il Fatto Quotidiano, 12 novembre 2023
In Perù, pure la pesca delle acciughe soffre per il caldo anomalo
In Italia – Dall’Atlantico continuano a susseguirsi perturbazioni, seppure meno intense e rovinose dopo la grave alluvione del 2-3 novembre in Toscana, il cui bilancio si è chiuso con otto vittime e danni per almeno 500 milioni di euro. Tuttavia le nuove piogge da libeccio tra sabato 4 e domenica 5 (100-150 mm dalla Lunigiana alla Montagna pistoiese) agendo su territori ormai saturi d’acqua – oltre che troppo cementificati, amplificando un rischio alluvionale già forte – hanno determinato altre inondazioni tra Prato e Pistoia per lo straripamento del torrente Stella a Quarrata e dell’Agna a Montale. Martedì 7 e mercoledì 8 piogge e qualche temporale più intenso hanno interessato il Centro-Sud, mentre insoliti temporali tardivi colpivano con grandine la bassa Valtellina e le Prealpi lombardo-venete. Infine i forti rovesci di venerdì sera hanno causato ulteriori allagamenti presso Prato. Le precipitazioni delle ultime tre settimane sull’Appennino Tosco-Emiliano sono eccezionali: se già a ottobre-novembre 2019 stupirono i 1.900 mm d’acqua caduti in un mese e mezzo nell’entroterra savonese, ancora più sorprendenti sono i 1.580 mm rilevati in 24 giorni dal 18 ottobre a ieri a Lagdei (Parma). Le incalzanti perturbazioni da Ponente hanno anche scaricato grandi nevicate intorno al Monte Bianco, dove c’è già un metro di manto a quota 2.000 m. Annullata ieri per vento e tormenta la gara di Coppa del mondo di sci alpino tra Cervinia e Zermatt. Almeno la situazione idrica nel bacino del Po è tornata buona dopo due anni di carenza. Situazione opposta lungo l’Adriatico e all’estremo Sud, sottovento all’Appennino rispetto all’ostinato libeccio umido, o fuori dalla traiettoria delle perturbazioni: in Sicilia, con meno di 5-10 mm di pioggia, ottobre è stato il più secco in un secolo.
Nel mondo – Secondo il servizio di monitoraggio satellitare europeo Copernicus ottobre 2023 è stato il quinto mese consecutivo a stabilire un nuovo primato di caldo globale, e lo ha fatto in maniera eclatante superando di 0,4 °C – un’enormità – il record precedente che risaliva a ottobre 2019, di 0,85 °C la media del trentennio standard 1991-2020, e di 1,7 °C quella del periodo preindustriale 1850-1900. Le cause sono il riscaldamento globale antropogenico a lungo termine cui si sovrappone l’attuale episodio “El Niño” nel Pacifico, che si prevede prosegua almeno fino ad aprile 2024. Questo, dando luogo a temperature del mare 2-3 °C più elevate del solito che ostacolano la normale risalita di plancton insieme ad acque profonde lungo la costa sudamericana, ha già causato gravi impatti negativi sulla pesca delle acciughe in Perù, cruciale per l’economia del Paese. In un mondo così caldo aumentano sia l’evaporazione dagli oceani, sia la capacità dell’aria di contenere vapore acqueo (7% in più per ogni grado °C di incremento termico: è la legge fisica di Clausius-Clapeyron), così ottobre 2023 ha visto anche un record di contenuto di acqua “precipitabile” nell’atmosfera, ovvero disponibile per eventi estremi come i nubifragi in Toscana o i diluvi che negli ultimi giorni hanno alluvionato il dipartimento francese del Pas-de-Calais, la Somalia e la Repubblica Dominicana. Sempre ai minimi storici la superficie della banchisa antartica, alle porte dell’estate australe. Novembre non cambia strada e sta proponendo una cascata di record mensili di caldo, tra cui 27,5 °C a Tokyo, 35,1 °C a Creta (nuovo primato novembrino per tutta Europa), 35,9 °C a Phuket in Thailandia, 30 °C in Colorado, 34 °C in Texas, 35 °C in Oklahoma, 44 °C in Bolivia, Paraguay e Argentina. Sempre secondo Copernicus ormai è virtualmente certo che anche il 2023 nel suo insieme diventerà l’anno più caldo almeno dall’inizio delle misure strumentali estese in tutto il mondo a metà Ottocento, in linea con gli scenari di più intenso riscaldamento globale noti da mezzo secolo.