il Fatto Quotidiano, 11 novembre 2023
Il Fmi e il rispetto per le istituzioni
In un angolino della testa di quasi tutti, ne siamo convinti, c’è quel “dogmatico rispetto verso le istituzioni” di cui già Franco Battiato. E ovviamente tra le istituzioni va annoverato anche il Fondo monetario internazionale, primaria organizzazione economica basata a Washington e animata dai meglio esperti del globo (basti dire che ci ha lavorato Carlo Cottarelli…). Ecco, sui giornali di giovedì abbiamo letto pezzi allarmati tipo: “Il Fmi boccia la manovra: non spinge la crescita, Italia poco ambiziosa” (Repubblica). Uno potrebbe pensare: ah vedi, pure il Fondo monetario dice che non è il momento di tornare all’austerità e che anzi – ambizione ci vuole! – è l’ora di una bella manovra iper-espansiva. Purtroppo non è così, nel senso che le parole nel mondo del Washington consensus hanno significati diversi che nella realtà: “Abbiamo consigliato al governo italiano di anticipare l’aggiustamento fiscale e di essere più ambizioso, nonché di pensare anche a riforme di bilancio strutturali e favorevoli alla crescita”, dice il Fmi, cose tipo “un taglio delle spese nelle aree non critiche” (sic) e pure qualcosa per rilanciare “la produttività”, che nel gergo dei nostri amici significa rendere ancor più povero e ricattabile il lavoro. Pure le Banche centrali, scrive il Fondo, devono darsi una regolata: guai ad abbassare i tassi d’interesse, proseguire la stretta monetaria “è fondamentale per garantire il ritorno dell’inflazione al target entro un arco di tempo ragionevole”. Ecco, il nostro dogmatico rispetto verso le istituzioni ci ha spinto a interrogarci a lungo sulle posizioni del Fondo, nonostante a prima vista “un aggiustamento di bilancio favorevole alla crescita” (aka austerità) con annessa stretta monetaria (che serve proprio per rallentarla la crescita) ci sembrasse tipo “la dieta in cui ci si abbuffa per dimagrire” e ci facesse pensare a quel vecchio e un po’ volgare slogan pacifista: “Combattere per la pace è come fottere per la verginità”. È il rispetto per le istituzioni che ci frega e, anche di fronte a palesi assurdità, ci spinge a pensare “possibile che abbiano scritto una cazzata simile?”. Sì, è possibile, anzi è quasi la regola: l’unica cosa da chiarire è se sono cretini loro o se pensano che siamo cretini noi.