Corriere della Sera, 10 novembre 2023
C’è un’Italia «Inedita» di voci, luoghi e parole
I libri belli e importanti non solo raccontano una storia, ma hanno sempre una loro storia. Si potrebbero scrivere romanzi avvincenti dedicati al modo in cui grandi opere videro la luce, dai Promessi Sposi ai Miserabili all’Ulisse di Joyce. Ma una bella origine non tocca solo alle grandi opere. Oggi, a Milano, avrà luogo la presentazione di un piccolo libro che, nella sua umiltà, ha molte cose da raccontare. S’intitola Inedita (Edizioni Ares) e raccoglie dodici racconti di dodici nuovi autori di cui certamente sentiremo parlare. Non si tratta però di una semplice antologia di giovani autori, ma di un progetto specialissimo che tante cose ha da dire su questa nostra Italia, così piena di meraviglie che tanta parte di esse finisce per essere quasi dimenticata. Inedita infatti prima di diventare un libro è stato un festival all’interno di «Bg-Bs Capitali della cultura». Dodici luoghi celebri (castelli, ville, residenze storiche) disseminati tra le due province chiedevano un po’ di luce, di attenzione. Per questo io e alcuni amici scrittori (Alessandro Baricco, Marco Balzano, Raul Montanari, Gianni Biondillo) tutti impegnati in scuole di scrittura (Holden, Belleville, Master Artiracconto Iulm) abbiamo messo insieme una squadra di nuovi autori che andassero sui luoghi e ne traessero dei racconti ispirati ad essi da far leggere in pubblico ad attori importanti. Per l’occasione si sono mossi personaggi come Giacomo Poretti, Alessio Boni, Lella Costa, Arianna Scommegna, i Pinguini Tattici Nucleari, Omar Pedrini e altri. Il successo è stato strepitoso, e oggi di questo successo rimane il libro, che raccoglie i testi di queste nuove voci della narrativa italiana. Due sono i grandi temi che il libro pone all’attenzione di tutti. Il primo riguarda la valorizzazione di un patrimonio culturale esagerato. L’Italia paga il prezzo di un passato quasi insostenibile in termini di genio ma anche di varietà. Luoghi pressoché ignorati da noi, in qualsiasi altro Paese godrebbero di visite guidate, pubblicazioni, indicazioni stradali e molto altro. Per accendere un po’ di luce su questi capolavori nascosti cosa c’era di meglio – fatte salve le ricerche storiche, gli studi specialistici, le conferenze – che mettere a confronto, qui e ora, un passato glorioso con la voce di chi è destinato, negli anni a venire, a parlare di noi e della nostra vita? Il libro è una vivacissima raccolta di narrazioni dove questi luoghi rivivono in modo imprevedibile. La fantasia degli autori ha potuto fare quello che non è possibile a una dotta trattazione, ridare vita a una storia bella e dimenticata. C’è poi l’altro tema interessante, che riguarda le scuole di scrittura. Mezzo secolo fa è probabile che non ci fosse bisogno di queste scuole, perché tutto era scuola, dalla scuola propriamente detta alla famiglia, dal lavoro al tempo libero. Imparare era una condizione permanente, come è sempre accaduto là dove l’uomo aveva a che fare con le grandi visioni del mondo e con un’idea del destino – religiosa o no, politica o no -. La cultura è sempre nata dal confronto di un uomo con una grande visione della realtà. Nel tempo presente queste grandi idee si sono impoverite, frantumandosi in una miriade di opzioni tutte simili, e con esse si è impoverito quell’invito a imparare da tutto, che è stato un dato antropologico comune ed essenziale. Le università producono molti specialisti, ma pochi uomini di cultura, i maestri scarseggiano: ma proprio questo dato rende ragione dell’esistenza di qualcosa come le scuole di scrittura. Quali che siano i programmi, esse rispondono con generosità a un bisogno di maestri, capaci di trasformare un sogno o un’ambizione in un lavoro capace di dar voce a quel grumo di non-detto e di non-pensato che preme in noi e urge di uscire alla luce. Gli autori del sorprendente libretto Inedita si chiamano Carlotta Balestrieri, Lea Violetta Ferrari, Matteo Bonfiglioli, Mirfet Piccolo, Livia Iannotta, Bianca Montanaro, Riccardo Orazzini, Fabienne Agliardi, Noela Ballerio, Fabio Rodda, Fosca Salmaso e Francesco Meola. Di qualcuno di loro – per esempio Fabienne Agliardi – si sta già parlando molto. Nessuno dei loro maestri si è accontentato di dire «Fai così, fai cosà». Li hanno accompagnati in un cammino spesso imprevedibile anche per chi insegna, restituendo vita a un’attitudine profonda che, in altri tempi, era stata così normale da permettere a chi aveva fatto solo le elementari di parlare con competenza anche di Manzoni, Hugo e Flaubert, e di conoscere Dante a memoria.