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 2023  novembre 11 Sabato calendario

George Simion contro l’Ucraina

Attenzione Zelensky, perché gli amici della Russia vogliono guadagnare terreno in Europa, dove sono già alla guida del governo con Orbán in Ungheria e ora Fico in Slovacchia. Uno di loro è George Simion, il leader dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur), partito di estrema destra che naviga nei sondaggi intorno al 20% in vista delle Europee dell’anno prossimo, che saranno seguite dal voto per il rinnovo del Parlamento.
    Per il sostenitore dell’unificazione tra Romania e Moldavia (dove è persona non grata) un buon risultato è possibile anche alle presidenziali, nelle quali è accreditato del terzo posto, dietro l’ex vice segretario generale Nato Mircea Geoana e l’attuale primo ministro, il socialdemocratico Marcel Ciolacu. «Il mio obiettivo – dice – è governare il Paese nella giusta direzione». Cioè battersi per la «patria», nel nome dell’illiberalismo, contro la «grande coalizione» che è ora al potere.
    Senza dimenticare la simpatia di Simion (trentasette anni, laureato in gestione aziendale, presidente della «Alleanza» fin dalla sua fondazione nel 2019, eletto deputato nel 2020 ) per le teorie no-vax durante la pandemia, l’elemento più preoccupante della sua ascesa è proprio la volontà – come ha sottolineato il Financial Times – di mettere in discussione il sostegno all’Ucraina nella sua resistenza all’aggressione. «Questa non è la nostra guerra», ha dichiarato, chiedendo al governo di Bucarest di sospendere gli aiuti militari a Kiev, interrompere l’addestramento dei piloti ucraini di F-16 e ripensare le relazioni con Washington e Bruxelles. L’Aur si è espressa anche contro il transito in Romania dei prodotti agricoli ucraini.
    Ammiratore di Donald Trump, il leader della «Alleanza» sostiene che in Europa «ogni voce dissidente viene automaticamente etichettata come putiniana». Una linea di difesa debole, alla luce della pressione anti Ucraina che viene dal suo partito. Gli farebbe bene ascoltare lo scrittore Mircea Cartarescu, candidato al Nobel, che accusa il presidente russo di essere «il crimine generalizzato». Lui, che ha vissuto nel regime di Ceausescu («Il tiranno mi ha tolto la giovinezza e ogni libertà»), sa di cosa parla.