La Stampa, 13 novembre 2023
Intervista al papà di Elly Shlein
«Ci sono voci pacifiste in Israele e anche a Gaza. Oggi sono diventate una minoranza silenziosa: ma io voglio credere che quello spirito e quel dialogo, che a lungo si è costruito, non siano morti tra le urla degli opposti estremismi. Almeno lo spero». A parlare, in una lunga intervista a tutto campo col Corriere del Ticino, è Melvin Schlein, padre della segretaria del Pd Elly Schlein. «Tutti parlano della soluzione dei due Stati – prosegue – Anche Elly, ma io le ho detto: ci credo poco. Implicherebbe una strutturazione delle relazioni e un riconoscimento istituzionale che una parte della società araba non può accettare».
Ebreo di Leopoli, figlio di ebrei ashkenaziti fuggiti nel 1913 dall’Impero Austro-Ungarico, cresciuto nel New Jersey, Melvin Schlein diventa professore, esperto di politiche internazionali con una lunga carriera passata anche dalla sede di Bologna della Johns Hopkins University per poi trasferirsi negli anni ‘80 a Lugano. Nei primi anni dello Stato di Israele Schlein lavorò come volontario nel kibbutz di Nahal Oz, poco distante da Gaza, ancora oggi teatro di scontri.
Schlein, dalla sua casa svizzera di Agno, non fa mistero dell’antisemitismo vissuto sulla propria pelle nel sobborgo del New Jersey, dove viveva tra gli anni ’40 e ’50, denigrato come «sporco ebreo» finché «una volta mi riempirono di lividi. Come molti ebrei ho scoperto di esserlo in questo modo: io non lo sapevo, me lo hanno insegnato gli altri», racconta ancora al Corriere del Ticino.
Le immagini del 7 ottobre scorso hanno provocato in casa Schlein «orrore e grande preoccupazione» soprattutto per parenti e amici che vivono in Israele. Ma a preoccupare di più sono le manifestazioni di antisemitismo registrate in Europa, sempre più vicine e sempre più frequenti: «La frequenza degli episodi e i numeri che arrivano ad esempio dalla Francia fanno impressione» è l’amara constatazione.
Nell’intervista, Schlein dice anche di condividere l’orientamento della sinistra italiana sul conflitto in Israele. «Elly ha invocato con forza la tregua umanitaria. Non ci vuole un esperto per capire che una decina di comandanti di Hamas uccisi non valgono migliaia di vittime civili, il prezzo dell’operazione militare è sproporzionato e per Israele è un errore strategico».
E risponde alle accuse di chi sostiene che il Partito Democratico sia stato più moderato di altre sinistre europee nel distanziarsi da Hamas: «C’è stata e c’è una ferma condanna», replica, pur riconoscendo che «una certa parte della sinistra ha finito per unirsi alle file dell’antisemitismo storico, quello di destra che è sempre lì. È un male che ci portiamo dietro, sempre pronto a risvegliarsi e ora ha trovato nuova forza».