Tuttolibri, 11 novembre 2023
Tre lettere di Irène Némirovsky
Al Maestro, all’amica, ai famigliariUna Patria che proteggaA Gaston ChérauParigi, 22 ottobre 1930Caro Maestro,è stato un grande piacere ricevere sue notizie e sono profondamente colpita dall’interesse e dalla benevolenza che mostra nei miei confronti. Sono certa che otterrò la sua approvazione quando le dirò che ho deciso di aggiornare le pratiche per accedere al Goncourt proprio perché la naturalizzazione francese potrebbe facilitarmelo. Diventare francese è il mio desiderio più grande poiché, in base alla legge del nostro paese, non ho più il diritto di dichiararmi russa. Mi auguro di riuscirci per me e soprattutto per mia figlia, che vorrei fosse «come tutti», con un paese, una patria, una legge che la protegga in caso di necessità, e la possibilità di dire con giusto orgoglio: il mio paese... la mia patria... È una cosa molto importante. Ma proprio perché vi attribuisco un grande valore, vorrei essere del tutto disinteressata, vorrei che il beneficio morale e materiale del premio non influenzasse quello che ritengo un grande dono.Sono sicura che lei mi perdonerà di non aver esaudito i suoi desideri e oso sperare nella sua approvazione. Quanto al Premio, sarei stata senz’altro felice di riceverlo, e molto orgogliosa, ma che cosa ci posso fare? Dal momento che è impossibile... Se so che lei mi giudica degna di meritarlo, questo mi basta, e mi sento, glielo assicuro, pienamente soddisfatta.Dall’intestazione della sua lettera, vedo che lei si trova ancora in campagna, e questo mi dispiace molto perché avrei tanto voluto incontrarla prima della mia partenza per la Svizzera, il 15 novembre. Passerò un mese con mio padre che si trova laggiù per delle cure. La scorsa estate si è ammalato improvvisamente e la cosa mi desta grosse preoccupazioni. Lei mi chiede se lavoro... Un po’, ma male. Conto di concentrarmi meglio in Svizzera perché alloggerò in un sanatorio dove, come può immaginare, non avrò molte distrazioni!...Caro Maestro, se torna a Parigi prima del 15 novembre, mi scriva, per cortesia. Sarò molto felice di vederla, e così pure mio marito.Voglia credere, la prego, alla nostra sincera devozione.•A Madeleine CabourIssy-l’Évêque, 22 dicembre 1940Cara amica,
sono stata molto felice di ricevere tue notizie. Devo confessarti che guardando sulla carta geografica la posizione esatta di Lumbres ero alquanto in apprensione riguardo la sorte di tutti voi. Grazie a Dio, ve la siete cavata, ma tu, personalmente, mia povera Madeleine, devi aver passato dei ben brutti momenti. Che incubo!Per me l’esodo è andato liscio. Alla dichiarazione di guerra avevo sistemato le mie figlie presso una vecchia domestica molto affezionata che le aveva allevate sin da piccole, che viveva in questo tranquillo paesino del Saône-et-Loire. Quanto a me, facevo la spola tra Issy-l’Évêque e Parigi. E così sono venuta a passare con loro la Pentecoste: 8 giorni di vacanza che si sono prolungati fino a ora! Mio marito, vedendo che le cose si mettevano male, non ha voluto che restassimo separati, e in giugno mi ha raggiunta. Ha impiegato tre giorni a percorrere un tragitto che, in tempi normali, si copre in poche ore. Due giorni dopo il suo passaggio, tutta la strada che aveva fatto è stata bombardata a tappeto. Ecco qua! Abitiamo come voi in un buco in aperta campagna, con gli stessi inconvenienti (noia mortale, isolamento), e gli stessi inestimabili benefici (riscaldamento e ottimo cibo). Ma voi avete un vantaggio: la comodità, mentre noi viviamo in una piccola locanda di paese, molto pulita ma niente di più... Mia figlia Élisabeth, che ha tre anni e mezzo, non sa che cosa sia l’acqua corrente, che cosa sia un ascensore, ecc. Peraltro, questo non la fa star male. La maggiore frequenta la scuola del paese. Ha solo undici anni, e per il momento può ancora andar bene, ma poi, se la situazione dovesse durare troppo, sarà buona soltanto a pascolarle vacche, e poiché purtroppo non ne possediamo...Cara Madeleine, adesso che ci siamo ritrovate spero che ci terremo in contatto e ci scambieremo informazioni e notizie. E un giorno, chissà, forse ci ritroveremo a Parigi... Ti sembra un sogno irrealizzabile? Sono felice di sapere che René e i tuoi genitori stanno bene. Trovo che tuo padre dia prova di grande coraggio restando a Lumbres. Del resto, la cosa non mi stupisce: è proprio il classico francese di sani princìpi, è così che lo ricordo. Auguro a tutti voi un felice e sereno Natale.Molto affettuosamente tuaIrène Némirovsky
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