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 2023  novembre 11 Sabato calendario

L’impero di Benko in frantumi getta ombre anche su Scholz

 René Benko era una figura così esagerata che per lui hanno inventato una nuova parola: l’Ösigarca, l’oligarca austriaco. Una (seconda) moglie modella, 4 figli, chalet e un gigantesco yacht dove è passata – ed è stata filmata – la politica austriaca, insomma una vita che ne ha fatto il beniamino dei tabloid in un mondo dove gli imprenditori ultra-ricchi sono spesso invisibili. Ora che il suo impero va in pezzi, divorato dalla bancarotta, la sua caduta è altrettanto pubblica («fuma dodici sigari al giorno», diceva ieri la Bild, verosimilmente informata dagli amici). E arriva a gettare un’ombra sul più cauto dei politici tedeschi: il cancelliere Olaf Scholz.
René Benko, immobiliarista, 46 anni, che ieri pomeriggio si è dimesso da tutte le sue funzioni nel gruppo Signa, era il secondo o il quinto uomo più ricco d’Austria, a seconda delle classifiche: 5,9 miliardi, secondo Forbes, il suo patrimonio personale. Origini umili, è cresciuto in una casa di 60 metri quadrati a Innsbruck. Non ha mai completato il liceo. A 20 anni, ristrutturando soffitte, ha guadagnato il suo primo milione. Di lì è stato un crescendo. Ha fatto incetta di negozi e palazzi nel centro storico di Monaco, ha comprato i grandi magazzini Karstadt (si vocifera ora di un interessamento del saudita Mohammed Bin Salman) e non c’è progetto urbanistico tedesco – da Stoccarda a Francoforte – che non porti il suo nome. Compresa Amburgo, dove fino al 2018 è stato sindaco Olaf Scholz.
Legami politici
Nonostante l’opacità sui conti, era amico dei ministri: era suo lo yacht dell’«Ibizagate»
Ma è ai legami politici con la cerchia conservatrice di Vienna che deve la sua ascesa. Entrava e usciva dai ministeri più di un ministro, si è scritto di lui. Dov’era il vicecancelliere austriaco Heinz-Christian Strache, quando fu ripreso in video ad accettare tangenti, in uno scandalo che ne avrebbe stroncato la carriera? Sullo yacht di Benko a Ibiza. Eppure, pur così mondano (il suo chalet a Lech am Arlberg veniva affittato per 510.000 euro a settimana sotto Natale), è stato sempre molto opaco sui propri conti. «C’è sempre stato qualcosa di poco serio nei suoi business», dice l’economista Gerrit Heinemann alla Frankfurter Rundshau.
Come ha fatto un personaggio così ad ammaliare anche il cancelliere Scholz? Bisogna sapere che Scholz è stato l’uomo forte dell’Spd e poi il sindaco di Amburgo dal 2011 al 2018. Erano gli anni della rinascita. Il vecchio porto, dismesso, veniva convertito in Hafen-city, le docklands di mattoni rossi diventavano un quartiere trendy in uno dei più grandi progetti di riconversione in Europa. Su tutto svettavano due progetti: la Elbphilharmonie, ideata da Herzog e De Meuron (completata), e poi la Elbtower, 245 metri di grattacielo disegnato da David Chipperfield. A vincere l’appalto per l’Elbtower è stato proprio Benko, già allora chiacchierato. L’opposizione al progetto era fortissima. Ma Scholz si era impuntato, sognava la vetrina: raccontano le cronache che raramente l’hanno visto così entusiasta come alla presentazione della Elbtower nel 2017.
Poi è arrivato il Covid, le richieste di locazioni di uffici sono crollate. L’aumento dei costi delle materie prime e poi quello dei tassi, hanno fatto il resto. L’easy money con cui Benko aveva costruito il suo impero ha ceduto il passo alle impossibili rate dei debiti da pagare. Benko ha alzato bandiera bianca. La Elbtower è arrivata al ventesimo piano. Le gru sono ferme da mesi. Resterà lo scheletro per anni, un incubo, mentre l’Spd cittadina faticherà a trovare un altro sviluppatore. Un monumento incompiuto alle idee di Scholz, alla sua sfortuna o al suo cattivo giudizio, quando – per una volta – era stato coraggioso.