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 2023  novembre 12 Domenica calendario

Un corto generato in conllaborazione con l’Intelligenza artificiale

Ogni giorno un’Intelligenza artificiale decide le canzoni che ascoltiamo, i film che guardiamo in streaming, il cibo che ordiniamo. Cosa accadrebbe se potessimo affidarle il nostro destino? È la domanda sullo sfondo di Cassandra, cortometraggio creato in collaborazione con l’Intelligenza artificiale e prodotto da Scuola Holden con Rai Cinema e il contributo del Transmedia Lab dell’Università La Sapienza di Roma. La particolarità del corto, disponibile dal 27 novembre su RaiPlay, è che non solo affronta il tema dell’Intelligenza artificiale dal punto di vista della trama, ma sperimenta anche l’IA a vari livelli della progettazione e realizzazione (proprio mentre questa tecnologia ha scatenato la protesta di Hollywood): scrittura, regia, comunicazione, fino allo sviluppo di un gioco interattivo nel mondo di Cassandra.
La storia narrata nel corto indaga il rapporto tra una studentessa, Agatha, interpretata da Nicole Soffritti, e appunto Cassandra, un’app che attraverso l’analisi dei dati sulle abitudini degli utenti può prevedere quello che accadrà nelle loro vite. Nel dettaglio, la startup che sta sviluppando Cassandra seleziona Agatha per «allenare» l’app attraverso domande e insegnarle a esprimersi con un tono di voce più umano. Si può chiederle di tutto: informazioni su come andrà il lavoro, lo sport, l’amore. Per iniziare, basta solo installare l’app e consentirle l’accesso a tutti i profili social di Agatha, a Spotify e all’email, affinché possa raccogliere le informazioni in base alle quali formulare le previsioni. Cassandra è stata poi progettata per diventare sempre più precisa, con le previsioni che si arricchiscono di immagini, suoni e di un linguaggio più affascinante. L’app, inoltre, non è uno spazio bianco in cui inserire le domande in forma scritta; con lei è possibile guardarsi in faccia. Il personaggio di Cassandra – generato per la realizzazione del corto interamente con l’IA attraverso la combinazione delle app Midjourney e HeyGen per l’animazione – ha infatti sembianze umane femminili: evoca l’immagine della sacerdotessa della mitologia greca di cui porta il nome e parla in modo simile ad Alexa, come un’assistente vocale. Infine, si esprime mostrando una delle doti che più di altre consideriamo peculiari del genere umano: l’ironia.
A questo punto dove è il confine tra la capacità dell’Intelligenza artificiale di prevedere il futuro tramite algoritmi e quella di influenzarlo attivamente? Neanche Agatha può rispondere, soprattutto dopo che l’app ha previsto persino un incontro sentimentale, quello con Alessio, studente coinvolto anche lui nel progetto di evoluzione dell’app. E il triangolo amoroso coinvolge due intelligenze umane e una artificiale.

Il corto è il primo progetto audiovisivo dell’Holden.ai Storylab, l’osservatorio interno alla Scuola che si occupa di ricerca, divulgazione e formazione sull’applicazione e l’impatto delle intelligenze artificiali generative in ambito creativo. E per Cassandra è stata appunto usata, a vari livelli, proprio l’IA. Racconta Riccardo Milanesi, sceneggiatore e codirettore del laboratorio: «Per scrivere il corto abbiamo cercato di trovare una sorta di misura tra noi e l’Intelligenza artificiale. Non le abbiamo chiesto di scrivere al posto nostro, l’avrebbe fatto peggio. L’abbiamo però usata come strumento per potenziare l’immaginazione umana». Nel concreto, gli autori non si sono limitati a immaginare i protagonisti ma hanno provato a dialogare con Agatha e Alessio attraverso la creazione dei rispettivi chatbot: una versione digitale con cui era possibile simulare una conversazione testuale online. Quindi, li hanno interrogati per scoprire i dettagli del loro carattere, le sfumature più impercettibili. Sono nate così, ad esempio, alcune delle scene chiave della storia d’amore, come quella in cui Alessio dona ad Agatha un mazzo di fiori bianchi. «Abbiamo chiesto al chatbot di Agatha quali fossero i suoi fiori preferiti – racconta Milanesi – e lei ha risposto: i gigli». Una scelta che ha persino messo in difficoltà la troupe: «Non era la stagione giusta – racconta Demetra Birtone, regista del corto e diplomata Scuola Holden —. Ho capito che con l’Intelligenza artificiale funziona così: l’IA non è quello che mi aspettavo, qualcosa che schiocchi le dita e ti offre una soluzione». Al contrario: l’Intelligenza artificiale ha un certo grado di imprevedibilità. A volte fa qualcosa che non ti aspetti o non vorresti. Proprio come accade nella fiction del corto, quando Cassandra rivela ad Agatha ciò che la ragazza non avrebbe voluto sentirsi dire.
Non solo. Anche a disegnare la personalità di Cassandra hanno contribuito gli strumenti tecnologici. Gli interventi dell’IA sono rapidi, arguti, ispirati dal dialogo degli autori con Bard, l’assistente creativo di Google. Mentre il logo del corto è stato sviluppato grazie a Looka, una piattaforma basata sull’Intelligenza artificiale.
Ma la sfida tecnologica più grande, dal punto di vista della regia, ha riguardato la possibilità di rendere visivamente lo sguardo di Cassandra sul mondo. Birtone, insieme a Giovanni Abitante, film-maker esperto di IA, ha alternato alle scene con gli attori in carne e ossa alcune sequenze animate realizzate attraverso un’ulteriore app, Runway, che genera le animazioni sulla base delle riprese. Un po’ come quando ricaviamo la nostra versione cartoon per la foto profilo a partire da uno scatto. «L’IA vede tanti mondi diversi e da un solo girato può restituire una molteplicità di versioni animate. Ci siamo avvicinati alla soluzione progressivamente», racconta Birtone. Non senza qualche sorpresa: «Non sai mai davvero quale sarà il risultato. A volte Agatha diventava un uomo nella versione animata. O un murale sullo sfondo si trasformava in una figura umana che in realtà non c’era. L’IA creava mondi inesistenti».

Cosa accade, quindi, se l’IA non si comporta come desideriamo? La storia non offre soluzioni e non termina alla fine dei circa 12 minuti del corto. Un po’ perché le domande che solleva non trovano oggi tutte le risposte e in parte perché l’obiettivo di Cassandra è quello di aprire il racconto agli utenti. Il pubblico, infatti, è chiamato ad immergersi in un’esperienza transmediale, che coinvolge più piattaforme e con diverse modalità di interazione. È possibile ad esempio dialogare con i protagonisti attraverso i loro profili Instagram (qui quello di Agatha: https://instagram.com/chiamatemiagatha). Mentre è in fase di sviluppo, grazie alla collaborazione con il Transmedia Lab, un Alternate Reality Game, un gioco interattivo nel mondo di Cassandra. Per esplorare gli aspetti più profondi della vicenda, invece, è in via di progettazione e rilascio un podcast dedicato.
«Cassandra è il primo frutto del lavoro del nostro laboratorio dedicato all’IA», spiega Martino Gozzi, amministratore delegato di Scuola Holden e docente. Sono previsti altri progetti in collaborazione con l’Intelligenza artificiale e forse nuovi episodi per sviluppare i temi del potenziamento della creatività umana attraverso le tecnologie generative. Diverse le possibilità, una la parola chiave: sperimentare. Per un dibattito che non sia solo informato, ma faccia passi in avanti. Infine, un bilancio sul rapporto tra Intelligenza artificiale e umana dopo questa esperienza a stretto contatto. L’IA è un’alleata potente: fa velocemente operazioni complesse, divora lo scibile umano, trova connessioni che ci costerebbero tempo e fatica. «Ma – nota Milanesi – non ha una pancia, delle ferite, un destino. La creatività può anche appartenere all’Intelligenza artificiale, l’immaginazione no, è degli esseri umani perché riguarda la possibilità di vedere quello che ancora non c’è». Ci attendiamo che la scintilla creativa, l’inaspettato, provengano ancora dalla mente umana. Almeno per un po’.