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 2023  novembre 10 Venerdì calendario

Casa Da Ponte: Sangiuliano vuol tutelare la villa-bidone


Fermi tutti, abbiamo un problema. “Sui media si parla dei rapper, dei Måneskin, o Maneskot, non della vera cultura italiana” mentre è in vendita la villa di Lorenzo Da Ponte, l’abate, librettista di Mozart, nato a Vittorio Veneto: “Una vergogna”. Parole e musica del maestro Riccardo Muti, non nuovo a questi confronti tra cultura pop e cultura alta, pronunciate mercoledì alla Fondazione Prada a Milano. Parole che però stavolta sono rimbalzate molto rapidamente sui giornali locali, con un’amministrazione comunale che non vede l’ora di avere i soldi per rilanciare la figura del poeta lì nato ma poi spostatosi altrove, per morire negli Stati Uniti. E su cui poco dopo è arrivato il carico del sottosegretario del ministero della Cultura, Vittorio Sgarbi, non nuovo a offrire consigli pubblici al suo ministero: “La casa di Lorenzo Da Ponte impone un’attenzione da parte del ministero con un vincolo storico relazionale o l’acquisto diretto o in prelazione” in ogni caso, dice il sottosegretario “avendomi Muti segnalato la vicenda, mi muoverò per trovare una fondazione bancaria attenta alla musica che in nome del binomio Da Ponte/Mozart, acquisti l’edificio”.
Non basta, poche ore dopo ecco il comunicato del ministro Gennaro Sangiuliano, forse memore della polemica con Sgarbi, di pochi giorni prima, sul ventilato acquisto di un presunto disegno di Leonardo da Vinci, per 17 milioni, dalla Francia: “Chi sta al ministero della Cultura dev’essere competente o prudente”, aveva detto Sgarbi parlando del “modesto disegno che qualche cieco, se non malintenzionato, ha attribuito a Leonardo”. Date le sollecitazioni di Muti “ho dato immediatamente disposizioni agli uffici del ministero”, ha detto stavolta Sangiuliano, “di seguire la vicenda della vendita della casa di Da Ponte, a Vittorio Veneto, per accertare se sussistano i presupposti per l’esercizio del diritto di prelazione da parte dello Stato”.
Possiamo anticiparlo: è probabile che i presupposti per comprarla sussistano. Perché nonostante il legittimo allarme del maestro Muti, la casa natale di Lorenzo Da Ponte è in vendita da diversi anni e non trova un compratore: il primo allarme sulla vendita risale al 2020. Trattasi di una villetta a schiera di 300 mq, nel centro di Vittorio Veneto, con interni datati agli anni 50-60, apparentemente anonima, con alla base quello che, scrive Il Gazzettino, fu negozio di scarpe, chiuso da decenni. Costa 132 mila euro ma, come spiega l’agenzia “il tutto richiede un intervento ristrutturativo per riportare il palazzo al suo splendore e renderlo nuovamente una dimora di prestigio”.
In effetti il legame con il librettista, ma pure la datazione originaria al XVII secolo – di cui rimangono, forse, i muri perimetrali –, è invisibile all’occhio non esperto, e riscoperto solo in anni recenti dall’architetto Sergio De Nardi, attraverso mappe catastali e documenti d’epoca. Da tempo De Nardi cerca di porre l’attenzione sull’immobile, in vendita da ben prima che fosse riconosciuto come casa natale del librettista. Con fortune finora alterne: la pagina facebook nata per sostenere l’acquisto pubblico conta 43 follower. E il Comune finora ha desistito, troppi i fondi richiesti. D’altronde, la famiglia proprietaria vuole anche 189 mila euro per un lotto edificabile dietro la villetta, che non ha mai trovato.
E poi nel pacchetto c’è un casale da 90 mila euro, anche questo completamente da ristrutturare: “Una vera opportunità per ottenere una casa con giardino in centro città” giura l’agenzia. E poi servirebbe, soprattutto, qualche milione in più per riportare il tutto all’aspetto, presunto, che poteva avere nel XVIII secolo, quando Lorenzo Da Ponte vi nacque nel 1749. Ma per un ministero in cerca di annunci, e impantanato in una promessa di acquisto di Villa Verdi a Sant’Agata (Piacenza) – situazione del tutto diversa, con interni e impianto d’epoca, e richiesta economica multimilionaria –, già fatta al pubblico e a Riccardo Muti stesso, una casa natale a prezzo di favore può diventare un’occasione da non perdere. Al negozio di scarpe e agli interni post boom economico si potrà pensare in un secondo momento.