la Repubblica, 8 novembre 2023
I positivi gentili
C’è in giro parecchio Covid. Il ministero della Salute pubblica un bollettino settimanale nel quale si legge che nelle ultime due settimane sono morti per Covid 196 e 148 italiani.
Dai giorni del massimo allarme mondiale e dell’informazione martellante, dell’ansia collettiva e delle misure restrittive quotidianamente snocciolate da istituzioni e media, molta acqua è passata sotto i ponti.
La malattia si è stabilizzata, il vaccino ha fatto da argine, le cure sono molto migliorate. Dal panico si è passati a una convivenza vigile con il virus. I virologi non sono più star televisive e i No Vax sono passati ad altri capitoli della lotta contro il “pensiero mainstream”: il catalogo è vasto, vanno comunque forte QAnon e Putin.
Ma la malattia è ancora in mezzo a noi e miete ancora vittime. Che dal clamore parossistico dei primi mesi si sia passati al silenzio tombale di adesso, non stupisce: è la conferma di un Paese che fatica sempre a trovare misura, o addirittura evita accuratamente di farlo. Dalla “dittatura sanitaria” al “me ne frego” sanitario il passo è stato breve.
Per la destra frescona parlare di Covid è proprio contro-natura. La gravità delle cose – di ogni cosa – è affare della “sinistra triste”, per essere veri patrioti bisogna stare allegri. E con l’allegria al governo, che senso ha parlare ancora di Covid? Così ci si arrangia.
Con le mascherine, con la promiscuità, con la quarantena, ognuno si regola secondo coscienza o incoscienza. Qualcuno, se positivo, ancora si prende la briga di telefonare ai compagni di cena della sera prima per avvertirli. Forse è un comunista menagramo, forse è solo gentile.