la Repubblica, 12 novembre 2023
I carrozzoni milionari creati a Palazzo Chigi
ROMA – Una grande voglia di accentrare e di controllare e per questo creare carrozzoni sotto la voce “strutture di missioni” o nuove spa rimesse in vita. Il tutto condito da consulenze e nomine di esperti (spesso politici non rieletti).
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un anno ha creato cinque strutture di missione che costano circa 18 milioni di euro e prevedono esterni ed esperti per 3 milioni di euro all’anno, togliendo competenze a ministeri veri per accentrarli, in molti casi, a Palazzo Chigi. E se a questo si aggiunge il carrozzone rimesso in vita della società Stretto di Messina, con budget da 50 milioni di euro all’anno, il conto supera i 70 milioni all’anno per uffici ed enti voluti dal governo di centrodestra.
L’ultima struttura creata riguarda l’attuazione di un progetto che non c’è nemmeno sulla carta, il Piano Mattei: il sogno della presidente del Consiglio è quello di riportare l’Italia sulla scena internazionale come grande partner dell’Africa sul fronte energetico, economico e sociale. Non è chiaro con quali Paesi africani e per fare cosa, intanto però è stato creato l’ufficio burocratico incardinato a Palazzo Chigi, e non al ministero degli Esteri che già ha un dipartimento per i rapporti con Africa e Medio Oriente. La previsione di una spesa da 2,6 milioni per portare a Palazzo Chigi dirigenti e funzionari ministeriali. Nella struttura di missione per il Piano Mattei è previsto un budget di 500 mila euro all’anno per esperti e consulenti esterni.
E visto gli esperti nominati fino ad oggi nelle altre strutture di missione create dal governo Meloni, c’è il rischio che si scelga tra politici magari non eletti. A esempio una delle prime nuove strutture di missione create dal governo Meloni è quella per la “semplificazione amministrativa” a supporto della ministra Maria Elisabetta Casellati. La struttura di missione per la “semplificazione amministrativa”, scorrendo le news sul sito, ha organizzato un incontro a luglio e un convegno a settembre: vi lavorano tre dirigenti e sette funzionari (ma il decreto di istituzione arriva fino a otto come possibilità). Questa struttura ha un budget da 750 mila euro per esperti e consulenti, e scorrendo i nomi di alcuni nominati compaiono ex parlamentari, come la senatrice uscente di Forza Italia Urania Papatheu con compenso da 40 mila euro per «attività di studio in materia di semplificazione», o ex consiglieri comunali. Già in fase di assegnazioni delle deleghe c’era stato il balletto su quelle da assegnare a Nello Musumeci. Alla fine è stata “inventata” la delega alle Politiche del mare ( ma senza la pesca, perché la voleva mantenere all’Agricoltura Francesco Lollobrigida, e senza la Capitaneria di porto, perché la voleva tenere alle Infrastrutture Matteo Salvini). Ed ecco arrivare una struttura di missione ad hoc con ennesimo budget per consulenze esterne. E scorrendo i nomi, anche qui salta fuori qualche ex deputato.
Poi ci sono altre due “nuove” strutture di missione, incardinate sempre a Palazzo Chigi: si tratta delle strutture per il Pnrr e per le Zone economiche speciali (Zes).
Meloni appena insediatasi ha smontato l’impalcatura creata dal governo Draghi per il controllo della spesa del Pnrr, togliendo competenze al ministero dell’Economia per accentrarle a Chigi. Con conseguente trasferimento da vari ministeri di una cinquantina di funzionari più dirigenti con costo annuo di 6 milioni di euro. Immancabile anche qui il budget per le consulenze esterne: 580 mila euro quest’anno, 700 mila all’anno dal prossimo anno. Un’altra struttura di missione incardinata a Palazzo Chigi è quella per le Zes: un ufficio con 67 tra funzionari e dirigenti che dovrà vagliare tutte le migliaia di domande che arriveranno adesso dal Mezzogiorno, trasformato in Zona economica speciale unica. In qualsiasi Comune a sud di Roma anche per aprire un cinema o una piccola attività anziché andare al Suap comunale si dovrà presentare una domanda alla Struttura di missione delle Zes: prevista una spesa di 300 mila euro per il nuovo sito della Zes unica, un budget da 8,5 milioni per i dipendenti in comando e 700 mila euro per esperti e consulenze.
Ma a proposito di spese per realizzare “il programma” del centrodestra, non si può non citare la scelta del governo Meloni di rimettere in piedi una società ormai chiusa e in fase di liquidazione: la Stretto di Messina spa, la mitologica società nata negli anni Ottanta per realizzare il Ponte che non c’è. E per concretizzare certi sogni non si bada a spese: la società sta assumendo consulenti esterni e 100 tra dirigenti e funzionari che nel 2011, quando la spa venne chiusa, erano stati mandati ad Anas ed Rfi. Inoltre sta rimettendo in piedi vecchi contratti di consulenza: come quello da 90 milioni con la Parson trasportation group per la validazione del progetto del consorzio Eurolink capitanato dal gruppo di Pietro Salini, che aveva vinto la gara per realizzare il Ponte nel 2010. Per certi sogni, o per controllare tutto, non si bada a spese dalle parti di Palazzo Chigi.