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 2023  novembre 09 Giovedì calendario

1. FIATO ALLE TROMBETTE, LA BATTAGLIA DI VIALE MAZZINI È INIZIATA! E’ SALTATO L’INCIUCIO TRA L’ARDITO DEL COLLE OPPIO GIAMPAOLO ROSSI E IL PIDDINO TRASVERSALE MARIO ORFEO - PESSIMO SEGNALE PER IL FUTURO DI TELE-MELONI SE IL MULTIFORME ORFEO SI ALLEA CON L’ETERNO BUONSENSO DEMOCRISTIANO DELL’AD ROBERTO SERGIO - AD ORFEO È BASTATO UN DISASTROSO PINO INSEGNO PER CAPIRE CHE ROSSI È DESTINATO A SBATTERE. E LA DUCETTA SBUFFA: MA ‘STO ROSSI NON È QUELLO CHE DOVEVA RIVOLTARE LA RAI COME UN CALZINO?  2. NELLA LOTTA PER IL POTERE TRA IL MELONCINO ROSSI E SERGIO (SOSTENUTO DA SALVINI), RONZA BRUNO VESPA, GRAN VISIR RAI, TEMUTISSIMO DA TUTTI, CONSIGLIERE ASCOLTATISSIMO DELLA DUCETTA (VEDI LA STRISCIA DOPO IL TG). AMORE CHE BRU-NEO RICAMBIA DANDO ALLE STAMPE UN LIBRO CHE FA IMPALLIDIRE QUELLO DI SALLUSTI PER MELONISMO. (IERI VESPA SI E’ SUPERATO CON UN DOPPIO FAZZOLARI: PRIMA A ‘CINQUE MINUTI’, POI SU ‘PORTA A PORTA’) 

A differenza di Mediaset, inventata da Silvio Berlusconi solo per fare soldi a colpi di spot, la Rai, da sempre, è la cartina di tornasole del potere romano. Tutto ciò che succede a viale Mazzini oggi, prefigura il potere di domani.  Lunedì 6 novembre 2023 si è vista a Roma una bombastica congiuntura di eventi che ha costretto dirigenti e volti Rai a dividere la propria partecipazione a seconda degli interessi personali, professionali o politici che fossero.

“E’ iniziata la guerra nella Rai? L’amministratore delegato, l’ex democristiano Roberto Sergio, contro il direttore generale meloniano Giampaolo Rossi?”, si è domandato ieri Salvatore Merlo su “il Foglio”.

E ha così proseguito: “Sarebbe bastato, lunedì sera, osservare chi andava alla presentazione del libro di Angelo Mellone, direttore del Day time Rai e una vita da intellettuale di destra, e chi invece quasi allo stesso orario ma in un altro luogo della capitale è andato alla presentazione del film di Roberto D’Agostino prodotto dalla Rai, per avere quasi conferma – come si suol dire: plastica – di questa sensazione. Com’è noto questi piccoli grandi eventi di presenzialismo romano “parlano”.

Ecco come “parlano”, secondo Merlo: “Da una parte, quella di Mellone, ecco la Rai degli arditi meloniani, diciamo, i direttori e i capistruttura del dg Rossi. Tutti.

Mentre da D’Agostino ecco l’eternità del potere Rai, l’altro spicchio dell’azienda, quello che sostiene l’ad Sergio, all’incirca da Mario Orfeo a Paolo Del Brocco, nomi quasi sconosciuti al grande pubblico, eppure importantissimi. Gli eterni, anzi gli highlander: gli immortali”.

Ma, sempre in tale fantasmagorico lunedì romano, brillava un altro evento: al cinema Barberini veniva presentato il docufilm ‘Enigma Rol’ di Anselma Dall'Olio, compagna di Giuliano Ferrara, prodotto da Francesca Verdini, compagna di Matteo Salvini.

Oltre al fior fiore di notabili leghisti, si sono scapicollati Myrta Merlino con Marco Tardelli, Claudio Cerasa, Francesco Storace, Gian Marco Chiocci, Monica Setta, il direttore della distribuzione Rai Stefano Coletta scortato da Serena Bortone, l'attrice Pilar Fogliati e l'ex dg Rai Agostino Saccà, co-produttore di ‘Enigma Rol’.

Al reading del baldo Mellone, era stato precettato praticamente tutto il daytime Rai: Tiberio Timperi, Eleonora Daniele, Beppe Convertini, Ingrid Muccitelli con il compagno ex dg Rai Mauro Masi, Anna Falchi, Mara Venier in compagnia di Alberto Matano e della consigliera di amministrazione Rai in quota Forza Italia Simona Agnes, Vira Carbone (mentre il marito ex Dc e Pd Renzo Lusetti era da Dago), Marco Liorni, Carolina Rey, Massimiliano Ossini, Fausto Brizzi, Alba Parietti e così via.

Tra Rossella Brescia e Valeria Marini, Anna Falchi e Adriana Volpe, ha fatto capolino anche il prezzemolino meloniano Italo Bocchino, ma su tutti spiccava il capoccione dell'agente Lucio Presta, gran responsabile del disastroso trasloco della Merlino a Canale5. Il vignettista Osho alias Federico Palmaroli, cocco di Giorgia Meloni e ora arruolato in Rai, ha preferito, nel dubbio, puntare su due tavoli e presenziare sia da Dago sia da direttore dell'Intrattenimento Day Time.

Dago & Giusti hanno risposto a Mellone-Rossi e Verdini-Salvini schierando in platea, oltre alla trio meravigliao Sergio-Orfeo-Del Brocco, la leghista sottosegretario ai Beni Culturali Lucia Borgonzoni, Corrado Formigli e Vittorio Zincone, Lirio Abbate, Francesca Fagnani, Emiliano Fittipaldi, Marco Damilano, Nunzia de Girolamo, Barbara Carfagna, Davide Desario, Virman Cusenza e Fabrizio Palermo, Giancarlo Dotto e Mirella Serri, Andrea Occhipinti e Riccardo Tozzi, Paolo Repetti e Antonio Gnoli, Paolo Cirino Pomicino, Salvo Nastasi, Federica Lucisano, Fulvio Abbate, etc.

A seconda della scelta di campo effettuata dai volti Rai in questo "triangolo delle Bermude" di eventi romani, gli “addetti ai livori’’ si sono subito scatenati per individuare chi veleggerà a gonfie vele, chi si manterrà a galla e chi invece affonderà nel gorgo della disgrazia a Viale Mazzini nel futuro. Il segnale politico più clamoroso è rappresentato dalla visione di Mario Orfeo a braccetto con Roberto Sergio.

Traduzione: l’inciucio tra il meloniano Giampaolo Rossi, direttore generale destinato a giugno 2024 a prendere la poltrona di Ad al posto di Sergio, e il piddino trasversale Mario Orfeo è saltato. Un segnale pessimo per il futuro di Tele-Meloni se l’ex direttore generale in quota Renzi, oggi riconfermato alla guida del Tg3, definito da Merlo “gran visir della Rai”, rompe con Rossi e si allea con l’eterno buonsenso democristiano e trasversale di Sergio.

A Orfeo, rapido e invincibile come un sommergibile, sono bastati pochi mesi per capire che Rossi, ardito pretoriano che prende ordini dalla Ducetta e dal suo “genio” Fazzolari, è destinato a sbattere. Tutta la sua programmazione si sta rivelando un fallimento di share, a partire dal “melonissimo” Pino Insegno che vede vacillare lo sbarco su Rai1 al posto di Insinna alla conduzione de “L’eredità”, dopo il disastro di ascolti su Rai2. E Meloni comincia a sbuffare: ma ‘sto Rossi non è quello che doveva rivoltare la Rai come un calzino?

Dopo la débacle di Insegno, Guaccero, De Girolamo, Balivo, gli inserzionisti vogliono già rivedere i contratti pubblicitari sottoscritti con una Rai che dal prossimo anno si ritroverà con 450 milioni in meno per la riduzione del canone da 90 a 70 euro. Un pesante “taglio” per il bilancio di viale Mazzini che per il 2024 sarà rimpiazzato dalla cosiddetta fiscalità generale.

Ma in futuro è facile immaginare, dato il deficit enorme di bilancio dello Stato, che venga alzato il tetto pubblicitario di viale Mazzini, tutto a scapito dei ricavi di Mediaset, La7 e Discovery. Il terribile "partito azienda" Rai è subito sceso in campo contro Rossi che doveva vigilare sulla sopravvivenza del baraccone catodico di Stato ed invece ha chinato il capino alla Sora Meloni che, a sua volta, ha dovuto acconsentire a un Matteo Salvini ormai posseduto dalla smania di ritrovare il consenso perduto dalla Lega.

Dimenticando così, la tapina bionda, cosa è successo quando ha reso durante il suo primo anno di Palazzo Chigi del tutto irrilevante il suo alleato di governo, Forza Italia, dalla nomina della presidenza del Senato alla tassa sugli extraprofitti di banca Mediolanum, con gli eredi di Silvio che hanno aperto il frigo-bar di Antonio Ricci facendo strisciare i fuorionda su Giambruno (e si vocifera che ce ne sia un altro nel quale il bonazzo col ciuffo coinvolgerebbe anche la ex compagna).

Nella lotta per il potere tra Rossi e Sergio, occorre non dimenticare il ruolo di Bruno Vespa, per anzianità sul campo il primo gran visir Rai, temutissimo da tutti, consigliere ascoltatissimo della Ducetta (vedi la concessione al volo della striscia dopo il Tg), convintissimo che il suo governo resterà in piedi per cinque anni al punto di aver dato alle stampe un libro che fa impallidire quello di Sallusti per il suo melonismo senza limitismo. 

Ieri, per esempio, è andato in onda un “Prendi uno e vedi due”. Vespa ha sparato un doppio Fazzolari su Rai1. Prima a  ‘Cinque minuti’ e poi su ‘Porta a Porta’, tutti addivanati ad ascoltare il braccio (estremo) destro di ‘’Io so’ Giorgia’’, filosofo da Sommacampagna detto 'Spugna'.

Chiudiamo con la previsione del fogliante Salvatore Merlo: “Giorgia Meloni vorrebbe completare il quadro nominando Rossi, ma persino la Lega si agita e già lascia intendere di avere cattive intenzioni: veti e ostruzionismo, pane per Matteo Salvini. Che sostiene Sergio. A quel punto la premier che farà?”. Fiato alle trombette, la battaglia di Viale Mazzini è iniziata…