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 2023  novembre 12 Domenica calendario

Il ritorno di Roberto Formigoni

Milano Roberto Formigoni vuole rientrare in politica, non dove ha lasciato quando era presidente della Regione Lombardia e fu travolto dall’inchiesta Maugeri o per cercare una rivincita personale, ma perché è convinto che a 76 anni abbia ancora qualcosa da dire, da proporre e da fare ora che ha scontato per intero la condanna a 5 anni e 10 mesi per corruzione. Dopo 5 mesi nel carcere di Bollate nel 2019 e detenzione domiciliare due anni dopo e affidamento in prova ai servizi sociali, oggi salda il debito con la giustizia.Quanto le è costato?
«La cosa che mi è pesata veramente è l’ingiustizia della condanna che ho subito. Sapere di non aver mai compiuto quello di cui mi accusavano e che stavo sopportando il peso di una sentenza politica senza colpa e senza prova, come disse il grande avvocato Franco Coppi dopo avermi difeso in Cassazione. All’inizio ero sommamente dispiaciuto anche per tutti quelli che mi avevano stimato, voluto bene e che mi avevano votato».
La sentenza passata in giudicato dice definitivamente che lei fu corrotto da Pierangelo Daccò con regali, viaggi esotici e altri benefit.
«Mi sono conformato ad essa anche se la ritenevo profondamente ingiusta. Daccò era un uomo ricco che da venti anni organizzava le vacanze ai Caraibi per una ventina di amici tra cui io. Non potendo io ricambiare con la stessa generosità, a Capodanno non potevo regalare più di una cravatta o un portafogli».
Se potesse tornare indietro, cosa non rifarebbe?
«Avrei fatto meglio a non fare quelle vacanze, perché un presidente di Regione, seppure lavorasse come un matto tutto il santo giorno, anche nelle vacanze avrebbe dovuto avere un atteggiamento più modesto».
Si chiude un capitolo difficile della sua vita. Ha già detto che in carcere è stato molto aiutato dalla fede.
«Dalla vicinanza degli amici, dal trattamento stupendo che ho ricevuto dai compagni di cella e dagli addetti del carcere di Bollate. Ho imparato che ogni uomo ha un lato buono, qualsiasi delitto abbia compiuto».
Lei è stato ed è uomo di Cl. È cambiato il suo rapporto con Comunione e liberazione?
«No. È cambiata un po’ Cl».
Le è stata vicina?
«Sì. Ciellini qualsiasi e dirigenza, ma anche tante persone che non conoscevo che mi facevano capire che continuavano ad apprezzare il Formigoni che aveva fatto le cose e che avevano votato».
In questi anni ha tenuto un basso profilo. Perché?
«Era una delle indicazioni dei giudici di sorveglianza».
Non si è mai allontanato dalla politica. Molti si chiedono cosa farà ora.
Democratico cristiano
«Ho una grande stima per Meloni, ma sarò un democratico cristiano nella coalizione»
«Non lo so. In tanti mi chiedono di rientrare, amici con cariche istituzionali, dirigenti di partiti e gente che incontro per strada. Io non ho ancora deciso, per il momento devo chiudere un percorso (nei prossimi mesi i giudici valuteranno formalmente se ha completato positivamente l’affidamento, ndr). Voglio dare una risposta seria e responsabile. Non mi interessa occupare un posto per ottenere una rivincita, ma se ci sarà uno spazio per una elezione vorrei dare il mio contributo per riportare i giovani ad aver un rapporto diverso con la politica».
Alle prossime Europee?
«Che sia chiaro, io in questo momento non sono candidato da nessuna parte e le elezioni sono a giugno, si vedrà e comunque prima bisogna verificare se e quando potrò candidarmi, e questo non è ancora chiaro. Voglio prima rientrare nella vita normale».
Eventualmente, sempre nel centrodestra?
«Sì. Io sono sempre stato un cattolico popolare, la mia casa è il Partito popolare europeo».
Al quale aderisce Forza Italia.
«Ho una grande stima per Giorgia Meloni ed alcuni suoi ministri, ma sono e sarò un popolare democratico cristiano dentro il centrodestra».
Come si spiega che nonostante tutto la politica la cerchi ancora?
«Per rimpianto dei tempi passati, quando Formigoni governava la Lombardia le cose andavano meglio. Pensano che abbia dei consigli da dare. Da me vengono anche imprenditori e artigiani che fanno fatica a trovare punti di riferimento».
Forse perché quando lei era in politica il rapporto con l’elettore era diretto e i voti dovevate guadagnarveli di persona?
«Il fatto che i candidati siano scelti dal capo del partito credo sia l’handicap maggiore per la buona politica perché uno deve poter scegliere il candidato cui poi rivolgersi. Oggi non si sa chi cercare».
Dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi è cambiato qualcosa per lei in FI?
«Oggi è tutto diverso. Forza Italia, il Popolo delle libertà non ha più la forza che aveva ai tempi del primo Berlusconi».
Da oggi ha per intero la sua libertà. Cosa farà?
«Niente d particolare. Non c’è niente da festeggiare, al massimo una pranzo a casa di amici».