il Giornale, 11 novembre 2023
Intervista a Nerio Alessandri, il fondatore di tecnogym
Vengono forgiati a Cesena gli attrezzi per lo sport e il tempo libero dal logo giallo fuoco e plurimi spigoli. È Technogym, fornitore ufficiale di nove Olimpiadi, inclusa la prossima di Parigi, 721,5 milioni di euro di ricavi, 2.300 dipendenti fra la sede romagnola, lo stabilimento in Slovacchia e le 14 filiali nel mondo. Con questi strumenti si allenano 55 milioni di persone in 85mila centri wellness e 400mila abitazioni private, sono performanti e nel più puro spirito italiano: belli. L’Ur-Technogym prendeva forma nell’ottobre 1983 nell’autorimessa dell’allora ventiduenne Nerio Alessandri, diploma in disegno industriale e contratto a tempo indeterminato in un’azienda di grido; non vi rimase a lungo, il prode Nerio, troppe le idee per la testa, la propensione al rischio, l’istinto imprenditoriale, e su tutto la fame di farcela di lui cresciuto in una casa colonica con papà contadino a mezzadria poi muratore e mamma operaia in un magazzino di frutta.
Quarant’anni fa nasceva Technogym. Atto di nascita: la prima hack squat.
«L’avevo progettata e assemblata nei fine settimana perché già lavoravo in azienda. Mi licenziai l’anno successivo».
Con grande disappunto di mamma.
«Per un mese mi tenne il muso, avevo lasciato posto fisso e la cosa la preoccupava molto. Però avevo creato una tale confusione in casa che alla fine si arrese, c’erano pezzi ovunque, un viavai di camion. Una specie di tsumani, con la compassione dei vicini».
Vent’anni fa in Romagna ha lanciato la Valle del Wellness.
«E abbiamo pure coniato il termine, vero e proprio marchio: combina wellbeing, che sta per benessere ovvero il nostro punto di arrivo, con fitness, il nostro punto di partenza. Allude a uno stile di vita fatto di nutrizione sana, attitudine mentale positiva e movimento regolare».
Genera un giro d’affari da 1,5 miliardi.
«E tanta salute».
Qual è il potere dell’allenamento?
«L’allenamento è tutto nella vita».
Talenti si nasce o si diventa?
«Di base devi avere un’attitudine, ma solo se ti alleni puoi diventare un atleta, o un campione, o un bravo manager o imprenditore. Puoi allenare la creatività, il senso dell’equilibrio. Anche il benessere psicofisico va allenato attraverso la ginnastica, la meditazione, l’arte, l’amicizia, la famiglia».
Cos’è a famiglia?
«Ciò che sta in cima a tutto».
Da grande avrebbe voluto fare lo stilista. Chi è lo stilista del cuore?
«Non ho stilisti di riferimento, indosso capi sartoriali. Mi piace fare un mix per cui, è il caso di oggi, posso indossare scarpe da tennis con jeans e giacca elegante. Non mi piacciono gli stereotipi, non sono omologato. Amo le cose belle, ma semplici e non costose, detesto gli sprechi».
Sportivo all’ennesima potenza?
«Mi piacciono quasi tutti gli sport, anche solo guardarli. Gioco a tennis, vado in bicicletta. Non sono però un atleta».
Non ha il tempo.
«Non è questo il punto. Il tempo è il prodotto più democratico che esista. Disponiamo tutti di 24 ore, dipende come vengono usate. È questione di priorità».
E quali sono le sue priorità?
«La curiosità che poi porta a conoscere e a fare esperienza, quindi a imparare, e a consolidare con l’allenamento. Il motore è, come si dice dalle nostre parti, l’imbestio, la grinta bestiale. È una catena: se sei curioso approfondisci, se approfondisce ti appassioni, se ti appassioni porti a casa i risultati, se porti a casa risultati diventi un campione».
Lei è un uomo del fare.
«La felicità e il benessere passano attraverso il fare. La pigrizia è uno dei peggiore nemici del benessere. Fare vuol dire costruire, dipingere... Siamo nati per fare, per costruire, per muoverci. Il mio stile di vita nasce dall’equilibrio tra lo stare con gli amici, in famiglia, mangiare in modo sano, fare esercizio fisico, immergermi nella natura, coltivare il piacere del bello e del colore».
Con predilezione del giallo. Corretto?
«Giallo è energia. Mi piace».
Frequenta i grandi campioni. Cosa hanno in comune?
«Ciò che condividono i grandi stilisti o i grandi imprenditori o i grandi manager o i grandi artisti: l’ossessione a fare meglio, ad alzare sempre l’asticella da soli. Se la alzi tu, l’asticella, sei un campione; se aspetti che siano gli altri allora sei un dilettante».