delle copie fisiche messe in vendita il 2 novembre, quando il brano è uscito in contemporanea mondiale. Per trovarlo in classifica, però, bisogna scorrere fino al 52esimo posto, dove è in strana compagnia, in mezzo a Geolier e Shiva.
Sarà che i fan dei Beatles italiani, vuoi per fascia anagrafica vuoi per desiderio di un ascolto di qualità, sono più tiepidi nell’utilizzare le piattaforme web: l’elaborazione Fimi/Gfk della classifica dei singoli tiene conto infatti soltanto dei download e degli streaming premium, non includendo le vendite fisiche. L’«esperienza», per molti, sta invece proprio nel disco e nel toccare con mano quel che è quasi una reliquia. Così a Milano, da un paio di giorni, la Feltrinelli di corso Buenos Aires ospita un pop up store tutto dedicato ai Beatles, fra merchandising, dischi in versioni speciali e rarità, per celebrare i 50 anni delle raccolte «rossa» e «blu» che sono uscite in una nuova edizione più estesa. «The Blue Album», infatti, ora contiene anche «Now and Then», a completamento di una storia senza fine.