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 2023  novembre 10 Venerdì calendario

Marito e moglie incarcerati per aver soccorso gli ebrei, ora nel Giardino dei Giusti

La guerra ha le idee chiare. Ci guarda dritto negli occhi e ci chiama per nome. E gli eroi non sono quelli che combattono ma quelli che ci salvano. Era così anche nella Milano del 1944. Quando schierarsi non era (solo) una scelta politica. Ma mettere un argine al disumano. A costo di farsi travolgere da forze oscure. Con il rischio di perdere tutto, persino la reputazione e la rispettabilità.
Carla e Guido venivano prima del loro cognome alto borghese. Erano prima di tutto una donna e un uomo che non potevano non stare insieme per tutta la vita. Erano più che una moglie e un marito. Si erano conosciuti a Gressoney nel 1912. Una vita insieme. E forse era stato proprio quell’amore straripante a infondere loro la forza per infrangere il muro dell’odio e del tradimento.
Carla Tosi e Guido Ucelli di Nemi sono i protagonisti del nuovo libro di Ugo Savoia Dalla parte giusta, edito da Neri Pozza. Lei è la figlia di una dinastia di industriali, i proprietari della Franco Tosi di Legnano, una delle storiche fabbriche del nordovest milanese. Lui è un ingegnere. Professione prestigiosa, ma non al punto da spianargli la strada verso l’altare insieme a Carla. Un fidanzamento non osteggiato, ma ostacolato in qualche modo. Una Tosi si meritava di più. Non sapevano ancora che si era scelta il meglio.
Erano di quelle coppie che capisci subito che sono fatti l’uno per l’altra. Arrivano i figli, cloni perfetti dei genitori, e una bella casa. Che accoglie amici che amano la cultura. La musica e le arti. Casa Ucelli diventa l’epicentro dei salotti milanesi dove essere invitati non significa appartenere ad un club ristretto e un tantino snob. Si incontrano menti brillanti, aperte e generose. Si dibatte, ci si confronta su un’Italia che ha preso una piega pericolosa. L’ingegner Ucelli è un innovatore anche nel mondo dell’impresa. L’azienda Riva è all’avanguardia anche e forse, soprattutto, per il rapporto che si crea tra i proprietari e i dipendenti. Qualcosa che anticipa gli esperimenti e l’approccio a un nuovo modo di fare impresa che caratterizzerà Adriano Olivetti.
Carla e Guido sono senza pregiudizi anche riguardo alle imposizioni del regime. Nell’azienda che dirige Guido, la Riva, uno dei più stretti collaboratori è un ebreo. E quando verranno emanate le leggi razziali del 1938, Guido Ucelli scriverà anche al Duce per perorare la causa del suo braccio destro. Senza paura di venire additato come un nemico del fascismo e anti-italiano, come inevitabilmente avverrà di lì a qualche anno. Sfiderà il rischio in vista di un bene più prezioso. Una scelta sempre condivisa, anzi addirittura appoggiata dalla moglie Carla. Un sostegno che si rivelerà decisivo quando il Paese sprofonderà nelle tenebre di una notte che sembrerà senza fine.
Generosità
Ospitano i perseguitati
e li aiutano a espatriare: non voltano la faccia
di fronte alle angherie
Quando la guerra entra nella sua fase più aspra, Carla e Guido sanno subito da che parte stare. Milano è cambiata, basta un niente per finire nella lista nera. Pullulano i delatori, pronti a venderti per un borsalino alla moda. Si diffida anche degli amici e si misurano le parole. Il coraggio è un lusso di chi tiene in poco conto la propria vita. Gli Ucelli non sono degli eroi e neanche dei pericolosi sovvertitori dell’ordine. Solo che non ce la fanno a voltare la faccia davanti alle angherie e alle ingiustizie. Sfruttano la loro posizione di famiglia che conta per aiutare chi è finito nella tempesta. Li ospitano anche nella loro casa in Liguria, a Paraggi, sotto falso nome. Così riescono a tenere nascosta una coppia di ebrei fino al termine del conflitto. I figli di Carla e Guido sono già attivi nella Resistenza con le Fiamme Verdi. E collaborano con il leggendario don Barbareschi.
Una generosità che porterà a un tragico passo falso. Il tentativo di far espatriare in Svizzera i coniugi Minerbi, ebrei, finisce male. Il traghettatore verso la salvezza, un certo Binda, uno che teneva sempre lo sguardo basso (mai fidarsi di chi non ti guarda dritto negli occhi) invece che in terra elvetica li consegna alle SS. Ma non prima di farsi consegnare una lettera in cui ringraziano i propri salvatori a Milano. Una denuncia nero su bianco che porta la polizia fascista in casa Ucelli. La drammatica tappa successiva è il carcere di San Vittore. Carla e Guido vengono divisi e schedati come prigionieri politici. Peggio dei delinquenti comuni. Alla mercé degli aguzzini che non risparmiano botte e torture ai due. È la fase più dolorosa di tutta la vicenda. Il libro non risparmia le atrocità a cui sono sottoposti i due coniugi. Che resistono a tutti i tentativi dei nazisti di estorcere confessioni che porterebbero nel carcere altre persone. Emerge tutta la dignità di Carla e Guido. Un coraggio che va al di là di una fierezza che non vuole farsi piegare. Un atteggiamento che colpisce e rende ancora più feroci le belve che hanno davanti. Il dolore più grande è la separazione fisica. Per loro due che si sentono davvero una cosa sola. Poi per Guido arriva la liberazione grazie a uno scambio di ostaggi. Ma uscire dal carcere con ancora Carla prigioniera non serve a niente. Corre voce che la donna verrà trasferita in un campo di concentramento in Germania. Un epilogo sventato quasi per miracolo.
Per il loro coraggio gli Ucelli avranno l’onore di essere inseriti nel Giardino dei Giusti.
Ugo Savoia tratteggia la loro storia con la sobrietà del cronista di razza. Una scrittura essenziale che non diventa mai asciutta. Un libro che è anche un documento accurato di quegli anni. Uno strumento per tenere sempre viva la memoria e alta la guardia contro il sopruso e la violenza.