La Stampa, 12 novembre 2023
Cent’anni di Callas
Maria Callas a Milano visse a lungo, in una villa ora demolita di via Buonarroti 38, adorna di una Madonna del 700 del veronese Vignaroli e di due nani orientali in legno di sandalo comperati su consiglio di Visconti. Ma da Milano, in fondo, Maria Callas non se n’è mai andata. Sulla Scala ne aleggia ancora il fantasma, anche se i vedovi turibolanti sono quasi del tutto estinti: eppure le primedonne cercano in scena quel «punto Callas» dove pare che la voce si trasfiguri, e se si allestisce un Pirata, una Medea o una Gioconda, per non parlare di una Traviata, ecco il brivido della lesa maestà, della leggenda che non va sfidata. Dunque è molto naturale che il centesimo compleanno del Mito, il prossimo 2 dicembre, venga festeggiato in tutta la città e in particolare in piazza Scala. Sul lato est, nella sede della Banca Commerciale trasformata in Gallerie d’Italia, è appena stata inaugurata una mostra che ne ricostruisce l’immagine privata, in 91 scatti dell’archivio Publifoto acquisito da Intesa Sanpaolo. A nord, nel Museo della Scala, sta poi per aprirsi un’esposizione molto originale, sfaccettata, con il contributo di differenti e importanti talenti artistici. Ma quello di Callas 100 è un vero e proprio palinsesto, che comprende tra l’altro una serata speciale al Piccolo Teatro e rassegne alla Biblioteca Sormani.
Per capire quanto il soprano magnetico e leggendario «dal vasto occhio egeo» (copyright dell’impareggiabile Camilla Cederna, che la conobbe bene, la venerò e la prese pure molto in giro) abbia contato nell’immaginario della città negli anni d’oro e anche un po’ grigio fumo del Boom conviene dunque, intanto, immergersi nelle foto delle Gallerie d’Italia, perché come segnala il curatore della mostra, Aldo Grasso, da lì sembra che esca, come in una macchina del tempo, un mondo intero. Gli astanti, per cominciare: attorno a Callas, colta a cena o per strada, in camerino o in aeroporto, mentre prova gli abiti dalla Biki o prende il sole in barca, ecco Luchino Visconti e Vittorio De Sica, Arturo Toscanini e Victor De Sabata, il Duca di Bedford e Valentino Bompiani, Pasolini ed Elsa Maxwell, naturalmente Onassis, l’anima gemella, dopo la fatale crociera sul Christina: ma anche, per dire, Gino Latilla e Lello Bersani, tutti soggiogati, tutti con quello sguardo che da Maria non riesce a staccarsi. Pensate a Marilyn, a Madonna, a Lady Diana: non pensate ad Angelina Jolie, che pure, correndo un enorme rischio, sta girando un film su di lei.
Il più adorante nelle foto, ovvio, è il primo marito Giambattista Meneghini, il pigmalione attempato e provinciale, il manager tuttofare, anche un po’ troppo, che scoprì la goffa ragazzona greco-americana alla prima trasferta veronese promettendo, in sei mesi, di farne una diva. Impegno mantenuto: seguirono, in un intreccio che nessuna serie Netflix potrebbe eguagliare, l’eliminazione di una trentina di chili, la trasformazione della bambocciona in cigno sofisticato, l’ascesa sociale vertiginosa fino al trono di regina di Milano e poi della café society. Poi l’incontro con Onassis, lo scandalo, il declino, la parentesi cinematografica, l’esilio e la fine impietosa a Parigi. Callas è così Callas, in queste immagini, che il pericolo è di dimenticarsi di «quella» voce, e insomma di dare credito alla critica sferzante dell’Express per cui in lei «tout était admirable hormis la voix». Per evitarlo, mettere subito su YouTube una Maria a scelta, magari un Qui la voce…vien diletto dai Puritani, farsi ritrafiggere da quella «spada lucente» (Cederna, ancora) e, non dimenticando il gran godimento che suscitano le meravigliose Publifoto, provare tra qualche giorno le emozioni che, al Museo della Scala, offrirà Fantasmagoria Callas, l’altra mostra del compleanno, curata da Francesco Stocchi.
Racconta Margherita Palli, che ne firma l’allestimento: «Con Stocchi e con la direttrice del Museo, Donatella Brunazzi, abbiamo pensato al coinvolgimento di cinque artisti che, per questioni generazionali e non solo, al mito si accostano per la prima volta: e a un’esperienza immersiva, per quanto la parola non mi piaccia poi tanto, che faccia risaltare la magìa del personaggio». Qui si parte, infatti, dalla voce, in una nuova composizione di Alvin Curran: e in un sentiero passante, che avvolge il visitatore, si transita nel buio all’installazione fantasmatica della franco-marocchina Latifa Echakhch, poi alla saletta cinematografica dove si vede il corto di Mario Martone che unisce Callas a Ingeborg Bachmann, protagonista Sonia Bergamasco. Chiudono la visita un’opera di Francesco Vezzoli, il viso di Maria su tela da ricamo, i grandi occhi contornati di azzurro, e un abito di Giorgio Armaniper dare «forma a una voce». No, non se n’è mai andata. —